famiglia ZAR di Russia

di Cesare Sacchetti

La Russia non può chiudere con il suo passato senza prima essersi guardata dentro.

E il passato della Russia è fatto di dolore, sangue e martiri

La Russia per larga parte del secolo scorso è stata la nazione dalla quale si sono diffusi gli errori che poi hanno procurato altrettanto dolore e altrettanta morte in molti altri Paesi.

Sono gli errori del comunismo come disse la Madonna a Fatima nel 1917, che lasciò precise istruzioni alla Chiesa Cattolica sulla rivelazione dei suoi tre segreti o sulla terza parte del segreto, a seconda delle differenti letture degli esperti, che sono state purtroppo fino ad ora disobbedite.

La Madonna chiese alla Chiesa di consacrare la Russia al Cuore Immacolato per evitare che questa continuasse ad essere piagata dal comunismo e per evitare che tale piaga si diffondesse altrove.

La Chiesa non ascoltò e non obbedì, tantomeno rivelò la terza parte del segreto di Maria nella quale si parlava espressamente dell’apostasia che avrebbe colpito la Chiesa Cattolica.

A Giovanni XXIII spettava il compito per primo di obbedire alle richieste della Madonna che disse che la terza parte avrebbe dovuto essere rivelata entro il 1960, richiesta che non venne accolta da Roncalli, iniziato alla massoneria, poiché, ai suoi occhi, obbedire ai comandi della Vergine sarebbe stato un atto di autoaccusa.

Nemmeno gli altri pontefici obbedirono alla Vergine e ognuno di essi si è fatto portavoce di eresie e di apostasie che rinnegano l’autentica tradizione millenaria della Chiesa Cattolica.

La Russia ancora oggi attende la sua consacrazione al Cuore Immacolato, nonostante oggi essa non c’entri nulla contro l’insanguinata e sanguinaria URSS fondata dai bolscevichi.

Il sangue scorre sin dal principio sulla rivoluzione bolscevica, poiché dietro di essa non esisteva alcuna volontà di risollevare le sorti del proletariato russo, ma quella piuttosto di sottometterlo e di massacrarlo, in quanto cristiano e odiato dai comunisti russi, in larghissima parte di origine ebraica.

Erano di origini askenazite Lenin, Trotskij, Zinoviev, Kamenev e tanti altri nomi protagonisti della rivoluzione che ricevevano ingenti finanziamenti  da parte di Jacob Schiff e Paul Warburg, esponenti di primissimo piano della finanza di New York, il posto dove sulla carta meno ci si attenderebbe un sostegno al comunismo, ma soltanto se si resta da una visione superficiale dell’analisi storica e politica.

Il comunismo, sin dagli esordi, ha goduto del sostegno della finanza rothschildiana che ha finanziato le due internazionali tenutesi nel 1800, e ha avuto anche l’appoggio indiscusso della massoneria, tanto che questa partecipò alla stesura del manifesto del partito comunista ben prima che Karl Mark e Friedrich Engels, filosofi politici tedeschi di origine ebraica, lo pubblicarono nel 1848.

La rivoluzione del 1917 e l’arresto dello zar Nicola II

Uno degli eventi più insanguinati con i quali la Russia ancora sta facendo i conti alla ricerca di tutta la verità sulla rivoluzione bolscevica è l’eccidio dello zar, Nicola II, e della sua famiglia, composta dalla moglie Alexandra Feodorovna e dai suoi figli Olga, Tatiana, Maria, Anastasia, e Alexei.Lo zar Nicola e la sua famiglia

Nella Russia imperiale dell’epoca regna il caos e il disordine e lo sconforto è diffuso per le perdite che il Paese stava attraversando al fronte nella prima guerra mondiale, nella quale la Russia si trovava schierata contro gli imperi centrali e a fianco delle potenze Occidentali.

Le dure condizioni portate dalla guerra si rivelano lo scenario ideale per personaggi quali Jacob Schiff che già nel 1905 avevano tentato, senza riuscirci, di rovesciare lo zar per mettere al suo posto il solito manipolo di comunisti assassini.

