apertura NavigliPrevista la riapertura entro il 2022

La prima fase della riapertura dei navigli consiste nel ricostituire l’antica connessione idraulica della città, attraverso tubazioni, per ricollegare le acque del Naviglio Martesana con la Darsena, la Vettabbia e il sistema dei canali irrigui del Sud Milano. Si verrà quindi a definire un tracciato totale lungo 7,7 chilometri.

La riconnessione idraulica così realizzata, infatti, permetterà:

  • l’apertura progressiva dei Navigli per tratte;
  • l’utilizzo – anche dopo la riapertura complessiva dei navigli – come by-pass idraulico durante le operazioni di manutenzione dei Navigli con il canale messo in secca;
  • di portare in Darsena un ulteriore contributo irriguo disponibile per le aree agricole del sud milanese.

La seconda fase, invece, prevede la riapertura di cinque tratti in superficie, per complessivi 2.050 metri di lunghezza:

  1. via Melchiorre Gioia, da Cassina de’ Pomm a via Carissimi, lunghezza tratto circa 850 m, larghezza alveo 10,5 m;
  2. Conca dell’Incoronata, da viale Monte Grappa a via Castelfidardo, lunghezza tratto circa 230 m, larghezza alveo: 7  m;
  3. in corrispondenza dell’Università statale e del Politecnico, in via Francesco Sforza, da via Laghetto a corso di Porta Romana, lunghezza tratto circa 410 m, larghezza alveo: 7 m;
  4. in corrispondenza di piazza Vetra e della Basilica di San Lorenzo Maggiore, in via Molino delle Armi, da via Vettabbia a corso di Porta Ticinese, lunghezza tratto circa 300 m, larghezza alveo 7 m;
  5. in corrispondenza della Conca di Viarenna, da via Marco d’Oggiono alla Darsena, lunghezza tratto circa 260 m, larghezza alveo 12 m.

Scrive il giornalista Davide Grassi:

Si torna a parlare di riapertura dei Navigli, sarà la volta buona? Anche di questo io e Mauro Raimondi scrivemmo qualche anno fa nel nostro libro “Milano è rossonera” (Bradipo). Ecco uno stralcio: “Allora la Conca alimentava la cerchia interna, quella rete di canali che rendeva la città simile a Venezia. Questo tratto caratteristico di Milano, per secoli parte fondamentale della sua identità, fu ritenuto però superato dalle idee moderniste di fine ‘800 e soprattutto dal regime fascista che, in nome di un presunto progresso e della mobilità di auto e tram, coprì tutto di cemento. Correvano gli anni ’30, e per colpa di tale Cesare Albertini, autore del piano regolatore, Milano perdeva così parte della sua anima, dei suoi squarci romantici, dei suoi verdi giardini riflessi dall’acqua. Consentiteci una maledizione eterna che raggiunga anche all’inferno chi decise e attuò questo scempio (che, tra l’altro, costò una cifra spropositata e non risolse affatto i problemi di circolazione, come in seguito ammise lo stesso sciagurato autore). Di tutta quella meraviglia è rimasto solo un breve tratto della Martesana, un canale del XV secolo che lega Milano all’Adda, situato a nord della città (finisce sottoterra in via Melchiorre Gioia). Oltre a ciò che vediamo ora: il Naviglio Pavese e il Grande. Troppo poco, anche se spesso in città si alza il vento della speranza per una parziale riapertura, votata anche dai cittadini quasi all’unanimità nel referendum del 2011”.

 

Di the milaner

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