Quando Vladimir Putin pronunciò il suo discorso quel lontano giorno di maggio del 2000 probabilmente non se lo aspettava nemmeno lui.
Non si aspettava che da quel momento in poi sarebbe iniziata una nuova era nella storia della Russia e del mondo intero.
Dietro di sé, c’era il cumulo di macerie ereditato da Boris Eltsin, il presidente fantoccio gestito per conto dello stato profondo americano e dei suoi consiglieri economici, su tutti il famigerato Jeffrey Sachs, americano di origini ebraiche, che oggi prova a rifarsi una verginità indossando i panni di critico della NATO.
In quegli anni, la Russia era piombata in un vero inferno. Lo Stato come tale non c’era nemmeno più. A governare erano i famigerati oligarchi, quasi tutti askenaziti, che con il placet della superpotenza americana avevano ridotto il Paese ad un’enclave occupata da clan locali e stranieri dove la fame e la povertà erano all’ordine del giorno.
Se si parla con un russo che ha vissuto quegli anni, e non sono pochi, si potrà avere un quadro ancora più esaustivo della dura vita che il popolo russo conduceva in quell’epoca.
Gorbachev aveva fatto ciò che i suoi referenti dei vari circoli Occidentali gli avevano chiesto di fare. Era giunto il tempo di liquidare l’URSS e di accompagnarla sull’uscio della storia poiché questa aveva abbondantemente servito gli scopi dei suoi creatori, i bolscevichi, quasi tutti di origine ebraica, e lautamente finanziati da banchieri quali Jacob Schiff e Max Warburg.
Allora era giunto il tempo di smantellare quell’impero per lasciare il posto soltanto a quello americano che avrebbe avuto il compito esclusivo di guidare, o meglio imporre, al mondo il dominio di Washington e dell’atlantismo.
Questo è quello che accadde negli anni 90. La NATO, organizzazione ipocritamente definita di contenimento all’URSS, avrebbe dovuto essere sciolta poiché il suo scopo e la sua ragion d’essere erano entrambi esauriti.
Dall’altra parte del Muro, non c’era più il blocco comunista ma ciò non ha impedito all’organizzazione atlantica di espandersi e di annettere a sé diversi Paesi dell’Europa Orientale fino ad arrivare alle porte dei confini russi.
Quando si parla di “aggressione russa” viene da sorridere se si pensa che negli ultimi 30 anni ogni singola guerra è stata provocata o dalla NATO che arbitrariamente bombardava quei Paesi che non si conformavano alla sua volontà politica, oppure dagli Stati Uniti che a sua volta colpiva quei Paesi giudicati una “minaccia” per i poteri sionisti che dominavano Washington.
NATO e Stati Uniti, sono stati questi due poteri a scrivere la storia del mondo, in negativo, negli ultimi 30 anni.
La rinascita della Russia era quell’elemento che atterriva già in quegli anni questi ambienti.
Quando i neocon, un’altra derivazione delle lobby sioniste,scrivevano nel 1997 che occorreva sfruttare il vuoto di potere creato dalla caduta dell’URSS per costruire un superimpero americano, esprimevano indirettamente il timore che un domani l’orso russo si sarebbe potuto rimettere in piedi.
La rinascita della Russia e il contenimento del mondialismo
Ciò accadde quel giorno dI maggio del 2000 quando il testimone del Cremlino passò dalle mani di Eltsin a quelle di Putin.
Lì iniziò la rinascita. Iniziò la bonifica di una nazione e del suo apparato statale profondamente infetto da agenti stranieri della CIA come ha ricordato in passato Putin che raccontò come i vari rappresentanti della intelligence americana dirigessero gli uffici russi dalle loro scrivanie sulle quali sopra c’era la bandierina americana.
Tale era la condizione della Russia. Da potenza a colonia. E il viaggio iniziò lì. 24 anni dopo ci si trova di fronte ad una eredità ed ad un’era, quella di Vladimir Putin, che ha cambiato il corso della storia.
