In una intervista rilasciata al TG1 e ripubblicata il 13 gennaio, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha affermato che Roma «parteciperà sicuramente» a una eventuale missione militare sul Mar Rosso in supporto dell’operazione Prosperity Guardian lanciata dagli Stati Uniti, essendo l’Italia «il Paese più colpito» dalla notevole riduzione del commercio marittimo causato dalle milizie yemenite. Queste parole sono state confermate anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in uno degli incontri di Forza Italia a cui sta partecipando in questi giorni avrebbe dichiarato che il governo è «pronto ad insistere perché i compiti della missione Ue si allarghino». Ciò a cui farebbe riferimento Tajani è la missione Atalanta, impegnata fino a oggi nella lotta alla pirateria nel Corno d’Africa, che potrebbe venire riqualificata in una operazione militare contro gli Houthi nel Mar Rosso. Arriva così la smentita di quelle che parevano essere le prime intenzioni dell’Italia nei confronti delle milizie Houthi, che proprio attraverso le parole di Tajani non sembrava volere venire coinvolta senza prima il necessario consenso del Parlamento; e proprio questo consenso verrebbe scavalcato da una eventuale ritraduzione della missione Atalanta, a cui in questo momento solo gli spagnoli paiono stare ponendo un veto.
Il Governo italiano si era già espresso a sostegno dell’operazione militare condotta da USA e Gran Bretagna. Già il 12 gennaio, infatti, in una nota di Palazzo Chigi, l’esecutivo confermava il proprio “deciso sostegno” alla missione lanciata da Washington, senza tuttavia specificare nulla su un eventuale appoggio militare, che al contrario alcune fonti reputavano avesse rifiutato di fornire. Nonostante l’assenza di sostegno militare, in una seduta della Camera tenutasi il 10 gennaio, Tajani ha risposto a una domanda di Benedetto Della Vedova, sostenendo di avere messo a disposizione per l’operazione la brigata Virginio Fasan. Questa era precedentemente inserita all’interno dell’operazione “Atalanta” dell’Unione Europea, lanciata contro la pirateria nel Corno d’Africa, e si profila essere la prima di almeno tre brigate di Paesi appartenenti all’Unione che verranno fornite in sostegno di “Prosperity Guardian”.
La stessa operazione “Atalanta”, sarebbe inoltre oggetto di possibile revisione da parte dell’Unione, che starebbe considerando l’idea di trasformarla in una operazione in sostegno a Stati Uniti e Gran Bretagna nel Mar Rosso. Ad appoggiare la riqualificazione della missione “Atalanta”, assieme all’Italia, vi sarebbero anche Francia e Germania, ma i tre Paesi trovano la resistenza della Spagna, che vi si oppone sin dall’inizio del lancio di “Prosperity Guardian”. L’idea di cambiare la destinazione di “Atalanta” non è infatti una novità a Burxelles, e se ne parla ormai da quando gli USA hanno lanciato la propria operazione militare. La questione, lungi dall’essere una macchinosa faccenda burocratica, permetterebbe ai vari Stati coinvolti, prima fra tutti l’Italia, di ridurre i tempi di azione nel Mar Rosso, e consentirebbe a Roma di aggirare la necessità di approvazione di uno specifico decreto in Consiglio dei ministri e il successivo ottenimento dell’autorizzazione da parte del Parlamento. Insomma, se un’operazione marittima già in atto venisse trasformata in una missione di sostegno a “Prosperity Guardian”, l’Italia sarebbe libera di fornirvi le proprie navi senza passare dal Parlamento.
A detta di Crosetto e Tajani, l’Italia starebbe sollecitando l’Europa affinché si ritraduca una delle missioni marittime già in atto, o perché – visto il veto della Spagna – se ne lanci un’altra da affiancare a “Prosperity Guardian”. Secondo ilPost, Italia, Francia e Germania starebbero così considerando l’idea di lanciare una nuova operazione militare coordinandosi in fatto di pattugliamento, ma lasciando che ogni Paese decida in materia di autodifesa. Rafforzare la presenza europea sul Mar Rosso è per l’attuale esecutivo di fondamentale importanza, poiché l’Europa, e in particolare l’Italia, è stata particolarmente colpita dal drastico calo del traffico marittimo: con le proprie azioni di rappresaglia, i ribelli Houthi, che da poco dopo lo scoppio del conflitto a Gaza pattugliano il Mar Rosso in nome del sostegno alla Palestina, hanno infatti ridotto il commercio sul Mar Rosso di quasi la metà.
Gli Houthi sono un gruppo ribelle sciita appoggiato da Teheran sin da quando nel 2014 prese con la forza la capitale dello Yemen Sana’a. Tra le varie milizie del blocco filo-iraniano, gli Houthi sono quelli che più hanno manifestato il proprio sostegno alla Palestina, forse anche per la loro particolare posta in gioco: il gruppo è infatti sin dalla propria nascita anti-saudita, e, con i propri attacchi, che andranno avanti fino a che Israele non interromperà i propri bombardamenti sulla Striscia, oltre a stare provando di essere un fido alleato di Teheran, starebbe anche dimostrando di essere un interlocutore di degno rispetto di Riyad. Con “Prosperity Guardian” il rischio di escalation sulla penisola arabica è ampio, soprattutto se anche l’Europa dovesse trovarsi coinvolta direttamente: gli Houthi hanno infatti dichiarato apertamente che chiunque avrebbe provato ad attraversare il Mare in sostegno a Israele sarebbe stato attaccato, ma anche che chi avesse dato una mano ai propri rivali lasciandoli passare dal proprio territorio sarebbe diventato automaticamente un nemico.
[di Dario Lucisano]