“…Questa non è una guerra con l’Ucraina. È un confronto con il globalismo come fenomeno planetario integrale. È un confronto a tutti i livelli – geopolitico e ideologico. La Russia rifiuta tutto nel globalismo – unipolarismo, atlantismo, da un lato, e liberalismo, anti-tradizione, tecnocrazia, Grande Reset in una parola, dall’altro. È chiaro che tutti i leader europei fanno parte dell’élite liberale atlantista.
E noi siamo in guerra esattamente con questo. Da qui la loro legittima reazione. La Russia viene ormai esclusa dalle reti globaliste. Non ha più una scelta: o costruire il suo mondo o scomparire. La Russia ha stabilito un percorso per costruire il suo mondo, la sua civiltà. E ora il primo passo è stato fatto. Ma sovrano di fronte al globalismo può essere solo un grande spazio, un continente-stato, una civiltà-stato. Nessun paese può resistere a lungo a una completa disconnessione.
La Russia sta creando un campo di resistenza globale. La sua vittoria sarebbe una vittoria per tutte le forze alternative, sia di destra che di sinistra, e per tutti i popoli. Stiamo, come sempre, iniziando i processi più difficili e pericolosi.
Ma quando vinciamo, tutti ne approfittano. È così che deve essere. Stiamo creando i presupposti per una vera multipolarità. E quelli che sono pronti ad ucciderci ora saranno i primi ad approfittare della nostra impresa domani. Scrivo quasi sempre cose che poi si avverano. Anche questo si avvererà”………….
E ancora: “ Cosa significa per la Russia rompere con l’Occidente? È la salvezza. L’Occidente moderno, dove trionfano i Rothschild, Soros, Schwab, Bill Gates e Zuckerberg, è la cosa più disgustosa della storia del mondo. Non è più l’Occidente della cultura mediterranea greco-romana, né il Medioevo cristiano, e nemmeno il ventesimo secolo violento e contraddittorio. È un cimitero di rifiuti tossici della civiltà, è anti-civilizzazione. E quanto prima e più completamente la Russia se ne stacca, tanto prima ritorna alle sue radici. A cosa? Cristiano, greco-romano, mediterraneo… – Europeo… Cioè, alle radici comuni al vero Occidente. Queste radici – le loro! – l’Occidente moderno le ha tagliati fuori. E sono rimaste in Russia.
Solo ora l’Eurasia sta alzando la testa. Solo ora il liberalismo in Russia sta perdendo il terreno sotto i piedi.
La Russia non è l’Europa occidentale. La Russia ha seguito i greci, Bisanzio e il cristianesimo orientale. E sta ancora seguendo questa strada. Sì, con zigzag e deviazioni. A volte in vicoli ciechi. Ma si sta muovendo.
La Russia è sorta per difendere i valori della Tradizione contro il mondo moderno. È proprio quella “rivolta contro il mondo moderno”. Non hai imparato?
E l’Europa deve rompere con l’Occidente, e anche gli Stati Uniti devono seguire coloro che rifiutano il globalismo. E allora tutti capiranno il significato della moderna guerra in Ucraina.
Molte persone in Ucraina lo capivano. Ma la terribile propaganda rabbiosa liberal-nazista non ha lasciato nulla di intentato nella mente degli ucraini. Torneranno in sé e combatteranno insieme a noi per il regno della luce, per la tradizione e una vera identità cristiana europea. Gli ucraini sono nostri fratelli. Lo erano, lo sono e lo saranno.
La rottura con l’Occidente non è una rottura con l’Europa. È una rottura con la morte, la degenerazione e il suicidio. È la chiave del recupero. E l’Europa stessa – i popoli europei – dovrebbero seguire il nostro esempio: rovesciare la giunta globalista antinazionale. E costruire una vera casa europea, un palazzo europeo, una cattedrale europea”.
Chi è Alexsandr DUGIN
Aleksandr Gel’evič Dugin è un politologo e filosofo russo. Dugin ritiene di sviluppare il pensiero di Martin Heidegger, specialmente il concetto geofilosofico del Dasein, come centro al contempo … Wikipedia
Nascita: 7 gennaio 1962 (età 60 anni), Mosca, Russia
Lavora come giornalista dai primi anni Ottanta, diffondendo i suoi articoli clandestinamente. Nel 1988, insieme all’amico Gejdar Džema, si unisce al gruppo nazionalista anti-occidentale Pamjat. Negli anni della dissoluzione dell’Unione Sovietica si oppone prima a Michail Gorbačëv e poi a Boris El’cin, prendendo parte al “Fronte di Salvezza Nazionale”. Dopo la caduta dell’URSS collabora con Gennadij Zjuganov alla scrittura del programma politico del nuovo Partito Comunista della Federazione Russa.[3]
Nel 1993 fonda il Partito Nazional Bolscevicocon lo scrittore Eduard Limonov. Comincia a pubblicare il suo giornale, Elementy, sul quale loda l’ideologo neo-fascista e anti-atlantista Jean-François Thiriart. Negli anni seguenti celebra sia lo zarismo sia la prassi politica di Stalin, oltre a Julius Evola. Collabora anche con il settimanale Den (Il giorno), uno dei centri ideologici dell’anti-cosmopolitismo russo.[3]
Le differenze ideologiche con Limonov si fanno nel frattempo incolmabili e portano Dugin a uscire dal partito insieme ai militanti più accesamente nazionalisti. Si sposta in seguito ancora più a destra, con la fondazione di organizzazioni (dalla visibilità politica quasi inesistente) anti-liberali e anti-progressiste, tra le quali il Fronte Nazionale Bolscevico. Dopo la rottura con Limonov, nel 1998 si avvicina a Evgenij Primakov e, in seguito, alla cerchia di Vladimir Putin.[19]
Nel 2000 ha fondato un nuovo movimento, il Partito Politico Panrusso Eurasia, che nel 2003 è divenuto una ONG col nome di Movimento Internazionale Eurasiatista (Meždunarodnae Evrazijskoe Dviženie, MED). Ha insegnato all’Università statale di Mosca dal 2008 al 2014, mentre dal 2018 insegna all’Università Fudan di Shanghai.