Un gruppo di 99 medici, chirurghi e infermieri specializzati statunitensi, che ha prestato volontariamente servizio nella Striscia di Gaza, ha inviato il 2 ottobre una lettera aperta al presidente americano Joe Biden e alla sua vice Kamala Harris. Nella lettera raccontano gli orrori che la popolazione palestinese sta vivendo da ormai un anno e denunciano che il numero reale delle vittime nell’enclave palestinese sarebbe molto superiore a quello delle stime ufficiali, che attualmente riportano circa 50.000 morti, la maggior parte dei quali bambini. «Siamo tra i pochi osservatori neutrali a cui è stato permesso di entrare nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. […] Questa lettera e la sua appendice dimostrano, con prove incontrovertibili, che il bilancio delle vittime a Gaza da ottobre a oggi è molto più alto di quanto si creda negli Stati Uniti. È probabile che il numero effettivo dei morti in questo conflitto abbia già superato le 118.908 persone, una cifra impressionante: il 5,4% della popolazione di Gaza», scrivono nella missiva.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet, pubblicato lo scorso luglio, aveva già mostrato che i morti nella Striscia di Gaza a causa della campagna militare israeliana sarebbero molti di più di quanto dichiarato dal Ministero della Sanità palestinese. Secondo gli autori dello studio, intitolato “Contare i morti a Gaza: difficile, ma essenziale”, le vittime del massacro israeliano sarebbero almeno 185.000, pari al 7,9% della popolazione totale dell’enclave. Lo studio includeva nel conteggio delle vittime sia le morti dirette, dovute alle operazioni di guerra, sia quelle indirette, causate da malattie, malnutrizione e ferite. Nonostante si tratti di stime e risulti molto difficile contare i caduti in un contesto infernale come quello di Gaza, appare chiaro che le vittime palestinesi siano significativamente più numerose di quanto riportato ufficialmente.
Lo studio di The Lancet è citato anche nell’appendice alla lettera redatta dai 99 medici americani, i quali spiegano che, in guerra, le vittime dovute alle operazioni militari rappresentano solitamente la parte più piccola del totale. «L’eccesso di mortalità civile nelle guerre può essere fino a 25 volte superiore a quello delle morti causate dalla violenza militare. Queste morti cosiddette “indirette” sono provocate da infezioni respiratorie, gastrointestinali, nonché da complicazioni materne e neonatali». I medici scrivono che «esistono prove schiaccianti che il bilancio delle vittime a Gaza sia di gran lunga superiore a quello riportato pubblicamente riguardo alle morti violente». Per “morti violente” si intendono quelle causate da bombardamenti, colpi di arma da fuoco, percosse e esecuzioni. La mancanza di acqua potabile e cibo nell’enclave palestinese ha provocato un drammatico aumento dei casi di malattia e malnutrizione tra la popolazione di Gaza, tanto che nella lettera si legge: «A parte alcune marginali eccezioni, tutti a Gaza sono malati, feriti o entrambe le cose. Ciò riguarda gli operatori umanitari locali, i volontari internazionali e probabilmente anche tutti gli ostaggi israeliani: ogni uomo, donna e bambino». Nell’appendice viene inoltre evidenziato come Israele stia deliberatamente prendendo di mira bambini, strutture sanitarie, personale medico e infrastrutture civili.
I firmatari della lettera inviata alla presidenza americana hanno trascorso complessivamente 254 settimane all’interno dei più grandi ospedali e delle principali cliniche di Gaza, smentendo la versione israeliana che essi fossero usati come basa militare da Hamas. I medici hanno infatti scritto di non «aver mai visto alcun tipo di attività militante palestinese in nessuno degli ospedali o altre strutture sanitarie di Gaza». La lettera contiene un appello che esorta il governo americano a interrompere la fornitura di armi a Israele: «Non riusciamo a capire perché continuiate ad armare un Paese che sta deliberatamente uccidendo in massa tutti questi bambini», scrivono, aggiungendo: «Ogni giorno che continuiamo a fornire armi e munizioni a Israele è un altro giorno in cui le donne vengono fatte a pezzi dalle nostre bombe e i bambini assassinati dai nostri proiettili».
Con ogni probabilità, la lettera dei 99 medici americani e il suo contenuto rimarranno sconosciuti alla maggior parte dell’opinione pubblica occidentale. Tuttavia, essa mette in luce l’indicibile violenza che si sta consumando a Gaza con il silenzio-assenso di Washington e dei governi europei. La stessa Corte Internazionale di Giustizia, in una sentenza provvisoria risalente allo scorso gennaio ha confermato che esistono “prove sufficienti” per valutare l’accusa di genocidio nei confronti di Tel Aviv. Prove che i medici statunitensi confermano dal loro osservatorio di frontiera negli ospedali: «Presidente Biden e vicepresidente Harris, vorremmo che poteste vedere gli incubi che affliggono così tanti di noi da quando siamo tornati: sogni di bambini mutilati, e mutilati dalle nostre armi, e delle loro madri inconsolabili che ci implorano di salvarli. Vorremmo che poteste sentire i pianti e le urla che rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria».
[di Giorgia Audiello]