Sono 8 milioni i bambini che spariscono nel nulla ogni anno nel mondo. Nessuno ne parla e nessuno denuncia questo enorme traffico.
Queste sparizioni sono dovute soprattutto alla pedofilia.
Presentiamo qui un breve excursus sui troppi casi di pedofilia che in tutto il mondo “civile” sono stati scoperti, insabbiati e messi a tacere.
C’è una lobby potente alle spalle dei pedofili. C’è un’ideologia perversa che i nostri lettori ben conoscono.
L’arresto in USA del 65enne W.L. Williams non è quello di un uomo qualunque da annoverare in una percentuale “fisiologica” di perversi attratti dai bambini: da tempo ricercato dalle autorità federali, insegnava presso una prestigiosa università della California; antro- pologo, esperto di gender studies, viaggiava spesso in Asia per le pro- prie “ricerche”: bieco turismo sessuale. Si è dichiarato colpevole per abusi sessuali su bambini e ragazzi fra 9 e 17 anni. Aveva persino fatto dono agli ONE National Gay and Lesbian Archives di quanto è stato definito dall’accusa come «lascive rappresentazioni grafiche di minori».
Nel pubblico, la “gola profonda” della NSA R. Tice ha fornito gli indizi di un decennale lavoro di occultamento di scandali pedofili nell’amministrazione USA, e di una fitta rete di copertura e di complicità ad alti livelli. Non sorprende, quindi, che l’amministrazione Obama abbia emesso un francobollo dedicato ad Harvey Milk, famoso per essere stato il primo omosessuale dichiarato eletto ad una carica amministrativa pubblica: era un pedofilo, abusava dei ragazzini, ma tutte le storie delle sue vittime, sono state sistematicamente silenziate e insabbiate.
Nel Regno Unito, lo scandalo partito dalle indagini sul presentatore della BBC J. Savile ha presto evidenziato una rete organizzata di pedofili, che ha coinvolto nelle indagini circa 40 parlamentari britannici, fino a toccare ambienti vicini alla Corona nella persona di Cyril Smith, colpevole di ripetuti abusi a partire dagli anni ’60. Sono oggi entrambi deceduti, ma è accertato che vari decenni di coperture abbiano insabbiato più di una denuncia contro varie personalità nel corso degli anni. Il Premier inglese si è recentemente impegnato a richiedere chiarezza sui fatti e su eventuali connivenze e occultamenti di prove: il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Theresa May, ha ripreso le fila del dossier Dickens, che coinvolgeva politici e diversi notabili, chiedendo ragione della cortina di silenzio che ha connotato questi ultimi tre decenni, ma molti dei documenti raccolti negli anni ’80 sono misteriosamente scomparsi.
Per parte sua, è rimasto coinvolto in uno scandalo simile anche il National Health Service, e non sono cessate le polemiche circa il fatto che nel 2012 è stata mantenuta la licenza profes- sionale a 32 medici, nonostante le condanne per pedofilia.
Ancora in Inghilterra, l’attività della Paedophile Information Exchange era sostenuta dal National Council for Civil Liberties, il che ha posto nell’occhio del ciclone diversi personaggi pubblici (fra i quali due donne) che dirigevano la struttura.
In Olanda era stato sciolto nel 2010 il “Partito dell’Amore fraterno, della libertà e della diversità” che promuoveva l’impunibilità dei rapporti sessuali con minori a partire dai 12 anni, ma la corte d’appello ha ritenuto legittima, pochi mesi fa, l’attività della fondazione “Stitching Martijn” che promuove la pedofilia, condannata in primo gra- do allo scioglimento d’autorità. Per i giudici d’appello, il materiale promozionale esplicito e il fatto che alcuni dei suoi membri siano stati condannati per reati sessuali, non va connesso agli obiettivi della fondazione.
In Belgio, la rete di pedofili e assassini, in cui pare fossero coinvolti politici, poliziotti e alte personalità, che era dietro le spalle di Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle, non è stata scalfita: la moglie, condannata come complice, è già stata scarcerata (aveva chiesto di essere ospitata in un convento in Italia, per scontare la libertà vigilata).
