di Cesare Sacchetti
C’è un altro fronte dell’immigrazione irregolare che non riguarda soltanto quello del Mediterraneo.
Quella del Sud dell’Europa è certamente la rotta più calda dei trafficanti di esseri umani se si pensa che solamente quest’anno c’è stato un vero e proprio arrivo di sbarchi record, triplicati rispetto allo scorso anno.
Il governo Meloni che si era fatto portatore della battaglia del blocco navale, espressione oggi praticamente dimenticata, adesso ama dire che i confini marittimi italiani sarebbero diventati d’un tratto “europei”.
Torneremo in un secondo momento su questa favola perché adesso ci interessa parlare delle altre migrazioni irregolari, quelle che stanno avvenendo nel silenzio generale dei media e delle istituzioni governative da circa un mese a questa parte.
Alcune fonti istituzionali si sono messe in contatto con noi e ci hanno descritto una situazione che vede un crescente arrivo di ucraini sul suolo italiano.
Ufficialmente, per potersi districare nelle varie interpretazioni giuridiche che riguardano l’arrivo degli ucraini sul suolo italiano, occorre fare riferimento alla direttiva 2001/55/CE del 2001.
Tale direttiva europea fu concepita in quel periodo per fare fronte all’arrivo straordinario di arrivi di sfollati dai Paesi dell’Est Europa dopo lo scoppio delle guerre balcaniche e dopo i sempre ineffabili bombardamenti della NATO che all’epoca giudicò il presidente serbo Milosevic un “dittatore” da punire.
Milosevic fu poi assolto dalla stessa corte penale internazionale che lo stava processando per immaginari crimini di guerra, ma questo non fa altro che ricordarci qual è il triste e consueto modus operandi del blocco Euro-Atlantico.
Il culto illuminista dei diritti umani è come una sorta di lampadina. Esso si accende solamente quando un determinato Paese si disallinea dalla geopolitica dello stato profondo di Washington.
Ciò detto, quando la Russia diede vita alla sua operazione speciale militare in Ucraina, il Consiglio UE si riunì prontamente e prese una decisione, la numero 2022/382, che stabilì che tutti i governi dell’UE riconoscevano uno status di protezione umanitaria temporanea agli ucraini che volevano migrare dall’Ucraina verso i vari Paesi dell’UE.
Questo status dura un anno, ed è stato recentemente rinnovato a marzo del 2023 portando così la prossima scadenza di questa protezione umanitaria a marzo del 2024.
Per dare applicazione a questa decisione, l’allora governo Draghi pubblicò il dpcm del 28 marzo del 2022 che stabilisce le regole per gli ucraini che vogliono entrare sul nostro territorio.
Secondo la direttiva UE citata in precedenza, gli ucraini che risiedevano in Ucraina prima del 24 febbraio del 2022 hanno diritto a spostarsi in uno dei 27 Paesi dell’UE e, una volta entrati, hanno diritto ad avere un permesso di soggiorno che consenta loro di risiedere nel Paese per il periodo nel quale è prevista la protezione umanitaria temporanea.
Il dpcm emesso dal governo Draghi ha previsto però che gli ucraini possano entrare in Italia anche senza avere inizialmente alcun permesso di soggiorno.
Le norme in questione prevedono che l’ucraino che si presenti alla frontiera italiana possa entrare soltanto attraverso una cosiddetta dichiarazione di presenza attraverso la quale informa le autorità del suo soggiorno in Italia.
Qualora i cittadini ucraini non presentino subito al momento d’ingresso sul territorio questa dichiarazione possono farlo dopo in questura entro otto giorni dal loro arrivo.
Se la permanenza dell’ucraino che decide di stare in Italia dovesse superare i 90 giorni, a quel punto è richiesto in ogni caso un permesso di soggiorno, sempre per motivi di protezione temporanea umanitaria.
Questo prevede l’iter legislativo privilegiato che il governo Draghi ha designato per gli ucraini senza ovviamente preoccuparsi troppo se questi siano effettivamente persone in difficoltà o meno o piuttosto pericolosi soggetti con precedenti penali che si sono allontanati dall’Ucraina anche per sfuggire alla leva obbligatoria, oppure nazisti del battaglione Azov che scappano per non essere processati per gli svariati crimini di guerra commessi.
Nonostante l’accesso semplificato per gli ucraini, a noi è stato detto da serie fonti istituzionali che non viene rispettato nemmeno questo iter.
Da circa un mese infatti starebbero superando in tutta tranquillità le frontiere del Nord-Italia dei pullman con diversi ucraini a bordo che non risultano aver presentato alcuna dichiarazione di presenza ai confini del Nord oppure alle questure una volta giunti in Italia.
Questi pullman arrivano nelle varie stazioni ferroviarie italiane, ad esempio quella di Milano, senza che nessuno dica loro nulla e poi una volta giunti sul posto vengono presi e smistati da personaggi che appartengono alle famigerate cooperative che da tempo sfruttano il business dell’accoglienza.
Quando gli ucraini arrivano in Italia, le varie cooperative dotate di interprete in lingua ucraina li prendono e li portano nelle loro strutture o appartamenti dove poi non vengono affatto avviati ad attività legali come sulla carta dovrebbe avvenire.
Nel caso, ad esempio, delle donne ucraine ci è stato segnalato un giro di prostituzione che vede le ucraine giungere sul posto e poi essere piazzate in vari appartamenti dalle cooperative che agiscono ovviamente di concerto con la criminalità organizzata nelle varie regioni italiane per organizzare il traffico.
