I gruppi d’attacco della portaerei USS Dwight D. Eisenhower e della portaerei USS Gerald R. Ford, della Marina statunitense, hanno unito le forze nel Mar Mediterraneo in direzione di Israele. A queste vanno aggiunte l’altra squadra navale USA, guidata dalla USS Bataan, che si trova nel Mar Rosso, e tutte le navi della NATO (tra cui la portaelicotteri francese Tonnerre, a cui pare si aggiungerà presto un’altra, la Dixmude).
Siamo in effetti dinanzi ad uno dei maggiori spiegamenti navali mai visti nel Mediterraneo, dalla fine della seconda guerra mondiale. Va da se che si tratta di una forza assolutamente spropositata, se dovesse effettivamente servire per contrastare Hamas. La ragione per cui Washington ha voluto radunare questa ‘armada’ è infatti un’altra: si tratta di una imponente prova di forza, esibita al fine di intimidire l’Iran (e le forze della resistenza islamica) dall’intervenire nel conflitto, e sottolineare l’importanza strategica cruciale che gli Stati Uniti attribuiscono ad Israele.
Ma dopo il discorso di oggi di Nasrallah, è evidente che il problema di un coinvolgimento a breve di queste forze è escluso. Si pone quindi il problema se (ed eventualmente fino a quando) mantenere questa forza al largo della costa di Israele. È chiaro che per gli USA ciò rappresenterebbe un’ulteriore causa di imbarazzo – oltre alle difficoltà logistiche e strategiche. Nella partita doppia che giocano Israele e Stati Uniti, infatti, è palese che Tel Aviv cerca di trascinare Washington più dentro di quanto vorrebbe (oggi, con Blinken in Israele, ha fatto un altro dei suoi massacri…). Per gli USA quindi si pone il problema di quando avviare il ritiro delle navi, nella consapevolezza che tenerle lì è sì un deterrente ma anche esporle come bersagli. Idealmente, la soluzione preferibile sarebbe che Israele sbrigasse la faccenda a Gaza rapidamente, consentendo così un disimpegno tranquillo; ma sfortunatamente sanno benissimo, al Pentagono, che la faccenda non è affatto destinata a chiudersi velocemente, e che se le cose si dovessero mettere male potrebbe addirittura profilarsi la necessità di dare una mano concreta all’alleato.
In un certo senso, quindi, la presenza delle navi USA-NATO nel Mediterraneo orientale è una sorta di cartina al tornasole, da cui è possibile dedurre l’aria che tira a Washington.
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