Era una comitiva di 12 persone provenienti da Roma e dintorni, tutti Imparentati più o meno tra loro, amici,fratelli, sorelle, genitori,figli. Avevano prenotato tre camere doppie con vari letti aggiunti per tre notti a cavallo del ponte del 25 aprile che quell’anno capitava di venerdì. Oltre a loro c’era solo una coppia di ragazzi.
Quando verso le 16 arrivarono sul parcheggio antistante l’agriturismo, aperti gli sportelli, una coppia di ragazzini sui 10 anni si precipitò fuori gridando a più non posso. Dall’altra vettura invece uscì una famiglia con un bambino di circa 5 anni che iniziò istantaneamente a piangere per motivi incomprensibili. Vari zii e zie uscirono dalle altre auto e iniziarono a richiamare i nipoti che si inseguivano zigzagando e sollevando pietrisco che sbatteva contro la carrozzeria.
“Ben arrivati, ma che bella famiglia!” Esordii salutando calorosamente i membri più anziani. “Venite venite, vi accompagno in camera, chiamate i ragazzi prima che spariscano in mezzo alle campagne e poi non li troviamo più” aggiunsi sperando dentro di me che succedesse sul serio…
Appresi così che i due fratelli gridanti si chiamavano Romolo e Remo e che il piccolo piagnucoloso era Romoletto…. Riuscii in qualche modo a sistemarli nelle rispettive camere ( chiaramente i pargoli si azzuffarono per stabilire chi dovesse dormire al piano di sopra del letto a castello) e mi ritirai rapidamente dicendo loro che la cena era servita in veranda alle otto in punto.
Allertai subito Cristina dicendole di prepararsi perché sicuramente i ragazzini avrebbero creato dei problemi col cibo, quindi pasta al pomodoro e fettina, pronte a sostituire ciò che avevamo previsto nel menù. Come era già successo in altre situazioni simili, parlai a lungo con Mistral spiegandogli che doveva stare chiuso in salotto e che non poteva azzannare i polpacci dei ragazzini…mi guardò di sottecchi e fece un gran sospiro.
Mentre preparavamo la tavola per la cena, subimmo due incursioni della teppa romanesca che inseguendosi lungo le scale di accesso alla veranda, era entrata da un lato ed uscita dall’altro scatenando le ire di Mistral provvidenzialmente chiuso in salotto, e rischiando di farmi cadere con una pila di piatti in mano. La terza volta trovarono le porte chiuse e quindi decisero che non era più divertente e se ne andarono a far danni altrove. ” Sarà una serata complicata” disse Cristina “dovrai avere cento occhi e mooolta pazienza”! ” Non mi sembra che i genitori riescano a tenerli a bada, meno male che oltre al gruppo, c’è solo una coppia di ragazzi giovani che poveretti dovranno sopportare il casino!”
Quindi quando alle otto cominciarono ad arrivare ed a sedersi lungo il tavolone preparato per dodici, mi ero già fatto il segno della croce e recitato quattro Ave Maria e tre Pater noster…non mi facevo le canne ma in quel caso avrei dovuto fare un’eccezione..
Il decano del gruppo nonchè padre dei due mostri mi si avvicinò : ” Je posso da’ n consijo? Ho visto che ha chiuso er cane…io ar posto suo lo lascerei fà…quei due delinquenti dei miei fiji forse così starebbero boni!” E via una gran risata e una pacca sulla spalla! Mhhh annamo bene pensai, sarà una serata difficile. Mentre mi dirigevo verso la cucina per avvertire Cristina che potevamo iniziare, arrivò la coppia col bambino piccolo, preceduta dalla sirena dei pompieri, cioè dal pianto di Romoletto che strillava sin dall’uscita della camera e che con i piedi puntati veniva trascinato verso la veranda dalla madre che lo compativa. ” Buonasera, ma che bel bambino, ma cosa hai? Perchè fai i capricci?” ” Fa sempre così, stavamo giocando a nascondino e non voleva venire a mangiare, ma adesso fai vedere al signore quanto sei bravo?” Arrivò anche il padre, un omone alto e grosso e dallo sguardo truculento. Ed io me ne uscii con la frase tipica in quelle occasioni” Dai Romoletto vieni a mangiare così diventi grande e grosso come il papà” ( ma che cazzo di stupidità che ho detto…!) Iniziò così la cena ( erano dodici, avrebbe potuto essere l’ultima….ma io non lo sapevo). Chiaramente le zuppe di legumi contadine preparate da Cristina non trovarono dei grandi fans nei ragazzini che ripiegarono volentieri per la pasta col sugo che comunque puntualmente lasciarono quasi tutta nel piatto. Ma i genitori, che probabilmente avevano trangugiato la zuppa di farro ob torto collo, lasciandone la metà, non si fecero un problema a finire la pasta dei loro pargoli. ” Daje Romolè perché nun