Luglio è stato un mese molto caldo, non solo per ciò che riguarda la meteorologia – e non certo per la bufala dei cambiamenti climatici – ma soprattutto per ciò che riguarda la geopolitica.
Abbiamo visto come il presidente Trump sia stato vittima di una elaborata cospirazione che ha cercato di ucciderlo durante il suo comizio a Butler, in Pennsylvania, lo scorso 13 luglio.
Ancora oggi i media non hanno rivelato nulla di tutte quelle tracce del complotto che chiamano in causa i vertici della finanza internazionale.
Nulla è stato detto da costoro sul fatto che il giorno prima dell’attentato, il 12 luglio, un fondo di investimenti, l’Austin Wealth Management, molto legato alla lobby sionista e al colosso finanziario BlackRock, si riversava sui mercati per piazzare migliaia di scommesse al ribasso contro il titolo del gruppo mediatico di Trump.
Qualche attento osservatore dei mercati lo ha fatto notare. Non si piazzano scommesse al ribasso il giorno prima i raduni di Trump, in quanto sono previsti dei rialzi del suo titolo in borsa, non dei cali, e quindi chi fa una operazione del genere in borsa, vuol dire che sa molto bene che qualcosa di estremamente negativo sta per accadere alla persona che possiede una certa società, in questo caso Donald Trump.
Non ci è stato detto nemmeno nulla sul fatto che la vetreria dal quale avrebbe sparato Thomas Crooks, cecchino di origini ebraiche, era di proprietà di BlackRock che dopo il fallito attentato si è affrettata stranamente a vendere la proprietà, quasi a voler tentare di recidere ogni legame tra quanto accaduto e il fondo di investimenti.
BlackRock poi salta fuori nuovamente sempre in relazione a Crooks, che studiava nella scuola di questo fondo, una circostanza che dovrebbe far chiaramente capire che ovunque nella cospirazione per uccidere Donald Trump si vede costante la presenza di questo conglomerato dell’economia mondiale – che sotto il suo stretto anonimato custodisce le ingentissime risorse dei Rothschild, dei Rockefeller e degli altri signori della finanza askenazita mondiale – e non certo quella dell’Iran, come sono impegnati a far credere i media Occidentali nel loro depistaggio.
A luglio però non c’è stato soltanto il complotto per uccidere Donald Trump, ma anche quello per fare fuori l’altra grande nemesi del Nuovo Ordine Mondiale, ovvero la Russia di Vladimir Putin.
La storia degli attentati contro Putin
Non è la prima volta che determinati ambienti cercano di eliminare il presidente russo. Se diamo uno sguardo alla letteratura, per così dire, degli attentati subiti da Putin dobbiamo risalire almeno all’inizio degli anni 2000, quando l’ex direttore dell’intelligence russa subì un attentato contro la sua vita mentre presenziava al funerale del politico russo, Anatoly Sobchak.
Non è stata quella l’unica occasione nella quale Putin ha subito un attentato. Secondo quanto riferito da lui stesso, il presidente russo sarebbe sopravvissuto almeno a 5 attentati contro la sua persona in quella che è una guerra contro di lui che procede da almeno 24-25 anni.
Questa caccia al nuovo zar della Russia si spiega con la frattura che egli ha provocato rispetto al precedente decennio degli anni’90, nei quali i veri signori del potere erano quegli oligarchi askenaziti che si sono adoperati con ogni mezzo per porre fine alla presidenza di Putin.
La Russia degli anni’90 era infatti difficilmente definibile come uno Stato sovrano, in quanto, come ha raccontato lo stesso presidente russo, all’epoca i vari ufficiali della CIA si trovavano nei posti chiave del Paese, e il presidente Eltsin, così amato dall’anglosfera e deriso nei consessi internazionali per il suo alcolismo, non era altro che l’utile idiota di quei poteri che avevano trasformato la Russia post-sovietica in una enclave governata da rapaci finanzieri senza scrupoli e dallo stato profondo di Washington.
