Boris Bondarev, consigliere russo alle Nazioni Unite a Ginevra, si è dimesso in polemica con Putin per l’invasione dell’Ucraina. Nel Donbass Mosca avanza: i fronti caldi sono ora le città di Severodonetsk, cruciale perché punto di snodo con Lugansk e Mikolayv, dove gli ucraini denunciano l’uso di bombe a grappolo.
Mentre a Kiev è stato condannato all’ergastolo il militare 21enne russo che si è dichiarato colpevole dell’uccisione a sangue freddo di un civile nelle prime settimane di guerra, da Mosca viene nuovamente smentita l’ipotesi di uno scambio di prigionieri tra gli esponenti del battaglione Azov e l’oligarca filo-russo Medvedchuk (agli arresti a Kiev).
L’agenzia russa Interfax dice che per i militari ucraini si terrà un processo a Mariupol. Dopo la presa della città e la concentrazione del conflitto in Donbass, le condizioni sul terreno stanno mettendo Zelensky di fronte a un bivio: continuare a combattere secondo la linea intransigente oppure cominciare una trattativa con i russi, col rischio di mutilazioni territoriali.
Quali sono le intenzioni del presidente ucraino e le posizioni delle forze che lo sostengono? Un segnale è arrivato anche dagli Stati Uniti. Biden, dal Giappone dove è volato per un vertice con Australia e India, ha ricordato al mondo che il vero interesse strategico americano è nel Pacifico, nello scontro con la Cina. Il presidente Usa ha minacciato un intervento militare in caso di invasione di Taiwan (parole dure che secondo i media Usa hanno stupito anche il suo entourage).
Il capo del Pentagono Austin ha annunciato che 20 Paesi sono pronti a inviare altre armi a Kiev.
FONTE: il fatto