Dei duemilionitrecentomila abitanti della Striscia, unmilioneseicentomila (cioè il 70 per cento di loro) non ha più una casa dove abitare e una gran parte di essi è costretta ad autodeportarsi nel vano tentativo di sfuggire a un immane e reiterato crimine di guerra mentre cadono le bombe chissà fino a quando, in assenza di forniture di acqua e di energia, con ospedali ridotti a un tiro a segno per bombe da una tonnellata.
Credo che questo sarebbe un punto di vista interessante per raccontare una storia, senza filtri: il punto di vista – in fondo semplice – di una marea umana di vittime.
Invece no. I giornali italiani devono lordare questo punto di vista sovrapponendogli il punto di vista dell’occupante che guida il massacro, che diventa il vero punto di vista. Non solo, vi chiedono anche di mettervi nei suoi panni: dovete capirlo, non gli piace mica far soffrire la gente, povera stella.
Non vi è consentito immedesimarvi in chi subisce le stragi e la deportazione: anche se non volete, anche se poi riuscirete a sottrarvi, intanto – qui e ora – siete dentro il punto di vista “sofferente” del massacratore, così che lo sconfinato tormento dei massacrati sbiadisce come un accidente, una tappezzeria insignificante e coreografica sullo sfondo della Vera Vittima.
Il giornalismo occidentale in salsa italica è ormai questo distillato di liquame.
Giorgio Bianchi – Giornalista e fotografo