Giuseppe Liturri ci segnala stamattina questo articolo del Financial Times. Da Bruxelles ormai minacciano senza peli sulla lingua. Qualcuno non aveva capito (o aveva fatto finta di capire) che Recovery Plan era sinonimo di osservanza delle famose “raccomandazioni Paese”, leggi riforme strutturali. Adesso Dombrovskis lo dice apertamente, con l’aria da caporale che lo contraddistingue:
“Il sistema che abbiamo messo in piedi è un sistema robusto, che garantirà un uso corretto di questo finanziamento dell’UE”, ha detto Dombrovskis […] Ha aggiunto che Bruxelles è pronta a sospendere i pagamenti se ci fossero segnali che un governo nazionale non sta realizzando riforme volte a migliorare la competitività o non incanalando il denaro direttamente in investimenti precedentemente concordati. “Ci sono criteri piuttosto rigidi”.
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In base ai termini dell’accordo raggiunto dai leader dell’UE lo scorso anno, l’accesso al denaro è legato all’impegno sulle riforme che coprono settori quali i sistemi pensionistici e di sicurezza sociale, il diritto del lavoro, l’ambiente imprenditoriale, la qualità della pubblica amministrazione e gli appalti pubblici. “Se alcune riforme si bloccano, se qualche progetto di investimento non sta andando avanti per qualsiasi motivo, questa parte del denaro non scorre”, ha detto Dombrovskis. “L’esborso di denaro è direttamente collegato al progresso delle riforme e degli investimenti”. […] “Inizialmente, con i piani di molti Stati membri, abbiamo visto che non c’era sufficiente attenzione alle riforme e che le raccomandazioni specifiche per paese non venivano indirizzate in misura soddisfacente”, ha detto Dombrovskis, aggiungendo che la situazione ora si è “evoluta”. (Fonte: Financial Times)
Insomma, il caporale Dombrovskis si vanta dell’efficacia del manganello. Del resto, era tutto scritto fin dall’inizio: bastava leggere i documenti fin dal luglio scorso. Solo che per 8 mesi i mainstream hanno voluto celebrare la grande vittoria di Giuseppi II tornato dalla battaglia di Bruxelles con in mano 209 miliardi di generose contribuzioni dell’UE e ricchi premi per le prime cento telefonate. Come per la vaccinazione, la verità non va mai raccontata a tutta insieme, ma a piccole dosi: bisogna dare il tempo al paziente di assuefarsi.
Ora fare due + due fa inesorabilmente quattro!
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