di Mauro Bottarelli
C’è stato un repentino cambio di direzione del vento sul tema Ucraina. E alcuni Paesi europei come il nostro rischiano di essere colti di sorpresa
Davvero pensate che l’euro-baruffa scoppiata mercoledì sia dovuta a quella frasetta di Viktor Orban relativa alla necessità per l’Europa di cambiare verso? Davvero pensate che la freddezza di Ursula von der Leyen verso il Premier ungherese e Presidente di turno vada ricercata nello scontro con Ilaria Salis e nel sotteso conflitto riguardo la questione dei cosiddetti diritti?
La questione è decisamente più seria. E lo sa molto bene Giorgia Meloni. La quale è stata clamorosamente colta con la guardia abbassata non tanto dall’ondata di “onestà” che il ministro Giorgetti ha riversato su mesi di narrativa del Governo. E delle sue grancasse mediatiche. Bensì dal repentino cambio di direzione del vento sul tema Ucraina.
Volodymir Zelensky era a palazzo Chigi a fare il pieno di solidarietà. E non solo. Dopo è stato in Vaticano. Dove invece il realismo è decisamente più presente. Sapete perché Ursula von der Leyen era così scura in volto? Perché l’appuntamento di mercoledì doveva essere il punto di ratifica del nuovo regime sanzionatorio unificato richiesto dagli Usa all’Ue per mettere sul tavolo i 20 miliardi di dollari di competenza statunitense nello swap da 50 miliardi a favore di Kiev deciso al G7 pugliese di giugno. E invece, la settimana precedente, proprio Viktor Orban ha bloccato il provvedimento, il quale necessitava dell’unanimità. Nessuna unificazione del regime sanzionatorio. E, soprattutto, nessun ampliamento dei divieti alle importazioni via pipeline di gas e petrolio russo. Poi dicono che l’Austria ha solo 9 milioni di abitanti e non conta nulla. A quanto pare, la valanga FPO qualcosa ha smosso. Seppur a livello carsico.
E guarda caso, a strettissimo giro di posta rispetto allo showdown andato in scena a livello europeo, il vertice sull’Ucraina in programma per sabato nella base americana a Ramstein, in Germania, è stato cancellato e rinviato a data da definire. Con una spiegazione: il presidente Joe Biden ha annullato le visite di Stato in Angola e Germania a causa dell’uragano Milton. Annunci sulle future riunioni del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina saranno comunicati prossimamente, aggiungeva la nota del ministero della Difesa statunitense. Insomma, non c’è fretta. Nonostante i russi avanzino ogni giorno. Nonostante da più parti ormai si dipinga uno Zelensky costretto ad ammettere l’impossibilità di vincere e la necessità di trattare. Cedendo anche più di qualcosa, pur di far finire la guerra.
Esattamente come quella relativa al Pil italiano che straccia Germania e Francia, persino la retorica sull’Ucraina che sconfigge il Golia russo sta andando repentinamente in pensione. E chi la sostiene ancora, rischia un clamoroso effetto cerino fra le dita. Perché l’inverno è alle porte. L’Ucraina continua a incassare gli sporchi soldi dei diritti di transito di Gazprom sul suo territorio e, dati alla mano, le importazioni energetiche europee dalla Russia – anche via Turkish Stream – continuano ad aumentare. Brutta cosa la realtà.