Di Cesare Sacchetti
Ovunque ci si guardi intorno, si vede l’infezione della rivoluzione liberal-marxista del’68.
Si vede l’esaltazione della devianza del gender, si vede la scristianizzazione sempre più galoppante e i luoghi pubblici che vengono dipinti con i colori della lobby LGBT in quello che ormai è a tutti gli effetti un vero e proprio totalitarismorazione, solamente più ipocrita e subdolo di quelli del secolo passato, poiché questi almeno avevano la decenza di non farsi passare come dei luoghi di libertà.
Il mondo della democrazia liberale è anche e soprattutto questo. E’ un mondo dove si afferma che tutti sono liberi di esprimere il proprio pensiero per poi scoprire che all’ultimo stadio del cammino della democrazia, l’unico pensiero che può essere espresso è quello del liberal-progressismo e coloro che vi si oppongono sono additati come “nemici”.
Non che da parte nostra si voglia in qualche modo esaltare la tanto riprovevole dottrina del libero pensiero figlia dell’eretico e negromante Giordano Bruno, mito della massoneria, per la semplice ragione che questo tipo di filosofia altro non serve che ad aprire la porta all’errore e alla perversione, i quali una volta aboliti i precedenti riferimenti della tradizione cristiana non trovano più ostacoli alla loro dilagante infezione.
Vogliamo soltanto mettere in risalto l’ipocrisia di cui è intrisa questa filosofia perché promette libertà e rinchiude invece l’uomo nella peggiore possibile delle tirannie, quella del degrado, della perversione e della immoralità sempre più diffusa, e che non risparmia anatemi a coloro che vogliono riportare decenza in tale degenerazione.
Quando camminiamo per le strade e vediamo appunto questa invasione di simboli LGBT, ignoriamo però che i padri di questa attuale società della depravazione sono un gruppo di intellettuali che hanno più di tutti, purtroppo, influenzato la storia del’900.
Costoro sono passati alla storia come i filosofi e sociologi della famosa, o meglio, famigerata scuola di Francoforte, chiamata così perché i suoi fondatori avevano appunto la loro base operativa nella città tedesca.
La nascita della scuola di Francoforte
Sono gli anni’20 in Germania. Sono anni di profondo disordine economico e morale nella Germania della Repubblica di Weimar, la cui fondazione è stata profondamente influenzata dalle idee del socialismo progressista che aveva consegnato la Germania post-bellica ad un destino di profonda decadenza.
La Germania era duramente provata dalle sanzioni imposte a Versailles dopo la sconfitta patita nella prima guerra mondiale, e quelle sanzioni così spropositate sono state ritenute da taluni economisti, su tutti John Maynard Keynes, come la diretta causa della successiva presa al potere di Adolf Hitler, che probabilmente era proprio l’esito che queste forze destabilizzanti volevano, considerato il fatto che il partito nazional-socialista ricevette ingenti finanziamenti da Wall Street e intrattenne stretti rapporti d’affari con imprese legate alla famiglia Rockefeller.
In questo decennio, un gruppo di filosofi di origine askenazite quali Adorno, Marcuse, Horkheimer e Habermas, soltanto per citare gli esponenti più noti, elaborano quella che passerà alla storia come “teoria critica” in quella che può definirsi come una sintesi della filosofia materialista marxista e della psicanalisi di Sigmund Freud, il noto padre della psicologia moderna anch’egli di origini ebraiche.
Le idee fondanti della scuola di Francoforte non sono altro che quelle della destrutturazione. I filosofi e i sociologi di questa corrente filosofica parlano di concetti come “emancipazione” ma in realtà il loro vero unico proposito è quello di porre fine alla struttura della società tradizionale cristiana per sostituirla con un’altra liquida, nella quale tutto ciò che prima veniva considerato naturalmente come devianza diviene semplicemente la nuova “norma”.
