“Una sera del 2003, dopo aver scoperto che il suo papà era malato di Alzheimer, l’autrice decide di aprire un blog per dare sfogo alle sue emozioni. Alla morte del padre, rileggendo quanto scritto nel corso di quattro anni, si trova fra le mani uno straordinario racconto di vita vissuta dove interagiscono tutte le persone importanti della sua esistenza, perfino i suoi adorati cani Rhoda e Flora.
Da quel diario on line nasce “Papà mi portava in bicicletta“, un libro di grande umanità, un percorso di vita accanto ad un padre che si perde nel tempo ma che, nonostante questo, resta una persona in grado di dare e ricevere emozioni.
E’ vero che i malati di Alzheimer non capiscono, non amano, non riconoscono? Il lettore scoprirà che non è così e che la chiave di volta per riuscire a comunicare con loro è l’amore.
I malati di Alzheimer sono e restano persone e la vita, anche parziale, che sono costretti a vivere, è un dono che va preservato fino alla fine.
Il libro è stato tradotto anche in Inglese