Stavolta l’occasione era davvero propizia e le condizioni erano ideali per farlo. I rivoluzionari trovano il terreno fertile per spingere verso l’abdicazione Nicola II nel marzo del 1917, il quale sarà sostituito da un governo provvisorio guidato prima dal principe Lvov e  poi nei mesi precedenti la rivoluzione d’Ottobre da Alexander Kerensky , un avvocato russo anch’egli di origini askenazite.

Kerensky ebbe un ruolo decisivo nella successiva rivoluzione d’Ottobre e si può dire che senza di lui questa non avrebbe mai avuto successo, in quanto fu l’allora primo ministro russo a consentire il rimpatrio di tutti i bolscevichi che erano stati espulsi dallo zar negli anni precedenti e ai tempi della prima rivoluzione del 1905.

Le forze del caos hanno sempre degli alleati interni per riuscire nei loro piani e Kerensky si è rivelato una loro potente sponda, anche considerato il fatto che fu sempre lui a ordinare l’arresto dello zar Nicola II nel marzo del 1917 quando l’avvocato russo ricopriva il ruolo di ministro della Giustizia prima di diventare egli stesso primo ministro nel luglio successivo.

Apparentemente a spingere per l’arresto e la caduta della monarchia in Russia, oltre alle citate forze finanziarie di New York, fu il loro alleato politico, il governo di Londra, che temeva che lo zar potesse firmare una pace separata con la Germania e mandare così definitivamente all’aria gli sforzi bellici della Gran Bretagna, che sotto il governo di David Lloyd George e del ministro Balfour, autore della famigerata dichiarazione rivolta a Lord Rothschild, era già nelle mani della lobby sionista che volevano che il conflitto proseguisse per far cadere l’impero Ottomano e impossessarsi della Palestina e, al tempo stesso, per liberarsi della vecchia nemesi della Russia zarista imperiale.

E’ noto che purtroppo entrambi i propositi ebbero successo. La macchina della sovversione era potente e la via di salvezza che era stata offerta dalla Madonna a Fatima non venne purtroppo ascoltata.

Kerensky prepara il terreno per la presa del potere dei bolscevichi che inizieranno il loro regno di sangue e di terrore che porterà al massacro di tantissimi cristiani e alla chiusura delle chiese.

Il vero grande obiettivo però era lo zar. I bolscevichi non volevano che Nicola II restasse in vita perché temevano che la sua figura avrebbe potuto rappresentare quel simbolo di resistenza e di fedeltà alla patria e alla fede cristiana che avrebbe potuto rovesciare a sua volta il governo bolscevico.

La famiglia reale viene detenuta nel 1918 nella celebre Ekaterinburg, che poi prenderà il nome di Sverdlovsk, in “omaggio” ad uno dei carnefici della famiglia reale, il bolscevico ebreo Sverdlov.

I bolscevichi e i comunisti erano talmente megalomani che amavano dare alle città i loro nomi come accadde anche  San Pietroburgo divenuta Leningrado per poi tornare nuovamente al nome antico una volta caduto il muro di Berlino.

Il massacro della famiglia reale: un rito talmudico?

La storia della strage della famiglia reale però non è stata raccontata al grande pubblico poiché essa nasconde un lato ritualistico e occulto che i media la storiografia liberale non vogliono far conoscere.

Il massacro fu voluto da Lenin in prima persona e dal citato Sverdlov, e probabilmente dallo stesso Trotskij, anche se questi nei suoi diari negli anni’30 scrisse che non era stato informato nemmeno dopo i fatti nonostante ci fosse stata una riunione subito il giorno dopo tra i vertici bolscevichi, alla quale lui prese parte, e questo inficia di molto la sua testimonianza e il racconto del suo diario.

Il giorno prima del massacro, il 16 luglio del 1918, venne in gran segreto un treno speciale da Mosca a Ekaterinenburg, sul quale viaggiava un rabbino che si premurava di coprirsi il volto per non farsi riconoscere.

Il rabbino, come racconta l’autore inglese Mike Walsh, venne accolto con il massimo riguardo, a dimostrazione che i bolscevichi erano molto lontani dall’essere “asettici” in termini di fede, quando al contrario, molti di essi, erano ebrei praticanti e osservavano anche le prescrizioni del Talmud, come nel caso di Iona Yakir, comandante dell’armata rossa che sotto la sua divisa portava la tipica veste ebraica chiamata Tzittzit.