Adorno e Horkheimer, ad esempio, elaborano un pensiero nel quale si afferma esplicitamente che il patriarcato era il primo grande nemico da abbattere per lasciare il posto ad una società matriarcale, laddove la figura del padre viene vilipesa e perseguitata in quanto essa agli occhi di questi filosofi è custode dell’autorità.
Il padre è il vero grande “male” da estirpare nel pensiero neo-marxista e neo-freudiano poiché egli è la pietra angolare sulla quale si fonda l’antica società cristiana.
Alcuni lettori probabilmente trasaliranno nell’apprendere che le attuali espressioni a favore della società matriarcale volute dalla solita élite progressista e i prodotti della cinematografia che cercano di demonizzare la società di un tempo , non sono in realtà altro che una rielaborazione del pensiero di questi sociologi e filosofi che hanno dedicato la loro vita alla degradazione della società cristiana.
A tracciare la via ai filosofi di Francoforte sono stati, su tutti, Marx ed Engels, entrambi appartenenti alla libera muratoria e anch’essi di origini ebraiche.
Marx ed Engels nei loro scritti della prima metà del’800 avevano già seminato il germe della successiva degenerazione morale che affliggerà il secolo XX.
Engels nel suo saggio “Origini della famiglia” si esprime apertamente a favore del matriarcato e Marx sulla stessa linea proporrà una società retta da una “comunità di donne”.
Non c’è modo per il comunismo di affermarsi se non quello di rimuovere prima il pilastro della società cristiana rappresentato appunto dalla famiglia.
La filosofia marxista deve abbattere la figura del padre per avere quel tipo di società aperta ad ogni genere di depravazione e aperta alla stessa rinuncia alla sua identità non solo spirituale, ma anche nazionale.
Marx ed Engels in realtà sotto questo profilo non fanno altro che esprimere gli stessi concetti collettivisti espressi dagli illuministi nel XVIII secolo che similarmente volevano un ritorno allo stato di natura, laddove i figli non sarebbero stati dei loro padri e delle loro madri, ma della comunità intera, e in questo non possono sentirsi gli echi degli inquietanti casi dei giorni nostri, dove i figli vengono strappati alle loro famiglie per poi essere consegnati agli orchi.
Il comunismo vuole la morte della famiglia, della patria e di Dio e la scuola di Francoforte non si discosta per nulla da questo solco tracciato.
Sono questi filosofi ad elaborare il concetto che i bambini sin dalla più tenera età debbono essere sottoposti alla sessualizzazione forzosa e all’iniziazione all’omosessualità, e anche in questa circostanza non possono non venire alla mente le immagini della nostra contemporaneità dove le porte delle scuole sono aperte ai trans chiamati anche “drag queen” che si avvicinano ai bambini per leggere le favole e provare a dare al gender un’aura di “normalità”.
La scuola odierna non è altro che il parto della degenerazione anticattolica e anticristiana che Adorno e gli altri concepirono molti anni addietro.
Una volta messo in discussione il pilastro della famiglia, si arriva al passaggio successivo che è quello di iniziare il bambino sin dalla prima infanzia alla sessualità, alla masturbazione di gruppo, all’omosessualità e alla pedofilia.
Il bambino deve essere subito l’oggetto delle attenzioni sessuali degli orchi che riescono meglio nella loro “impresa” in quanto le istituzioni liberali non condannano la pedofilia, ma marciano inarrestabili da 60 anni per legalizzare tale perversione.
La scuola di Francoforte propone tutto questo. La scuola di Francoforte sostiene la “necessità” di una sessualizzazione del bambino sulle orme di Sigmund Freud e di un altro ripugnante personaggio di cui si parla poco.
Magnus Hirschfeld, il padre del transessualismo
Il personaggio in questione è il sessuologo Magnus Hirschfeld, fondatore nel 1919 del famigerato Institut für Sexualwissenschaft, Istituto per la scienza sessuale.
