Redazionale di Strategic Culture Foundation

Il mondo è sull’orlo del baratro. La verità è che solo la formidabile potenza di fuoco di Russia e Cina sta mantenendo la pace di fronte alla criminale aggressione degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti si definiscono in termini di somma zero. Il suo mito nazionale – indulgiamo per un attimo a questa assurda arroganza – è quello di essere una nazione eccezionale nella storia del mondo. Pensano di essere il leader indispensabile del “mondo libero”, un esempio di virtù democratica e di possedere la forza militare più potente e benevola che il mondo abbia mai visto. Fortunatamente, molti cittadini americani perbene sanno che si tratta di una sciocchezza propagandistica. Tuttavia, la sua classe politica e i suoi compiacenti mass media considerano gli Stati Uniti come la suprema e unica potenza mondiale. Tutte le altre nazioni devono rendere omaggio a questo egemone provetto. Qui si nasconde una contraddizione fatale. Questa insostenibile definizione è essenziale per giustificare i suoi presunti privilegi. Eppure, così facendo, gli Stati Uniti non riescono ad accettare alcuna autentica uguaglianza o reciproco rispetto, essenziali per relazioni multilaterali pacifiche. Devono essere il capobranco, a tutti i costi. Questa è la definizione dell’imperialismo. I fattori concomitanti sono l’aggressività, la belligeranza, l’illegalità e la doppiezza – ovviamente, il tutto celato da una retorica incredibilmente virtuosa, o in breve, dalla propaganda. I cosiddetti alleati non sono altro che servili lacchè che incrementano le ambizioni globali americane. Di conseguenza, quando il mondo reale non corrisponde alla mitica cognizione di sé stessi degli Stati Uniti, si verifica una crisi esistenziale ineluttabile.

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Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale