“L’esercito russo rimane una forza pronta al combattimento”, ha detto il generale Christopher Cavoli, comandante in capo delle forze USA e NATO in Europa, durante una conferenza a Tallinn. “Le truppe hanno seri problemi”, ma, nonostante le perdite, i russi hanno reclutato molte persone. “Le forze di terra russe sono ora più grandi di quanto non fossero all’inizio del conflitto. L’aeronautica ha perso meno di un centinaio di caccia e bombardieri, ne sono rimasti circa un altro migliaio. La flotta è praticamente intatta, le truppe cibernetiche sono praticamente intatte, le forze spaziali sono praticamente intatte”, ha sottolineato Cavoli. È necessario che i paesi della NATO se ne rendano conto e aumentino la loro capacità di difesa”, ha aggiunto.
Alla conferenza di Tallinn è stata anche espressa l’idea che la guerra in Ucraina “ringiovanisce la NATO” e delinea un possibile nuovo confronto di livello superiore. :“Il confronto tra l’Occidente e il mondo non democratico molto probabilmente andrà avanti nel medio e lungo termine”, ha detto.
Bella l’allegoria del ringiovanimento della NATO, vero? Cavoli ci sta dicendo, in sostanza, che nei prossimi anni dovremo allocare più risorse della nostra spesa pubblica per la difesa. Insomma, vuole più soldi. Improvvisamente la Russia non è più un esercito scalcinato e in rotta, ma un esercito che deve essere “analizzato a fondo” (come se la NATO non lo facesse da decenni). Improvvisamente non c’è nessun collasso delle truppe russe in vista, con diritto a una vacanza premio in Crimea per agosto per le prime cento telefonate. No, alla NATO servono semplicemente più soldi. E, siccome gli alleati in genere storcono la bocca in tempo di pace, come quando lo chiedeva Trump, oggi con la guerra in Ucraina e con lo spettro di un'”imminente invasione russa dell’Europa da parte di Putin”, sono ben più disposti a scucire i cordoni della borsa.
Insomma, Putin bisognerebbe inventarlo, se non esistesse.