Hirschfeld condivideva le stesse origini ebraiche dei filosofi e dei sociologi della scuola di Francoforte e lui stesso considerava la sua identità ebraica come “vitale” ai fini dell’elaborazione delle sue teorie.
La scuola di Francoforte e Magnus Hirschfeld: le origini della degenerazione morale dell’Occidente
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Categorie: Notizie | Nuovo ordine mondiale | Pedofilia
13/06/2024
Di Cesare Sacchetti
Ovunque ci si guardi intorno, si vede l’infezione della rivoluzione liberal-marxista del’68.
Si vede l’esaltazione della devianza del gender, si vede la scristianizzazione sempre più galoppante e i luoghi pubblici che vengono dipinti con i colori della lobby LGBT in quello che ormai è a tutti gli effetti un vero e proprio totalitarismo, solamente più ipocrita e subdolo di quelli del secolo passato, poiché questi almeno avevano la decenza di non farsi passare come dei luoghi di libertà.
Il mondo della democrazia liberale è anche e soprattutto questo. E’ un mondo dove si afferma che tutti sono liberi di esprimere il proprio pensiero per poi scoprire che all’ultimo stadio del cammino della democrazia, l’unico pensiero che può essere espresso è quello del liberal-progressismo e coloro che vi si oppongono sono additati come “nemici”.
Non che da parte nostra si voglia in qualche modo esaltare la tanto riprovevole dottrina del libero pensiero figlia dell’eretico e negromante Giordano Bruno, mito della massoneria, per la semplice ragione che questo tipo di filosofia altro non serve che ad aprire la porta all’errore e alla perversione, i quali una volta aboliti i precedenti riferimenti della tradizione cristiana non trovano più ostacoli alla loro dilagante infezione.
Vogliamo soltanto mettere in risalto l’ipocrisia di cui è intrisa questa filosofia perché promette libertà e rinchiude invece l’uomo nella peggiore possibile delle tirannie, quella del degrado, della perversione e della immoralità sempre più diffusa, e che non risparmia anatemi a coloro che vogliono riportare decenza in tale degenerazione.
Quando camminiamo per le strade e vediamo appunto questa invasione di simboli LGBT, ignoriamo però che i padri di questa attuale società della depravazione sono un gruppo di intellettuali che hanno più di tutti, purtroppo, influenzato la storia del’900.
Costoro sono passati alla storia come i filosofi e sociologi della famosa, o meglio, famigerata scuola di Francoforte, chiamata così perché i suoi fondatori avevano appunto la loro base operativa nella città tedesca.
La nascita della scuola di Francoforte
Sono gli anni’20 in Germania. Sono anni di profondo disordine economico e morale nella Germania della Repubblica di Weimar, la cui fondazione è stata profondamente influenzata dalle idee del socialismo progressista che aveva consegnato la Germania post-bellica ad un destino di profonda decadenza.
La Germania era duramente provata dalle sanzioni imposte a Versailles dopo la sconfitta patita nella prima guerra mondiale, e quelle sanzioni così spropositate sono state ritenute da taluni economisti, su tutti John Maynard Keynes, come la diretta causa della successiva presa al potere di Adolf Hitler, che probabilmente era proprio l’esito che queste forze destabilizzanti volevano, considerato il fatto che il partito nazional-socialista ricevette ingenti finanziamenti da Wall Street e intrattenne stretti rapporti d’affari con imprese legate alla famiglia Rockefeller.
In questo decennio, un gruppo di filosofi di origine askenazite quali Adorno, Marcuse, Horkheimer e Habermas, soltanto per citare gli esponenti più noti, elaborano quella che passerà alla storia come “teoria critica” in quella che può definirsi come una sintesi della filosofia materialista marxista e della psicanalisi di Sigmund Freud, il noto padre della psicologia moderna anch’egli di origini ebraiche.
