Sapete cos’è che non va? Che seguitiamo a chiamare questa cosa “politica”. Prima una legge elettorale che avrebbe certamente condotto all’ingovernabilità, o quantomeno all’ingovernabilità “politica” del Paese. Lo si sapeva dapprima, la si è voluta apposta.
Poi le finte alleanze impossibili, ma davvero impossibili, come il diventare adulto del barone rampante. E dunque tutto questo camminare sui rami delle ipotesi ombrose che si levano variamente dai due segretari vittoriosi, Lugi Di Maio e Matteo Salvini, che poi tanto vittoriosi non sono.
E dunque i due giri di consultazione della prima donna Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati da Rovigo, Ruig, la città delle rose e degli Achei, e delle genti disiose «che ’l mar si turbi e sieno i venti atroci». Perché non so. Perché lo dice Ariosto, punto e basta.
E così pure Maria Elisabetta, nel suo abitino tre pezzi blu portafortuna, convoca le delegazioni di pentastellati e centrodestra senza granché saperne la ragione. Perché lo dice Mattarella, punto e basta.
Il tutto sotto i mirabili affreschi dello Zuccari narranti la vita di Salomone e le quattro virtù che gli si attagliano: Religione, Industria, Vigilanza. Eloquenza, che se solo ce ne fosse una dentro una qualche testa lì di sotto la speranza in qualcosa di buono sarebbe fondata.
Ma di sotto c’è solo quel che ha da poco detto Salvini e quel che a brevissimo dirà Di Maio.
Salvini: «Ieri siamo usciti di qui con gli schiaffoni, se oggi usciamo con i sorrisi metà dell’opera è fatta, il resto lo facciamo la prossima settimana. Speriamo che oggi sia il giorno buono: confidiamo che si possa fare un governo di chi ha vinto le elezioni. Se cadono i veti, se cadono i “no” si può iniziare a lavorare».
Ma i veti dei pentastellati non possono cadere perché ne sono la loro stessa identità. Il «no tu no», quello che impedisce di andare «tutti allo zoo comunale per vedere come stanno le bestie feroci» come nella canzone di Jannacci.
E 10 milioni e 700 mila italiani alle ultime politiche hanno chiamato questa cosa “nuovo”. Il pensarsi migliore degli altri indimostratamente. Punto e basta. Ma il punto e basta e la spocchia non sono il nuovo, sono il vizio politico più antico del mondo.
E gli altri, il centrodestra, incapaci di cogliere che il popolo lo si trascina con un’ideologia forte e coerente, e non col dagli agli immigrati e spara al ladro in cantina.
Che si chiami questo niente “politica” è la colpa più grave. Che si commette per horror vacui, il terrore di vedere il vuoto sottostante.
Edoardo Varini