“È una vergogna che un giornalista che ha avuto il merito di denunciare le nefandezze dei governi stia morendo in carcere e che nessuno di noi faccia nulla per cambiare questa situazione. Io non riesco a farmene una ragione. Parlerò con il primo ministro inglese e credo sia necessario un movimento della stampa mondiale in difesa di Assange, ma non per Assange in quanto persona, bensì per Assange come simbolo della libertà di pensiero e di denuncia dei governi”.
Tutto giusto, tutto vero, tutto molto bello, Lula. Niente da obiettare. Però, ci permettiamo di farti un paio di osservazioni. La prima è che queste parole avresti potuto dirle in faccia a Rishi Sunak venerdì scorso, quando lo hai incontrato a Londra per i festeggiamenti dell’incoronazione, anziché in conferenza stampa appena rientrato in Brasile. La seconda è che il principio sacrosanto della libertà di pensiero e di espressione, che tu giustamente invochi per Assange, andrebbe ricordato anche alla tua magistratura e, in particolare, al Supremo Tribunal Federal, che recentemente ha bloccato Telegram. La libertà di opinione e di espressione vale sempre, ovunque e per chiunque, inclusi i nostri avversari politici.