Le idee fondanti della scuola di Francoforte non sono altro che quelle della destrutturazione. I filosofi e i sociologi di questa corrente filosofica parlano di concetti come “emancipazione” ma in realtà il loro vero unico proposito è quello di porre fine alla struttura della società tradizionale cristiana per sostituirla con un’altra liquida, nella quale tutto ciò che prima veniva considerato naturalmente come devianza diviene semplicemente la nuova “norma”.
Adorno e Horkheimer, ad esempio, elaborano un pensiero nel quale si afferma esplicitamente che il patriarcato era il primo grande nemico da abbattere per lasciare il posto ad una società matriarcale, laddove la figura del padre viene vilipesa e perseguitata in quanto essa agli occhi di questi filosofi è custode dell’autorità.
Il padre è il vero grande “male” da estirpare nel pensiero neo-marxista e neo-freudiano poiché egli è la pietra angolare sulla quale si fonda l’antica società cristiana.
Alcuni lettori probabilmente trasaliranno nell’apprendere che le attuali espressioni a favore della società matriarcale volute dalla solita élite progressista e i prodotti della cinematografia che cercano di demonizzare la società di un tempo , non sono in realtà altro che una rielaborazione del pensiero di questi sociologi e filosofi che hanno dedicato la loro vita alla degradazione della società cristiana.
A tracciare la via ai filosofi di Francoforte sono stati, su tutti, Marx ed Engels, entrambi appartenenti alla libera muratoria e anch’essi di origini ebraiche.
Marx ed Engels nei loro scritti della prima metà del’800 avevano già seminato il germe della successiva degenerazione morale che affliggerà il secolo XX.
Engels nel suo saggio “Origini della famiglia” si esprime apertamente a favore del matriarcato e Marx sulla stessa linea proporrà una società retta da una “comunità di donne”.
Non c’è modo per il comunismo di affermarsi se non quello di rimuovere prima il pilastro della società cristiana rappresentato appunto dalla famiglia.
La filosofia marxista deve abbattere la figura del padre per avere quel tipo di società aperta ad ogni genere di depravazione e aperta alla stessa rinuncia alla sua identità non solo spirituale, ma anche nazionale.
Marx ed Engels in realtà sotto questo profilo non fanno altro che esprimere gli stessi concetti collettivisti espressi dagli illuministi nel XVIII secolo che similarmente volevano un ritorno allo stato di natura, laddove i figli non sarebbero stati dei loro padri e delle loro madri, ma della comunità intera, e in questo non possono sentirsi gli echi degli inquietanti casi dei giorni nostri, dove i figli vengono strappati alle loro famiglie per poi essere consegnati agli orchi.
Il comunismo vuole la morte della famiglia, della patria e di Dio e la scuola di Francoforte non si discosta per nulla da questo solco tracciato.
Sono questi filosofi ad elaborare il concetto che i bambini sin dalla più tenera età debbono essere sottoposti alla sessualizzazione forzosa e all’iniziazione all’omosessualità, e anche in questa circostanza non possono non venire alla mente le immagini della nostra contemporaneità dove le porte delle scuole sono aperte ai trans chiamati anche “drag queen” che si avvicinano ai bambini per leggere le favole e provare a dare al gender un’aura di “normalità”.
La scuola odierna non è altro che il parto della degenerazione anticattolica e anticristiana che Adorno e gli altri concepirono molti anni addietro.
Una volta messo in discussione il pilastro della famiglia, si arriva al passaggio successivo che è quello di iniziare il bambino sin dalla prima infanzia alla sessualità, alla masturbazione di gruppo, all’omosessualità e alla pedofilia.
Il bambino deve essere subito l’oggetto delle attenzioni sessuali degli orchi che riescono meglio nella loro “impresa” in quanto le istituzioni liberali non condannano la pedofilia, ma marciano inarrestabili da 60 anni per legalizzare tale perversione.