Ci sarebbe in questo caso una liaison stretta tra queste cooperative e la mafia contro la quale l’attuale governo Meloni e i suoi predecessori non risultano aver fatto nulla.
Gli ucraini a rischio rimpatrio scelgono l’Italia come “rifugio”
Il maggiore arrivo di ucraini in Italia si spiega con la situazione di questi in altri Paesi del Nord-Europa. Si sta manifestando sempre più chiaramente la volontà da parte di alcuni governi di liberarsi degli ucraini che sono giunti nei vari Paesi da quando è iniziato il conflitto in Ucraina.
La Svizzera, ad esempio, sarebbe persino disposta a pagare 4mila euro per ogni ucraino pur di farli rimpatriare soprattutto poi perché con il passare del tempo diventa sempre più difficile liberarsi di questi migranti e anche perché nel sistema svizzero superata una certa permanenza nel Paese si ha diritto ad altri visti di residenza.
Un altro Paese che sembrerebbe pronto ad attuare una politica di rimpatri è l’Olanda dove lo status degli ucraini è sempre più incerto e dove la protezione temporanea potrebbe essere revocata da un momento all’altro.
Questo ha portato ad una sorta di mini-esodo nel quale gruppetti di ucraini iniziano a lasciare questi Paesi nel timore di tornare a casa e di finire preda delle varie coscrizioni obbligatorie soprattutto perché il governo nazista di Kiev non accorda a questi ucraini nessuno status di protezione umanitaria.
Per Kiev sono tutti soggetti pronti ad essere abili e arruolati. Dunque l’Italia, suo malgrado, è stata scelta come una delle mete privilegiate da chi vuole sfuggire ad eventuali espulsioni verso l’Ucraina e si è messo in moto il meccanismo descritto.
Ciò che appare impossibile è che il Viminale non sappia nulla del movimento che c’è alle frontiere del Nord-Italia e di questi ucraini che giungono di fatto come irregolari perché sono dei fantasmi che sfuggono persino già alle larghe maglie del dpcm designato da Draghi.
Soprattutto ci si chiede come sia possibile che il titolare del ministero dell’Interno, Piantedosi, non sappia che poi questi ucraini vengano avviati ad attività illegali anche attraverso le sempre presenti cooperative che paiono organizzatissime e chiaramente informate in anticipo degli arrivi di questi ucraini in Italia.
Stessa domanda ovviamente andrebbe rivolta alla titolare invece di palazzo Chigi, Giorgia Meloni, anche se è sempre più difficile trovarla lì, considerati i suoi incessanti viaggi all’estero che ora la vedono persino essere in Congo e Mozambico, mete piuttosto rare per un presidente del Consiglio.
Questo è l’altro traffico che sta avvenendo nel silenzio generale completamente oscurato dai media mainstream che probabilmente sanno ma non vogliono disturbare troppo le cooperative amiche all’opera nel lucroso traffico di esseri umani.
Si diceva prima che c’è stato un tempo in cui la Meloni giurava di voler difendere i confini, marittimi e terrestri, dall’invasione dei clandestini e dalle varie OGN impegnate in questo traffico.
Oggi invece costatiamo che il presidente del Consiglio ha preferito adottare praticamente la stessa linea del PD nascondendosi dietro la locuzione “confini europei” che non esiste nemmeno nel tanto citato diritto internazionale.
È proprio questo che stabilisce in base alla convenzione di Montego Bay che uno Stato ha il diritto di impedire il passaggio sulle sue acque marittime di quelle imbarcazioni che violino le sue leggi in materia di migrazioni.
Le violazioni chiaramente ci sono ma non c’è il governo però intenzionato ad esercitare gli strumenti a disposizione, quali uso delle navi della Marina e delle motovedette della Guardia Costiera, per sorvegliare i confini marittimi e impedire l’accesso di queste navi ONG, che tra l’altro non vengono nemmeno ovviamente messe al bando come avvenuto invece in Russia ed Ungheria, dove Putin e Orban hanno mostrato la porta a questo organizzazione finanziate da George Soros.
Se però la scusa, ridicola, per non difendere i confini marittimi italiani è quella che questi siano “europei” ci chiediamo allora quale sia quella per non difendere quelli terrestri altrettanto porosi con questi arrivi quotidiani di ucraini che poi finiscono per diventare manovalanza delle varie cooperative in affari con la mafia.
La domanda dunque che rivolgiamo al ministro dell’Interno e al presidente del Consiglio è se sappiano di questi ingressi illegali e, in caso affermativo, chiediamo anche perché sia stato concesso a questi ucraini di passare le frontiere violando le norme stabilite dalla protezione umanitaria.
Così come chiediamo se il presidente e il ministro sono informati del fatto che poi le cooperative prelevino questi ucraini e poi li avviino ad attività illegali.
Se la risposta dovesse essere affermativa, allora è evidente che al governo stia più che bene che questo traffico sia in essere.
Se più probabilmente non dovesse esserci nessuna risposta o una risposta negativa, chiediamo allora come sia possibile che il governo non sappia cosa accade sul suo territorio.
Appaiono tutte domande legittime, ma per avere una risposta ed un intervento effettivo sarebbe prima necessario un governo presente e reale, e l’impressione che abbiamo riscontrato da un po’ di tempo a questa parte e che non ci sia un esecutivo realmente in carica in Italia.