Questa guerra per rovesciare il presidente Putin non si è mai interrotta ed è proseguita anche nelle settimane più recenti, quando sarebbe stato scoperto direttamente dal servizio segreto russo, l’FSB, un altro piano per uccidere il presidente.
Secondo quanto riferisce la TV di Stato russa, Rossiya 1, stavolta a concepire un piano per eliminare il capo di Stato russo sarebbero stati i famigerati servizi segreti ucraini che contavano di uccidere Putin il giorno della parata della Marina, che in Russia ricorre il 28 luglio.
A rivelare il complotto è stato un esponente del governo, quale il vice-ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, che ha definito come “folle” il proposito dei nazisti ucraini di voler uccidere Putin.
Ryabkov afferma che qualora questo piano fosse riuscito ciò avrebbe portato ad un grave deterioramento dei rapporti tra Stati Uniti e Russia, già non certo idilliaci e normalizzati soltanto da Trump, tanto da rischiare un conflitto tra i due Paesi, che altro non è che lo scenario che determinati personaggi ai vertici del potere mondialista vogliono a tutti i costi.
Il mondialismo e la ricerca della terza guerra mondiale
I lettori ricorderanno che prima della sua sconfitta alle presidenziali del 2016, Hillary Clinton, scriveva su Twitter, oggi X, che qualora il presidente degli Stati Uniti avesse dato l’ordine di lanciare un attacco nucleare, la gerarchia militare chiamata in causa per eseguirlo non si sarebbe potuta tirare indietro, dal momento che il presidente è il comandante in capo e i suoi ordini non possono essere disattesi.
Il tweet di Hillary Clinton su come deve essere eseguito un attacco nucleare
Sembrava di essere piombati nelle trame del film Wargames, laddove venivano affrontate le tematiche di come ridurre al minimo l’intervento umano in caso di guerra nucleare per evitare appunto rifiuti di eseguire degli ordini che avrebbero significato la fine del mondo per come lo si è conosciuto.
Hillary Clinton sembrava ossessionata da questa “esigenza”. Alla candidata del partito democratico interessava che i suoi ordini da futuro presidente non fossero disattesi anche se questi avrebbero significato una guerra nucleare con la Russia, poiché è questo ciò che i signori del caos vogliono e sono stati loro stessi a rivelarlo come si può leggere nella famigerata corrispondenza epistolare tra i due massoni di alto grado, Pike e Mazzini, e come si può vedere anche nel film distopico “Gaia” del fondatore del M5S, Gianroberto Casaleggio, che auspicava una guerra nucleare per consentire al Leviatano mondiale di vedere finalmente la luce.
A fermare questo piano cospiratorio sarebbero stati, come detto, i servizi russi ma è altrettanto interessante notare che Mosca avrebbe chiamato Washington per chiedere assistenza nello sventare questa manovra eversiva che avrebbe precipitato il mondo nel caos globale.
Secondo quanto riferisce lo stesso Ryabkov, ci sarebbe stata infatti una conversazione telefonica tra le due parti lo scorso 12 luglio, e la tempistica è molto interessante perché questo scambio precede di due giorni il tentato omicidio contro Donald Trump.
A chiamare il governo americano sarebbe stato il ministro della Difesa, Andrei Belousov, che avrebbe chiesto al suo omologo, il segretario alla Difesa Lloyd Austin, di fermare il tentativo di omicidio studiato dai servizi ucraini contro il presidente Putin.
Il governo americano, da parte sua, ha negato qualsiasi coinvolgimento in questa cospirazione ed è ragionevole pensare che i russi non avevano neanche bisogno in realtà di chiamare in causa Washington per sventare il piano, visto che erano molto bene informati sulle manovre dei nazisti ucraini.
Ryabkov non ha detto di più sul contenuto della conversazione tra Belousov e Lloyd Austin, ma è ragionevole pensare che Mosca più che chiedere un eventuale aiuto agli Stati Uniti, volesse chiedere conto di un loro possibile coinvolgimento nella cospirazione oppure che i russi volessero far sapere al governo americano che era stato orchestrato un piano per uccidere Putin.