La scuola di Francoforte propone tutto questo. La scuola di Francoforte sostiene la “necessità” di una sessualizzazione del bambino sulle orme di Sigmund Freud e di un altro ripugnante personaggio di cui si parla poco.
Magnus Hirschfeld, il padre del transessualismo
Il personaggio in questione è il sessuologo Magnus Hirschfeld, fondatore nel 1919 del famigerato Institut für Sexualwissenschaft, Istituto per la scienza sessuale.
Hirschfeld condivideva le stesse origini ebraiche dei filosofi e dei sociologi della scuola di Francoforte e lui stesso considerava la sua identità ebraica come “vitale” ai fini dell’elaborazione delle sue teorie.
Il sessuologo Magnus Hirschfeld
Non differentemente da Adorno e gli altri filosofi neo-marxisti, nutriva un forte disprezzo verso il cristianesimo tanto da definirla una religione “sadomasochistica” poiché il sessuologo riteneva che l’ascesi fosse una sorta di “dolore” che il credente cristiano si infliggeva privandosi dei piaceri edonistici che invece deriverebbero dalla rimozione di ogni freno inibitorio.
Hirschfeld voleva mettere fine all’Occidente cristiano che negli ultimi 2000 anni aveva impedito, a suo dire, questa ricerca senza limiti del piacere, e questo nella sua mente perversa si manifestava anche con l’apologia della pedofilia e con il dilagare della omosessualità.
Nel suo istituto c’erano appesi alle pareti quadri dei primi travestiti della storia, in quanto il sessuologo è ritenuto il padre di quello che il mondo LGBT chiama “terzo sesso” ovvero i cosiddetti trans.
Il fondatore di questo istituto della perversione riteneva che gli omosessuali fossero “naturalmente” effeminati e che la soluzione era quello di favorire un cambio di sesso che ovviamente non può esistere in quanto è biologicamente impossibile passare da un sesso ad un altro, a meno che non si intenda per “cambio di sesso” la mutilazione degli organi maschili, vera barbarie che andrebbe messa al bando ma che la degradazione attuale invece sta persino promuovendo tra gli adolescenti e i bambini.
Il sessuologo amava poi collezionare i peni amputati degli omosessuali per soddisfare probabilmente un’altra sua intima depravazione sessuale.
Nel suo istituto c’era in abbondanza ovviamente pornografia gay e una sezione di libri dedicati alla pedofilia e alla bestialità.
E’ in questo luogo che i bambini delle scuole venivano portati per essere iniziati a questa panoplia di perversioni.
Ad essere di casa da Hirschfeld era anche un membro della scuola di Francoforte, quale Ernst Bloch, che aveva le stesse idea in materia di gender ed omosessualità.
Nel 1921, il padre dell’Institut für Sexualwissenschaft fonda la Lega Mondiale per la Riforma sessualeassieme al rabbino Karl Abraham, a dimostrazione che tale filosofia si dichiara laica e secolare per poi mostrare in profondità un lato più “spirituale” seppur nel senso negativo del termine.
Le idee di Hirschfeld iniziano intanto a diffondersi in tutta Europa tanto che la lista di personalità che si avvicina al suo movimento annota personaggi del calibro di Bernard Shaw, Bertrand Russell ed Albert Einstein.
Nel 1931, si realizza il “sogno” di Hirschfeld, quando il Dr Levy-Lenz, anch’egli di origini askenazite, esegue la prima operazione per il cambio di sesso nella storia che, come accennato poco fa, non cambia alcunché ma soltanto mutila e uccide il povero malcapitato che la subisce come accaduto purtroppo a Lili Elbe che dopo aver subito un trapianto di ovaie morirà per le gravi infezioni soltanto un anno dopo l’operazione.
Lili Elbe, il travestito danese morto in seguito all’operazione per il “cambio di sesso”
L’atmosfera però intanto sta cambiando in Germania. L’avvento del nazional-socialismo fa maturare nella popolazione tedesca una sempre più profonda avversione e ostilità nei confronti dei neo-marxisti e di Hirschfled.
