Cina e Russia mandano agli Stati Uniti e all’Occidente il messaggio di un fronte comune contro l’allargamento della Nato, a poche ore dall’apertura dei Giochi Olimpici Invernali
Cina e Russia mandano agli Stati Uniti e all’Occidente il messaggio di un fronte comune contro l’allargamento della Nato, a poche ore dall’apertura dei Giochi Olimpici Invernali, ed estendono la cooperazione sul gas, con un nuovo accordo che porterà in Cina dieci miliardi di metri cubi di gas russo all’anno. Le Olimpiadi Invernali di Pechino si inseriscono in un panorama sempre più “complesso”, segnato da una frattura sempre più evidente tra Mosca e Pechino con l’Occidente, con cui Mosca è oggi ai ferri corti per la crisi in Ucraina, e che Pechino critica per l’imposizione di standard su democrazia e rispetto dei diritti umani.
I Giochi che il presidente cinese, Xi Jinping, apre oggi vedono l’assenza dei leader occidentali che hanno scelto di boicottare diplomaticamente l’evento sportivo: a pesare sulla scelta di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Paesi Bassi, Danimarca e altri sono le violazioni dei diritti umani commesse dal governo cinese nello Xinjiang, la regione autonoma dove vivono gli uiguri, circa un milione dei quali si ritiene siano rinchiusi in centri di detenzione di massa.
Le ripetute smentite di Pechino, che ha sempre respinto al mittente le critiche, non sono servite a placare gli attivisti che già dallo scorso anno hanno chiesto il boicottaggio dei Giochi, i secondi ospitati da Pechino, prima città al mondo a fare da palcoscenico sia alle Olimpiadi estive (nel 2008) che quelle invernali, al via oggi. Ospite di riguardo tra gli oltre venti capi di Stato e di governo presenti a Pechino, è Vladimir Putin, che con Xi ha rinnovato l’intesa nel primo incontro di persona tra i due leader dal 2020 e il 38esimo tra i due, da quando Xi è diventato presidente cinese, nel marzo 2013.
L’arrivo a Pechino del presidente russo pone fine a oltre due anni di meeting virtuali di Xi con i leader stranieri, dettati dall’emergenza sanitaria e, soprattutto, dalla rigida politica di “contagi zero” messa in atto dalla Cina. Putin ha definito Xi un “buon amico” e soprattutto un politico con cui ha “fondamentalmente le stesse opinioni” sui problemi mondiali: per iscritto, Putin ha poi avanzato la proposta di contrastare insieme gli “effetti negativi” delle sanzioni unilaterali degli Usa, e di incrementare gli scambi tra Cina e Russia nelle rispettive valute.
La sintonia sul piano politico è emersa anche dalle parole di Xi, che oggi ha sottolineato la necessità di un “coordinamento strategico” tra Cina e Russia per rispondere alle interferenze straniere e alle minacce alla sicurezza regionale. Ancora più chiari risultano i termini utilizzati nel comunicato congiunto, diffuso dal Cremlino, in cui Cina e Russia chiedono uno stop all’espansione della Nato, e criticano l’influenza “negativa” degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, area estremamente sensibile per la Cina.
La Russia, inoltre, manifesta “pieno supporto” alla Cina sulla questione di Taiwan, che Pechino rivendica come parte del proprio territorio nazionale, e dichiara di opporsi a ogni forma di indipendenza dell’isola. “Non ci sono aree di cooperazione interdette”, precisa il comunicato, pur senza un riferimento specifico all’Ucraina.
Il progressivo allontanamento dall’Occidente di Russia e Cina passa anche attraverso le intese siglate oggi. Xi e Putin hanno raggiunto un accordo di trenta anni per le forniture di gas russo a Pechino, attraverso una nuova condotta che attraverserà l’estremo oriente russo. Il colosso russo Gazprom e il gigante degli idrocarburi di Pechino, Cnpc, hanno siglato l’intesa per dieci miliardi di metri cubi di gas all’anno in un accordo denominato in euro, con le prime consegne che dovrebbero cominciare nel giro di due o tre anni.
Già dal 2019 erano cominciate le consegne di gas russo alla Cina attraverso la condotta Power of Siberia, che passa attraverso l’estremo oriente russo, a cui si aggiungono le consegne di Lng (gas naturale liquefatto): in totale, nel 2021, le esportazioni di gas russo verso la Cina hanno raggiunto quota 16,5 miliardi di metri cubi, una cifra che rende la Cina un mercato sempre più appetibile, anche se in prospettiva, per Mosca.
Mentre si accendono i riflettori sui Giochi Olimpici Invernali, Pechino e Mosca rafforzano l’intesa anche tramite “posizioni coordinate” sulla crisi in Ucraina, sulla situazione in Afghanistan e sui test missilistici della Corea del Nord – definite ieri nell’incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, Wang Yi per la Cina e Sergei Lavrov per la Russia – in un nuovo avvicinamento che Washington osserva con crescente malumore.
Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha avvertito Mosca che una relazione più stretta con Pechino non riuscirà a compensare alle conseguenze di un’eventuale invasione dell’Ucraina, e come risultato potrebbe avere solo quello di ripercuotersi negativamente sull’economia russa. “Abbiamo una varietà di strumenti che possiamo dispiegare se vediamo gruppi stranieri, inclusi quelli in Cina, fare del loro meglio per evadere le azioni di controllo delle esportazioni Usa e aggirarle”, è stato il monito del portavoce della diplomazia Usa.
fonte:www.agi.it