Roberto Benigni è salito sul palco dell’Ariston per impartire una “lezione” sulla Costituzione che, a suo dire, è una “opera d’arte”. Stiamo parlando del documento che come valore fondante non mette l’identità cristiana dell’Italia ma il lavoro che tra l’altro il sistema ha persino abolito.
Benigni poi parla dei Paesi dove gli oppositori vengono incarcerati e perseguitati. Forse piuttosto che guardare in casa d’altri, Benigni avrebbe dovuto guardare nella nostra. Era qui, e non in Russia, che si arrestavano le persone perché non avevano la mascherina. Era qui, e non in Russia, che non si poteva uscire di casa rinchiusi agli arresti domiciliari. Era qui, e non in Russia, che non si poteva entrare al lavoro senza vaccino.
E tutto questo è avvenuto con la Costituzione “perfetta” di cui parla Benigni e sotto di lui, in platea, c’era il garante della carta che in teoria avrebbe dovuto respingere tutte le derive autoritarie degli anni passati e invece le ha firmate tutte.
Siamo finiti nella peggiore dittatura della storia non con il fascismo ma con la Costituzione liberal-democratica. È una verità che troppi hanno compreso e che sta portando il popolo ad una irreversibile crisi di rigetto di questa ipocrisia.
Cesare Sacchetti -Telegram