La Germania era divenuta sotto Weimar un vero e proprio pozzo di degrado morale. Berlino era paragonabile ad una odierna città del Sud-Est asiatico dove ogni anno milioni di persone si recano in viaggio per praticare il turismo sessuale.
Non appena Hitler sale al potere, i filosofi della scuola di Francoforte decidono di lasciare la Germania e la stessa decisione verrà presa da Hirschfeld che morirà nel 1935 a Parigi.
La guerra per la demoralizzazione dell’Occidente però non si arresta, ma cambia soltanto luoghi e sedi operative e si sposta negli Stati Uniti, laddove Adorno, Marcuse e Horkheimer si trasferiranno nelle università più prestigiose del Paese che diventeranno di fatto le cattedre per portare avanti la destrutturazione della cristianità.
Adorno e Horkheimer nel 1947 scriveranno l’opera “Dialettica dell’Illuminismo” nel quale affermano esplicitamente che l’antisemitismo sarebbe una sorta di “malattia mentale” profondamente insita nella mente dei vari popoli, quasi affetti secondo i due filosofi da una sorta di “peccato originale” senza ovviamente minimamente porsi il problema del fatto che differenti popoli con differenti culture abbiano avuto gli stessi problemi di “integrazione”, per così dire, nel corso dei secoli con le varie comunità ebraiche.
Il problema, per costoro, è sempre l’altro. E’ l’altro il malato. E’ l’altro “l’antisemita”. Sono sempre i due filosofi ad elaborare il concetto di “fascistometro”, una sorta di gradazione che stabilisce il livello di “fascismo” nei soggetti che non vogliono sottoporsi al processo di demoralizzazione del neo-marxismo, e come i lettori possono vedere la non compianta Michela Murgia non ha proprio inventato nulla, ma si è soltanto limitata ad essere un ripetitore della filosofia di Francoforte.
La scuola di Francoforte e la rivoluzione hippie degli anni 60
L’opera di degradazione del’Occidente però non è ancora compiuta.
Negli anni’50, il mondo della tradizione era ancora essenzialmente intatto. In Europa Occidentale, le chiese erano ancora piene e i pilastri della società tradizionale erano alquanto solidi se si pensa che la demografia dell’epoca era piuttosto florida e le mura cattoliche ancora non erano state penetrate dal femminismo, uno dei veleni più letali del pensiero liberal-marxista.
La scuola di Francoforte per scatenare il suo assalto finale alla cristianità ha bisogno di penetrare nel cuore della società dell’epoca e per farlo partorisce la rivoluzione degli anni’60.
Sono state le opere di Adorno, Marcuse e Horkheimer a formare le menti delle giovani generazioni dell’epoca nella lotta al “sistema” che allora era alquanto diverso dall’avere i connotati della società liquida dei giorni nostri.
Giunge così il tempo dello scatenamento libero delle passioni.
Giunge il tempo delle varie comunità hippie che sorgono come funghi in Europa e negli Stati Uniti e che decidono di praticare lo stile di vita del sesso libero, laddove il matrimonio diventa una sorta di retaggio del passato, e dove il sesso libero domina la vita di queste comunità estremamente simili ai kibbutz ebraici che si fondavano sugli stessi precetti.
Woodstock può essere definita come la esaltazione massima di questo stile di vita distruttivo, anarchico e nichilista.
Il famoso raduno di Woodstock del 1969
L’uomo rifiuta i valori del mondo cristiano per adottare il nuovo stile di vita ribelle che non lo conduce verso alcuna liberazione, ma piuttosto soltanto verso la sua dissoluzione.
Non ci sono più padri, non ci sono più madri, e non ci sono più figli. C’è il magma indefinito della promiscuità di gruppo e delle orge così tanto esaltate da Adorno e dai suoi sodali.