Non va dimenticato che ancora ad oggi è un rebus irrisolto quello su chi sono i veri governanti della Casa Bianca, se si considera che Joe Biden non è chiaramente in grado di intendere e di volere, e, in aggiunta a questo, se si prende anche in esame il fatto che il corso della politica estera di Washington non si è spostato rispetto a Trump come avrebbe dovuto fare sulla carta.
I russi sono probabilmente molto meglio informati su chi è veramente in controllo della Casa Bianca e forse hanno voluto fargli sapere che c’era questo piano per avvertirli delle manovre destabilizzanti che determinati personaggi erano pronti a mettere in atto.
A nostro avviso per ciò che riguarda il ruolo degli ucraini occorre chiamare in causa altri poteri.
Appare impossibile pensare che da solo il servizio segreto ucraino potesse organizzare ed eseguire un simile colpo senza l’assistenza di qualche potenza straniera dotata di una struttura di intelligence molto più organizzata e con mezzi finanziari e militari di gran lunga superiori a quelli di una Ucraina ormai ridotta allo sbando.
L’identikit di questa potenza potrebbe essere a tutti gli effetti quello della Gran Bretagna, dal momento che gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo molto più defilato nel sostegno agli ucraini, mentre Londra è stata in prima linea nel fornire assistenza a Kiev e nella esecuzione di tutta una serie di gravissime provocazioni contro Mosca.
L’Ucraina di Zelensky è poi strettamente legata anch’essa al citato fondo di investimenti BlackRock, al quale il presidente ucraino ha gentilmente svenduto una intera porzione di territorio ucraino sul quale il fondo di investimenti conta poi di poter fare i suoi affari, anche se questa eventualità sembra allontanarsi sempre di più poiché il futuro di Zelensky e dell’Ucraina stessa è tutt’altro che chiaro, ma piuttosto molto nebuloso.
Se guardiamo poi con attenzione ai bersagli di questi attentati vediamo che erano rivolti contro quelli che sono i due principali oppositori del mondialismo, e contro coloro che rappresentano gli ostacoli più grandi per la nascita di una governance mondiale.
L’alleanza tra Trump e Putin ha mandato a monte il piano di Davos
Questa alleanza tra Stati Uniti e Mosca da tempo tormenta non poco Davos e la finanza dei Rothschild, poiché se le prime due potenze mondiali siglano un’alleanza per il reciproco rispetto della sovranità nazionale e si oppongono all’idea di un governo unico globale, quest’ultimo proposito è destinato a restare una chimera.
La vera e propria campagna di menzogne inaugurata nel 2016 attraverso la bufala del Russiagate serviva proprio allo scopo di minare o azzoppare i propositi di Trump di stabilire dei rapporti più stretti con il Cremlino, uno scenario che era ed è considerato una nemesi da Hillary Clinton e tutti i poteri del globalismo che sostenevano la sua campagna.
Soltanto la “defezione” americana difatti era più che sufficiente a mandare a monte l’idea del governo mondiale, come era ben conscio uno dei membri di tale piano, Henry Kissinger, e se agli Stati Uniti si aggiungono Russia e Cina, tale proposito diventa chiaramente impossibile.
L’opposizione di Stati Uniti, Russia e Cina evoca quanto disse Q, che si ritiene essere un gruppo di intelligence militare vicino a Trump, il quale scrisse che Trump, Putin e Xi Jinping erano in opposizione al Nuovo Ordine Mondiale.
I Rockefeller e le altre famiglie della finanza newyorchese, da par loro, stavano da tempo lavorando ad una “tempesta perfetta”, ovvero una crisi globale artificiale di massime proporzioni dal quale sarebbe poi dovuto scaturire il tanto agognato supergoverno mondiale.
La simulazione pubblicata proprio dalla fondazione Rockefeller e dal titolo “Operazione Lockstep” sembrava aver scelto lo scenario “pandemico” come la strada maestra da intraprendere per precipitare il mondo in uno stato di generale repressione autoritaria.