Iona Yakir

Il rabbino venne per uno scopo preciso, ovvero quello di scrivere quegli strani simboli cabalistici ed esoterici che sono stati trovati sul muro della stanza nella quale è stato massacrato lo zar con la sua famiglia.

A parlare di questi simboli è stato, tra gli altri, uno dei primi ad indagare sulla strage, il giornalista britannico Robert Wilton, che riferì, già nel 1919, che sul muro della casa di Ipatiev dove avvenne il massacro erano presenti questi simboli ““1918 года” , l’anno 1918, assieme alla sequenza numerica “148467878 р” and “87888”.

Oltre a questa sequenze numeriche sui muri sono state trovate anche queste scritte che sono una citazione del poeta tedesco di origini ebraiche, Henrich Heine.

Le scritte trovate sui muri dove avvenne il massacro della famiglia reale zarista

“Belsatzar ward in selbiger Nacht / Von seinen Knechten umgebracht”.

Questa frase si traduce in “Belsatzar è stato, la stessa notte, ucciso dai suoi schiavi” e ciò appare essere un chiaro riferimento a Baldassar, il re babilonese di cui si narra anche nella Bibbia e al quale venne annunciata la propria disfatta attraverso un messaggio sul muro.

Gli assassini dello zar volevano mandare un messaggio simile, a quanto pare. Nicolas II era il re che andava ucciso ai loro occhi in quanto colpevole di aver oppresso gli ebrei in Russia.

La lettera N nel messaggio è stata scritta, come si può vedere nell’ingrandimento, in tre lingue differenti, quali l’ebraico, il samaritano e il greco.

Ad aiutarci meglio nella decodifica di queste lettere e dei suoi significati esoterici è l’autrice Leslie Fry che nel suo libro “Waters Flowing Eastward: The War Against the Kingship of Christ “ dedica un capitolo alle scritte rinvenute sul muro della casa di Ipatiez.

Leslie Fry spiegò che attraverso l’interpretazione della cabala e del Talmud ebraico, il messaggio che viene ricavato dalla lettura di quelle lettere è il seguente.

“Qui il re è stato colpito al cuore come punizione per i suoi crimini.”

Non c’è dubbio che chiunque abbia scritto quel messaggio avesse una conoscenza profonda dei citati testi “sacri” dell’ebraismo moderno che hanno sostituito la torah, ovvero la legge mosaica dell’Antico Testamento.

Gli assassini che diressero il massacro sono Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin, Pyotr Voykov, Beloborodov Alexander Georgievich, Konstantin Myachin e Georgy Safarov.

Da in alto a sinistra verso destra: Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin, Pyotr Voykov, Beloborodov Alexander Georgievich, Konstantin Myachin e Georgy Safarov

Gli esecutori materiali invece sono Peter Ermakov, Mikhail Medvedev, Pavel Medvedev,  Yakov Yurovsky e Grigory Nikulin.

Dopo che l’intera famiglia venne sterminata a colpi di pistola e baionetta, e dopo che la stanza divenne un mattatoio talmente era il sangue che scorreva dai corpi delle vittime, gli assassini si incaricarono di smembrare i corpi e di depositarli in una cava mineraria, non prima di aver cosparso acido solforico per distruggere quanto restava di essi, proposito non del tutto riuscito perché dei resti della famiglia reale sono stati successivamente trovati.

La stanza nella quale avvenne la strage dello zar e della sua famiglia

La storia di questo massacro, come si vede, contiene elementi certamente politici e finanziari, in quanto le potenze che volevano liberarsi dello zar erano quello del movimento sionista mondiale, ma ci sono anche fortissimi elementi esoterici e occulti che rendono del tutto evidente che in quella stanza nella casa di Ipatiev, a Ekaterinenburg, è stato consumato un rituale di magia nera.

La Chiesa Ortodossa russa lo aveva annunciato già qualche anno fa ed è per questo che si era formata una commissione d’inchiesta apposita, composta anche dal vescovo Tikhon, molto vicino a Vladimir Putin.

La verità sul massacro dello zar e sui mandanti di quella strage è certamente importante per la Russia ma lo è anche per il mondo intero.Gli architetti del caos e della rivoluzione permanente sono gli stessi da secoli.

Fonte

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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