“La pandemia non è finita”, ha detto oggi Mario Draghi. E fin qui, possiamo essere anche tutti d’accordo: nel nostro Paese, la circolazione del virus si è molto ridotta e, per fortuna, la pressione sugli ospedali è praticamente azzerata. Tuttavia, esistono ancora diverse incognite, legate alla velocità e pervasività della campagna di vaccinazioni e alla diffusione delle varianti.
Ciò che ha fatto scattare in noi un campanello d’allarme non è certo il monito sul futuro: che le conseguenze, soprattutto economiche, del Covid-19, dureranno diversi anni, non è certo difficile da immaginare. Il problema è quell’intermezzo, quella frasetta infilata tra due virgole, e che però Draghi, pronunciando il suo discorso, ha scandito talmente bene da portarci a pensare che fosse stata a lungo ponderata: “Se lo sarà”. Insomma, il premier sottolinea che c’è una concreta possibilità che la pandemia non finisca. Che l’emergenza sanitaria permanga.
Saremo complottisti, ma questa prospettiva ci sembra inquietante: andiamo verso una distopia, in cui le società liberali dell’Occidente si trasformano in collettivismi a sfondo salutista, caratterizzati da uno stato d’eccezione perenne, imposto dalla circolazione di un virus, il cui significato per le nostre esistenze verrà probabilmente ingigantito a bella posta? È a questo scenario che fa riferimento, in modo nemmeno troppo velato, Draghi?