Il risultato straordinario delle elezioni di domenica dimostrano come un intero popolo ormai sia stretto al suo leader da più di 20 anni e come non si abbia alcuna intenzione né da una parte né dall’altra di recidere questa relazione tra il presidente e la sua gente.
Quando Putin stesso, quasi commosso, ha ringraziato i russiper avergli dato il 90% dei suffragi affermando che “siamo un’unica squadra” ha ribadito che il rapporto tra lui e il suo popolo è indissolubile e non può essere sciolto da mani straniere e nemiche della Russia.
Da questa parte del mondo Occidentale invece si è assistito al solito esercizio di ipocrisia quando alcuni quotidiani del mainstream sono arrivati a definire come una “farsa” le elezioni russe in quanto, a loro dire, non c’erano concorrenti veri contro Putin.
Si è indecisi se trasecolare o mettersi a ridere. Coloro che pronunciano queste frasi sono gli stessi che da anni in Europa Occidentale propinano ai popoli europei la farsa, vera, della falsa alternanza tra centrodestra e centrosinistra con le annesse falsi opposizioni di turno, quali il M5S prima, la Lega poi, e da ultimi i vari partitini satelliti di questo sistema, quali quello di Paragone, Rizzo e gli altri.
Sono proprio questi personaggi a mettere il naso in caso della Russia e dire a questa come si fa una elezione “regolare”.
L’Occidente per anni ha accarezzato il suo fantoccio, ovvero Navalny, al quale era stato assegnato il ruolo di vero oppositore a Putin, ma anche quando questi si presentava nessuno lo votava.
I russi, molto semplicemente, non sono interessati a seguire il “modello” di democrazia occidentale e non si comprende perché dovrebbero farlo.
Il vero volto autoritario della democrazia liberale
Cosa c’è da questa parte di così ricco e unico al quale non si può rinunciare a tutti i costi? Chi ha vissuto in Europa Occidentale negli ultimi tempi si è dovuto trovare a fare i conti con la peggiore dittatura distopica che si è mai vista.
Non si poteva uscire di casa qualche tempo fa senza rischiare di essere aggrediti o fermati illegalmente dalle autorità soltanto perché i vari dpcm, illegali a loro volta, di Conte prima e di Draghi poi avevano ristretto arbitrariamente la libertà personale.
Non ci si poteva spostare da una parte all’altra dell’Italia senza fare il test del PCR che è stato sviluppato senza nemmeno avere un campione del virus isolato, ancora oggi assente, e che ha un margine di errore del 97% come ha confermato persino una recente sentenza di un tribunale portoghese.
Non si poteva entrare in chiesa senza rischiare di essere aggrediti e trascinati fuori dal luogo di culto come nemmeno il peggiore dei criminali viene trattato.
Questa è l’Europa e l’Occidente, per non parlare del sistema sociale ed economico che da 30 anni tiene fermi i salari con l’euro, moneta artificiale finanziaria senza Stato, e l’austerità che ha creato una disoccupazione di massa.
La tanto decantata, solo dalla solita intellighenzia ormai, democrazia liberale non ha dato nulla ai suoi popoli.
Ha tolto ai popoli prima il benessere economico consegnando l’Italia e l’Europa agli oligarchi, spesso stranieri, che oggi hanno in mano le risorse strategiche del Paese e poi ha tolto loro anche le libertà personali, consegnando gli italiani e gli europei alla peggiore vita possibile.
Quando questo accadeva, in Russia la vita scorreva normalmente. Nessuno veniva inseguito per le strade perché privo di mascherine e nessuno veniva messa al bando perché privo di vaccino.
Se c’è qualcuno che deve andare a lezione di diritti naturali, e soprattutto smetterla di impartire tali lezioni, quella non è di certo la Russia, ma proprio l’Europa Occidentale.
La farsa pandemica ha trasmesso una grande lezione, per chi l’ha voluta e saputa apprendere. La democrazia liberale è la vera dittatura di questi tempi.
Questo disfunzionale sistema concepito nel secolo dei lumi da intellettuali francesi quali Voltaire e Rousseau, non a caso scelto dal M5S per la sua piattaforma, entrambi iscritti alla massoneria è stato partorito per proteggere esclusivamente gli interessi del liberalismo e del capitalismo finanziario che governa il primo.