Questa scuola apre la porta al consumo delle droghe di massa che vengono descritte falsamente come una via per la “emancipazione” quando in realtà non servono altro che a produrre degli individui preda delle peggiori pulsioni nichiliste e individualiste e completamente schiavi delle droghe.
La musica rock e beat di quegli anni è il mezzo attraverso il quale le giovani generazioni dell’epoca vengono iniziate alle droghe e al sesso libero e, ancora una volta, a giocare un ruolo decisivo sono sempre loro, i filosofi di Francoforte.
I Beatles e Adorno
La storia dei Beatles non è quella raccontata dai media mainstream dell’industria musicale. Questo gruppo pochi anni prima di conoscere il successo planetario suonava nei postriboli di Amburgo ed era molto lontano dalle esprimere le sonorità e i testi che poi produsse una volta raggiunto il successo negli anni’60.
John Coleman, ex membro dell’intelligence britannica e autori di diversi libri sul comitato dei 300, braccio esecutivo del potente club di Roma finanziato dalla famiglia Rockefeller, rivelò che a scrivere le canzoni del gruppo dei quattro ragazzi di Liverpool era proprio Theodor Adorno.
La simbologia degli album dei Beatles pullula di riferimenti al satanismo e di celebrazione di figure quali Karl Marx e l’occultista e satanista Aleister Crowley, membro della loggia massonica di Mizraim ed espulso dall’Italia da Benito Mussolini per i macabri riti praticati dal mago britannico.
britannico.
Aleister Crowley, raffigurato sulla copertina dell’album Seargeant Pepper
Le masse di quegli anni sono vittime di un enorme processo di ingegneria sociale pensato espressamente per inculcare nella mente dei giovani dell’epoca l’idea che ormai il mondo del futuro era uno libero dal “giogo” del patriarcato e dove la demoralizzazione procedeva senza alcun freno.
L’Italia, Paese particolarmente in odio al mondo massonico e liberale, non resta purtroppo immune da tale processo.
Il primo passo è l’approvazione del divorzio che priva il matrimonio della sua natura sacramentale voluta da Dio per ridurlo invece ad un mero contratto tra le parti, libere di scioglierlo in ogni momento.
La legalizzazione dell’aborto è il passo successivo e alla donna viene assegnata la facoltà di uccidere il bambino che porta in grembo poiché il femminismo ha messo al primo posto l’arbitrio della madre sopra il diritto alla vita del figlio, disumanizzato e trattato come un “parassita”.
La rivoluzione culturale del liberal-marxismo concepita dai filosofi di Francoforte ha invaso la nostra società e oggi vediamo i risultati di 60 anni di degradazione morale, culturale e spirituale.
Vediamo che le vestigia cattoliche della tradizione sono state abbattute per lasciare il posto invece a quelle della omosessualizzazione della società, del femminismo, dell’aborto che ha ucciso 6 milioni di bambini, dei bambini che vengono sottoposti alla violenza satanica del gender e di ogni possibile perversione che vuole minare il mondo cristiano che esiste da 2000 anni e di cui Roma e l’Italia sono state la perfetta incarnazione.
Il mondo che vediamo oggi è il mondo di una élite di filosofi marxisti e liberali di origini askenazite che sotto la maschera della sociologia e della filosofia non avevano altro scopo che portare alla rovina l’Occidente cristiano, riuscendoci purtroppo in larga parte.
E’ stato detto che per combattere i propri nemici, occorre conoscerli bene, e questa è la raccomandazione che facciamo ai lettori.
Studiate sempre il nemico poiché se saprete qual è la sua vera natura, saprete qual è anche l’antidoto per liberarsi di questa infezione.
L’antidoto può essere soltanto uno. Ricostruire quelle mura che la scuola di Francoforte ha abbattuto. Ricostruire le fondamenta del vero cattolicesimo pre-conciliare.
Rimettere, più semplicemente, la chiesa al centro del villaggio.
Cesare Sacchetti