In America e in Germania, diverse associazioni pro life hanno denunciato inutilmente almeno un centinaio di casi in cui le cliniche Planned Parenthood hanno fatto abortire ragazzine, in stato di gravidanza sospetta, accompagnate da adulti molto più gno delle istan grandi di loro. Tra i casi più eclatanti vi è quello di una quattordicenne abusata sessualmente dal fidanzato della madre che l’ha costretta ad abortire per ben tre volte: in nessuna delle cliniche è stato mai sollevato alcun dubbio. Live Action è riuscita a dimostrare, con una tele- camera nascosta, che gli operatori sanitari di una clinica PP in Indiana istigavano una tredicenne a non dire che il suo “fidanzato” di 31 anni voleva farla abortire a tutti i costi e a recarsi in uno Stato limitrofo dove “la procedura” si sarebbe potuta svolgere più agevolmente e con meno formalità legali.
In Italia, era attivo negli anni ’90 il “Gruppo P”, semiclandestino, ramificato in tutto il Paese, il quale pubblicava un periodico, il “Corriere dei pedofili”, che allegava copie della rivista americana del NAMBLA (l’associazione per “l’amore tra uomini e ragazzi”, espulsa persino dalla rete LGBT “ILGA”, dopo lunga convivenza). Del gruppo era membro un giornalista della rivista gay “Babilonia” la cui redazione dichiarò, al suo arresto “non si può negare alle minoranze il diritto ad esprimere idee diverse”. Il “Gruppo P” aveva steso un proprio manifesto “politico” a difesa e soste pedofile.
Del vergognoso caso del Forteto e delle collusioni politiche dei suoi responsabili avete letto su queste pagine. Qui sottolineiamo solo che Fiesoli ha scontato pochissimi anni di galera: la libertà vigilata gli impone alcuni limiti di circolazione e di soggiorno, ma sostanzialmente può fare ciò che vuole.
E poi, una viscida apertura alla pedofilia, dietro l’ipocrita patina dell’apparente uguaglianza e parità di diritti, è stata applaudita trasversalmente dai parlamentari italiani quando, l’anno scorso, hanno abolito il divieto di riconoscimento dei figli incestuosi. Questi già ricevevano adeguata tutela sostanziale a livello di diritti al mantenimento, all’educazione, all’istruzione e alla successione.
Ora, al grido di “evviva: tutti i figli sono uguali”, è diventato legale per chi abusa dentro casa di una ragazzina sua parente (padre, nonno, zio), riconoscere all’anagrafe il frutto della violenza come figlio, ed esercitare quindi – degnamente! – su di lui la patria potestà. Intanto è stata già depositata una proposta di legge per la depenalizzazione dei delitti contro la morale della famiglia e quindi l’esplicita legalizzazione dell’incesto. A questo punto è necessario tirare alcuni fili per comprendere non tanto la diffusione della pedofilia, quanto le coperture e l’omertà che circondano il fenomeno. Non è difficile ritrovare nelle dichiarazioni pubbliche di numerosi ideologi della Rivoluzione sessuale una delle matrici dello sdoganamento degli abusi sui minori.
La classe dirigente di oggi, una generazione intera di politici, giornalisti, uomini di potere, di spettacolo, appartiene a un movimento, prima che di liberazione politica, di rovesciamento valoriale; a partire dal rinnegamento di ogni “tabù”, primi fra tutti quelli sessuali: dall’esempio di Daniel Cohn-Bendit, il maître à penser del maggio francese che ancora difende se stesso dall’accusa imputando (e non senza torto!) allo spirito rivoluzionario dei tempi l’esaltazione delle pratiche pedofile che egli stesso si attribuì alcuni anni dopo, alle affermazioni di Mario Mieli, oggi icona LGBT, il quale rivendicava nell’ottica della liberazione la liceità del rapporto carnale fra bambini e adulti, agli attuali tentativi nel mondo “scientifico” di legittimare attraverso il ricorso a un diritto mitologico e ad un indifferentismo radicale e libertario ogni “orientamento sessuale” come legittimo e naturale, per il semplice fatto di esistere. È necessario prendere consapevolezza, e riflettere su quanto il ’68 e gli anni successivi hanno prodotto in Occidente.
Questo traffico è possibile solamente perché coloro che gestiscono la rete pedofila sono gli stessi che gestiscono le democrazie dei Paesi Occidentali.
Fonte: Provita e Famiglia