Le nazioni sarebbero state sostituite da dei conglomerati regionali molto simili a quelli concepiti dal conte Kalergi e da Winston Churchill che già a Copenaghen nel 1950 chiedeva la formazione di un governo mondiale.
Era tutto pronto. E’ questo in realtà un piano molto antico che risale ai tempi del secolo dei Lumi, quando Adam Weishaupt, nei suoi scritti, rivelava che la sua setta, gli Illuminati di Baviera fondati nel 1776, non aveva altra aspirazione che quella di cancellare la precedente civiltà cristiana e di annullare i confini delle nazioni per lasciare il posto al dominio della massoneria e della sua repubblica universale.
I cospiratori però non hanno fatto i conti con quei politici che hanno detto no a questo infernale cospirazione per ridurre in schiavitù il mondo intero.
La farsa pandemica aveva tutte le caratteristiche ideali per la crisi perfetta, quella che consentisse di abbattere definitivamente quello che restava della precedente civiltà e spianare la strada ad una tirannia globale nella quale il credo luciferiano sarebbe stato praticato apertamente.
Teosofi come David Spangler sono stati molto espliciti al riguardo. Nessuno potrà entrare nel Nuovo Ordine Mondiale senza aver primo avuto una iniziazione luciferiana, e il vaccino, e il suo contenuto, in questo senso è sembrato essere una sorta di anticipazione del futuro marchio della Bestia ancora, per fortuna, molto lontano da venire.
La crisi artificiale però non ha partorito il risultato sperato. La farsa si è a poco a poco spenta e la distanza tra i popoli, ormai tramortiti e disillusi dalla democrazia liberale, e le classi dirigenti fedeli a Davos, al Bilderberg e alle massonerie si è fatta sempre più profonda.
Sono ormai davvero in pochi ancora a credere alle bugie di questi signori. A luglio quindi i signori del caos sembrano essersi giocati il tutto per tutto.
Hanno messo in atto un doppio piano. Hanno prima provato ad uccidere il presidente Trump, vivo per una circostanza che appare un miracolo divino, e poi hanno concepito un altro omicidio, quello del presidente Putin.
Non solo sono stati sventati due questi tentativi ai danni di Trump e Putin, ma persino un terzo concepito ai danni del primo ministro ungherese Orban contro il quale si preparava un attentato esplosivo contro la sua auto il 5 luglio, il giorno nel quale si recava all’aeroporto per volare a Mosca.
Il premier magiaro è da tempo sulla lista nera dell’Unione europea, tanto che non poche volte sono arrivate velate minacce da Bruxelles verso Budapest, soprattutto dopo che Orban ha dato vita ad una serie di iniziative diplomatiche dopo la nomina dell’Ungheria a presidente di turno del Consiglio UE, tutte volte a stabilire dei rapporti più stretti con il Cremlino.
A Bruxelles sono anni che il primi ministro magiaro è finito sulla lista nera di George Soros che ha più volte cercato, senza fortuna, di scatenare anche in Ungheria le sue rivoluzioni colorate, vero e proprio marchio di fabbrica del principe della sovversione internazionale, legato alla sempre presente famiglia Rothschild.
A luglio le forze infernali che vogliono trascinare il mondo verso il caos generalizzato si sono letteralmente scatenate.
La bestia ferita del globalismo è ben consapevole che la sua fine è vicina e il mese passato si è giocata il tutto per tutto, tanto da mostrare al mondo intero, ancora una volta, qual è la vera natura di questa battaglia e qual è la vera natura di coloro che vogliono a tutti i costi edificare il loro totalitarismo mondiale.
Il Nuovo Ordine Mondiale ha provato a togliere di scena coloro che hanno mandato a monte il Grande Reset e ha fallito miseramente.
Il meccanismo che si è messo in moto dopo il 2021 appare irreversibile. Non appare esserci scampo per invertire la crisi del mondialismo.
Non appare esserci scampo per i nemici di Dio e dell’umanità intera.