Ecco quali sono le 51 aree idonee alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Italia: la mappa del Ministero
Ci sono voluti anni, tra studi e polemiche, ma alla fine il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato la mappa delle aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari, la cosiddetta Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) elaborata dalla Sogin sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del Seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin).
51 aree identificate in tutta Italia, da nord a sud, e concentrate in 5 zone su 6 Regioni:
- 10 in Basilicata (5 nel Materano e 5 nel Potentino)
- 4 fra Basilicata e Puglia
- 21 in Lazio (nel Viterbese)
- 5 in Piemonte (nell’Alessandrino)
- 1 in Puglia (a Gravina)
- 8 in Sardegna (2 nell’Oristanese e 6 nel Sud Sardegna)
- 2 in Sicilia (nel Trapanese)
Abbiamo realizzato una mappa che dovrebbe dare un’idea più chiara di dove, secondo le norme UE, potrebbe essere realizzato un deposito nazionale delle scorie nucleari da parte della Sogin, la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari che dovrà costruire e gestire la discarica.
Le condizioni principali per l’identificazione delle aree idonee erano la lontananza da centri abitati, da corsi d’acqua e falde, da zone sismiche e da aree agricole. Una lista tutt’altro che definitiva, dal momento che dai luoghi scelti si stanno già sollevando delle polemiche. La prossima fase, però, potrebbe sparigliare le carte in tavola con la presentazione, entro 30 giorni dalla pubblicazione dell’elenco da parte del Ministero dell’Ambiente, delle autocandidature per comuni che non sono compresi nella mappa come previsto dal recente DL Energia.
Subito dopo la pubblicazione dell’elenco, dalle aree scelte si è levato un coro di no, a cominciare da quello della Regione Basilicata che ad oggi vanta il più alto numero di aree idonee per il deposito nazionale delle scorie nucleari. Cosimo Latronico, assessore all’ambiente e all’energia della Regione, ha prontamente diffuso una nota che non lascia spazio a interpretazioni:
La Regione Basilicata ribadisce il proprio no all’individuazione in territorio lucano dei siti per i rifiuti radioattivi. La nostra posizione non cambia e non cambierà. La Regione Basilicata offre già un contributo straordinario all’approvvigionamento energetico del Paese. Sono sicuro che, come ha già detto il Ministro Pichetto Fratin, saranno individuati i comuni che hanno già manifestato la propria disponibilità a ospitare tali depositi di rifiuti radioattivi.
Qualche candidatura è già arrivata, a cominciare dal comune di Trino Vercellese, in provincia di Vercelli, che fino al 1990 ospitava la centrale nucleare Enrico Fermi, realizzata da SOGIN nei primi anni ’60 e chiusa dopo il referendum sul nucleare. Ospitare il deposito nazionale, lo sottolinea oggi IlSole24Ore, significherebbe “porterebbe sul territorio contributi pubblici milionari, oltre a 4.000 occupati nel cantiere per 4 anni e a 700-1.000 nella gestione” della struttura.