CURARSI PER CURARE
Ovvero, pensate anche a voi!
Senza il caregiver, il malato di Alzheimer è perduto. L’assistenza che riuscirete a garantirgli nel tempo farà la differenza: un caregiver esausto, irritabile, frustrato, esasperato non può fornire una buona assistenza. La qualità di vita del malato dipende dalla qualità di vita del caregiver.
E’ infatti inevitabile che lo stato d’animo del caregiver si ripercuoterà sul malato, sui suoi comportamenti spesso problematici e di conseguenza aumenteranno ulteriormente stress e fatica dei componenti del nucleo familiare. Un meccanismo negativo da prevenire, per il bene di entrambi.
E’ importante non chiedere troppo a se stessi e mettere dei limiti all’assistenza da dare. Soprattutto riflettere su pensieri tipo “Nessuno può occuparsi del malato meglio di me” oppure “Finché ce la faccio…”.
Fate in modo che ci sia ogni tanto qualcuno che vi possa dare il cambio nell’assistenza, non solo per sbrigare faccende importanti, ma anche per avere un solo giorno libero da dedicare interamente a voi, facendo compere, vedendo qualche amico con cui scambiare qualche parola che non abbia come argomento la malattia del vostro familiare.
Conservare le attività abituali, adattandole alla nuova situazione oppure individuare nuove attività, è fondamentale per staccare dallo stress assistenziale… E tornare ricaricati.
E poi, cosa più importante, lasciatevi aiutare, sia psicologicamente, che materialmente perché è difficile affrontare tutto da soli. Chiedete aiuto prima di raggiungere uno stato di esaurimento psicofisico, di essere sopraffatti dalla situazione, di andare in crisi.
Non sentitevi in colpa: state investendo sul futuro, sulla vostra capacità di mantenere il vostro caro nella sua casa, vicino a voi ed ai suoi affetti.