La sua pubblicazione era stata rinviata a dopo le elezioni europee e ora, in seguito alla rielezione di Ursula von der Leyen a capo della Commissione e dopo che il partito della premier italiana, Giorgia Meloni, non le ha votato la fiducia, la Commissione Europea ha deciso di rendere pubblici i contenuti di un rapporto molto duro contro il governo italiano sullo stato di diritto. Nel documento europeo, stilato dal Commissario alla Giustizia, si esprimono perplessità sulle modifiche promosse dall’esecutivo sull’assetto del sistema giudiziario e si criticano la riforma della Giustizia, perché l’abolizione dei reati di abuso d’ufficio e traffico di influenze «potrebbe avere implicazioni per le indagini e l’individuazione di frodi e corruzione», e la riforma del “premierato”, che andrebbe a limitare il contrappeso del presidente della Repubblica accentrando il potere nel governo. Pesante è anche il giudizio sullo stato dell’informazione nel nostro Paese, segnato dal pericolo di una «restrizione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini di essere informati».

Il sistema giudiziario

Il primo capitolo del dossier riguarda il sistema giudiziario italiano. In primis si dà atto che il grado di indipendenza della magistratura percepito nel nostro Paese resta, tra i cittadini, alquanto basso, con una percentuale del 36%. La Commissione europea riporta le preoccupazioni espresse dall’Associazione Nazionale Magistrati su numerosi aspetti della normativa di attuazione della riforma del sistema giudiziario, tra cui «il colloquio il psico attitudinale per le toghe e la regolamentazione della procedura di valutazione dei magistrati». Rispetto al progetto di riforma del governo sulla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, nel report si legge che l’ANM ha «espresso preoccupazioni sull’istituzione di due Consigli superiori distinti, che a suo parere ne indebolirebbe l’autorità in quanto organi di autogoverno della magistratura (rispetto all’attuale, unico Consiglio superiore della magistratura), e sulla nuova procedura di nomina, che inciderebbe negativamente sulla rappresentanza dei magistrati nei Consigli superiori». L’Europa solleva inoltre espliciti «dubbi» sul passaggio dall’attuale sistema elettivo dei magistrati a una designazione esclusivamente mediante sorteggio, poiché, secondo le norme europee, «almeno la metà dei membri dei Consigli di giustizia dovrebbero essere magistrati scelti dai loro pari». Una nota positiva, secondo la Commissione, riguarda i «notevoli miglioramenti nell’assunzione di nuovi magistrati e personale amministrativo» e la piena digitalizzazione del processo civile. Si scrive inoltre che «sono stati compiuti ulteriori progressi per migliorare la digitalizzazione degli organi giurisdizionali penali e delle procure, anche se sussistono problemi nell’attuazione» e che «la durata dei procedimenti ha continuato a diminuire, anche se costituisce tuttora un grave problema».

La corruzione

Passando a esplorare il quadro anticorruzione, le autorità europee attestano che «la percezione fra gli esperti e i dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico continui ad essere relativamente elevato». Un giudizio severo viene rivolto ai contenuti del disegno di legge che abroga la fattispecie dell’abuso d’ufficio e limita l’ambito di applicazione del reato di traffico di influenze illecite da poco approvato dal Parlamento. «La criminalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze illecite – evidenzia il dossier – è prevista dalle convenzioni internazionali sulla corruzione ed è quindi uno strumento essenziale per le autorità di contrasto e le procure ai fini della lotta contro la corruzione corruzione». Nel report si afferma inoltre che «i portatori di interessi hanno osservato che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio potrebbe comportare una diminuzione dei livelli di rilevamento e investigazione della frode e della corruzione» e che «la riduzione dell’ambito di applicazione del reato di traffico di influenze illecite dovrebbe essere controbilanciata da norme più rigorose in materia di lobbying». In merito alle proposte di modifica dei termini di prescrizione, attualmente all’esame dell’Aula, si evidenzia che le autorità giudiziarie «temono che questa evoluzione possa compromettere l’efficacia dell’azione penale e della decisione giudiziaria in merito ai reati, compresi i casi di corruzione ad alto livello». Il report sancisce inoltre che in Italia «non si registrano ulteriori progressi nell’adozione di norme complessive sul lobbying e nell’istituzione di un’impronta legislativa» – che pure erano state richieste dalla Relazione sullo Stato di diritto dello scorso anno -, che viene «percepita come una delle principali carenze nel sistema di integrità nazionale», nonché «sulla questione del finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali».

La libertà di stampa

Il documento europeo evidenzia la sussistenza di «vari» problemi in merito al pluralismo e alla libertà nei media. Il primo passaggio riguarda il servizio pubblico radiotelevisivo: «Il contratto di servizio concluso tra la RAI e il Governo specifica le modalità di adempimento del mandato di servizio pubblico della RAI, alla quale spetta fornire un’offerta indipendente, imparziale e pluralistica pluralistica – si legge nel report –. Da tempo tuttavia, come indicato dalla Relazione sullo Stato di diritto 2023 e dall’Osservatorio del pluralismo dei media 2024, l’efficacia del sistema di governance nel garantire la piena indipendenza della RAI è motivo di preoccupazione in Italia Italia». Infatti, «i portatori di interessi sottolineano la necessità di una riforma d’insieme d’insieme per garantire che la RAI sia maggiormente al riparo da rischi di ingerenze politiche» e si sono detti «preoccupati per le nuove norme sul pari tempo di presenza in onda (par condicio)», grazie a cui gli esponenti del governo avrebbero goduto di vantaggi rispetto a quelli di opposizione. Viene anche dato spazio alle preoccupazioni dei giornalisti verso quelle «iniziative legislative che disciplinano l’accesso a determinate informazioni giudiziarie e la relativa pubblicazione», ovvero la riforma Nordio e l’emendamento Costa, rispettivamente finalizzati a vietare la pubblicazione delle intercettazioni non utilizzate nel procedimento giudiziario e delle ordinanze di custodia cautelare fino al termine delle indagini, che secondo vari portatori di interessi provocherebbero una «restrizione alla libertà di stampa» ed esporrebbero i cronisti «a un rischio maggiore di eventuali querele per diffamazione».

Il “premierato”

In ultimo, la Commissione Europea rivolge la sua attenzione alla riforma costituzionale del “premierato”, sistema che troverebbe il suo fulcro nell’elezione diretta del presidente del Consiglio, approvato un mese fa dall’Aula di Palazzo Madama. Nel report si sottolinea che «alcuni portatori di interessi hanno espresso preoccupazioni in merito alle proposte modifiche dell’attuale sistema di bilanciamento dei poteri istituzionali, oltre a nutrire dubbi sul fatto che riescano ad apportare maggior stabilità stabilità». Attestando che «preoccupazioni in merito all’impatto del progetto di riforma» sono state espresse nella cornice del dibattito parlamentare «anche da alcuni membri della maggioranza di Governo», il documento dà voce all’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, che ha spiegato che, ove la riforma del governo andasse in porto, «il ruolo del Presidente della Repubblica risulterebbe indebolito rispetto all’attuale assetto istituzionale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle crisi di Governo». Nel rapporto si esprimono inoltre preoccupazioni per il fatto che il progetto «demandi alla legislazione ordinaria la definizione di alcuni aspetti chiave connessi alla riforma (ad esempio, la legge elettorale) il cui testo o i cui principi di base non sono stati pubblicati».

Stefano Baudino

FONTE

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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