La democrazia liberale altro non è che il trionfo del capitale sullo Stato e non deve sorprendere che oggi in Europa, soprattutto in Italia, ci sia un generale rigetto dei vari partiti che periodicamente si presentano alle lezioni.
Nessuno di questi sfida davvero lo status quo. Nessuno mette in discussione il potere delle massonerie, dei rotariani, delle case farmaceutiche, dell’alta finanza e di tutto quel grumo infetto che costituisce il fulcro della liberal-democrazia.
La Russia ha riportato in vita gli Stati nazionali
Questo spiega perfettamente perché la Russia stia conoscendo un’era di prosperità e di crescita mentre l’Europa una di declino morale, spirituale ed economico.
La Russia non disconosce le sue radici cristiane ma le ricorda e le difende. L’Europa ha preferito prostrarsi invece ai piedi del moloch della secolarizzazione e della laicità e i risultati sono evidenti sotto gli occhi di tutti.
La civiltà europea viaggia verso l’abisso perché ha rinnegato sé stessa e i popoli ormai disconoscono quei sistemi politici che hanno prodotto questa profonda crisi.
La Russia ha scelto un’altra via. Non quella del liberalismo e nemmeno quella dell’unipolarismo per ciò che riguarda la politica internazionale.
Se nel mondo Occidentale tutto ciò che non fa gli interessi della finanza e dei vari poteri che gestiscono l’Occidente è “autoritario”, in Russia invece si ha rispetto per le culture e gli interessi altrui.
Non si entra nella casa altrui radendo al suolo qualsiasi cosa e non si instaura un presidente fantoccio che esegue gli ordini di Washington e Londra.
Quello è il modello unipolare ed è il modello che ha messo a ferro e fuoco il mondo intero pur di affermare la centralità della NATO, degli Stati Uniti e più in generale del Nuovo Ordine Mondiale.
La Russia ha detto no ad un destino dove si può essere soltanto schiavi di questi apparati. Ha concepito il multipolarismo che, a sua volta, ha un padre ancora più antico, come il presidente Aldo Moroche già negli anni 70 del secolo scorso voleva un altro destino per l’Italia che non fosse quello di declino e sottomissione impostole dal famigerato club di Roma.
Questa è l’era che ha creato con pazienza Putin. Anno dopo anno, ha costruito l’edificio del multipolarismo fino a costruire un blocco alternativo alla NATO che oggi rappresenta la maggioranza dell’economia mondiale.
L’Occidente voleva accerchiare e isolare la Russia mentre è oggi il primo che si trova ad essere accerchiato ed isolato.
L’era inaugurata da Putin ha inevitabilmente cambiato non solo il percorso della Russia ma anche quello dell’Occidente.
Quando iniziò la farsa pandemica, si era giunti ad un punto molto vicino alla nascita di una società globale autoritaria.
Il Leviatano del mondialismo è stato molto vicino a vedere la luce del giorno. Soltanto l’opposizione della Russia, assistita anche dall’America di Trump, ha impedito tale baratro.
In qualche modo, anche gli europei hanno un debito nei confronti di Putin e degli altri leader come Trump che hanno resistito al totalitarismo mondialista.
Se non fosse stato per loro, a quest’ora il Grande Reset di Davos sarebbe qui tra noi. Putin ha detto no al Nuovo Ordine Mondiale e al suo braccio militarista della NATO.
Questa è l’era politica che lui ha inaugurato. Una nella quale non sono più i poteri transnazionali a dominare, ma gli Stati nazionali.
Il XX secolo aveva ucciso le patrie. Il XXI le sta riportando in vita. E se questo passaggio storico oggi sta diventando realtà lo si deve indiscutibilmente a uomini come Vladimir Putin che sin dal primo momento hanno cercato di difendere l’antico ordine della tradizione che invece il liberalismo ha cercato in ogni modo di sopprimere.
Fonte Cesare Sacchetti