Il profilo di Trump è stato bannato da Twitter e da Facebook. E con lui, centinaia di account di giornalisti, opinionisti, avvocati, scrittori, artisti ecc. colpevoli di non essere allineati al verbo globalista.
Nel frattempo, l’app di Parler (nata e cresciuta come alternativa a Twitter) è stata tolta da Play Store, esclusa da Android e Apple.
L’attacco che in queste ore sta avvenendo contro la libertà di pensiero ci riporta ai giorni più bui delle dittature del secolo scorso.
Chi giustifica tutto questo con “sono aziende private e fanno ciò che vogliono”, non ha capito nulla o fa finta di non capire. Stiamo parlando di giganti che hanno in mano i dati di miliardi di persone. Stiamo parlando di colossi con una potenza finanziaria spaventosa ed in grado di influenzare l’opinione della gente regolando il flusso delle informazioni. Stiamo parlando di EDITORI, e non di liberi social, che scelgono cosa si può scrivere e cosa no, senza risponderne a nessuno.
Non a caso, queste “big companies” di Silicon Valley sono tutte dalla parte della cricca mondialista, da Davos alla Casa Bianca di Biden, dalla trilaterale al World Economic Forum, dal Vaticano a Pechino. Un’unica mafia unita da comuni interessi e dal disprezzo verso la democrazia.
Nessun privato dovrebbe poter ergersi al di sopra delle libertà sancite in una Costituzione o calpestare le leggi di uno Stato. Invece sta accadendo proprio questo.
Il globalismo è la dittatura di questo secolo. La più potente mai apparsa, perché soffoca gran parte del mondo. La più totalizzante, perché ha dalla sua un potere mediatico infinito.
Le scelte sono due: essere collaborazionisti di questa dittatura o combatterla. Io ho scelto la seconda opzione.
La battaglia passa prima di tutto dalla libertà di espressione. Sfero, MeWe, Parler… iscrivetevi ai social alternativi. Usate i numeri preponderanti delle piattaforme maggiori per far conoscere queste alternative e portare lì nuovi utenti.
E resistete.
(Matteo Brandi)