magni a papà” così cantilenava l’omone grande e grosso ” fa’ contenta la mamma che te vole tanto bene…” ” Uahhhh no no non vojo, vojo anna a giocà” e via con i capricci e con gli acuti e con gli strilli…”A Letì ( Letizia per gli amici) vedi ‘n po’ de fallo magna’ te !nun je la faccio più a réggelo.” Nel frattempo gli altri due criaturi, si erano alzati quaranta volte, fatto il giro del tavolo e si erano riseduti, per poi rialzarsi anzi tuffarsi sotto il tavolo e a quattro zampe riemergere tra le gambe dei due seduti a capotavola. ” Ma che state a fà, annateve a sede e state boni! ” Questo fu il massimo che riuscirono a dire zii, zie, cugini, cugine etc. ai due marmocchi rompiballe. Arrivò il momento del secondo piatto a base di carne, arrosto di maiale al ginepro! Dentro di me pensai: questo lo mangiano, piace a tutti senza distinzione di età e sesso, grandi e piccoli avevano sempre spazzolato tutto lucidando i piatti. E così, Nando, il padre di Romoletto con santa pazienza iniziò a tagliare a bocconcini le fette dell’arrosto in modo tale che la sua progenie potesse nutrirsi agevolmente. ” Su a papà, guarda che è bono, io l’ho già magnato, dai che te piace”. E lì inforcava un boccone e cercava di centrare le fauci del rinnegato che quasi come la ragazzina invasata dell’ Esorcista, girava la testa a 360 gradi pur di non mangiare. ” Su tesoro della mamma” incalzava Letizia seduta davanti a lui dall’altro lato del tavolo” non vedi che il signore ( e si riferiva a me che, nelle immediate vicinanze, preoccupato dell’andazzo, già immaginavo pezzi di arrosto volare per tutta la veranda salvo poi atterrare magari sul tavolo dei due malcapitati ragazzi che fuori dal gruppo stavano cercando di ingozzarsi il più rapidamente possibile per andare fuori dai piedi) si arrabbia e poi come facciamo?” ” No noooo, nun vojo! ” E via partiva la sirena dei pompieri! E i lacrimoni strappabudella…” Ahò, mo’ m’hai rotto, si nun magni t’arriva na pizza che t’arivolto! ” Nando era arrivato quasi alla colluttazione col ragazzino che si dimenava sulla sedia come un serpente. Si alzò, passò dietro di lui, lo afferrò con le sue manone gigantesche, lo sollevò per aria quasi lo volesse lanciare a mò di pallone da rugby. ” Daie Nando, arimettelo giù che se spaura!” Il fratello dell’energumeno seduto a fianco a lui quindi lo acchiappò per un braccio e lo costrinse a sedersi con il marmocchio che strillava come un aquila. Poi accadde…..
Io non so come fece ma lo fece…lo giuro! Romoletto si girò su se stesso e affibbiò un uppercut al padre colpendolo al mento. Potei udire distintamente il rumore dell’arcata inferiore della sua bocca urtare con quella superiore. Cosa potevo fare? Intervenni d’ufficio… afferrando il braccio del ragazzino che approfittando della sorpresa del padre stava per rifilargliene un altro. ” A Romolè ma che fai dai le botte al papà? Non si fa così!” Mentre ancora tenevo per il braccio il ragazzino che si era come congelato visto che finalmente qualcuno era intervenuto a mettere fine ai suoi capricci, avvenne l’incomprensibile. Letizia, la madre, scoppiò in un pianto isterico biascicando strane parole a proposito delle condizioni di salute del ragazzino. Il padre che lì per lì in seguito al mio intervento mi aveva lanciato uno sguardo di gratitudine, vista la reazione di sua moglie, si alzò in piedi, afferrò Romoletto e nel silenzio generale disse:( testuali parole) ” Vieni figlio mio, andiamo via, qui non siamo graditi! ” Ma scusi le ha tirato un pugno in faccia…! ” ” Non ha importanza, può succedere….non per questo è un bambino cattivo!” Gli altri che inizialmente anche loro avevano mostrato di gradire il mio intevento, entrarono nella disputa. ” Ma scusi lei ha “strattonato” il bambino…non è questo il modo di fare”….. ” E poi in fondo cosa ha fatto povera creatura? ” ” Ma ha rifilato un montante alla faccia del padre scusi…non mi sembra che sia una buona idea quella di far finta di niente! ” …” ma lei che ne sa? evidentemente non ha figli e non sa come ci si comporta con i bambini….” E via dicendo tutti quanti trovarono che il mio intervento non era stato adeguato a quello che era successo. Intanto la famiglia col ragazzino era uscita dalla veranda e si era diretta verso la camera. Gli altri bofonchiando parole a casaccio si alzarono e lentamente abbandonarono la tavola scuotendo la testa mestamente. Li guardavo senza parlare ma perché in effetti le parole non mi venivano. C’era ben poco da dire! ” Ma cosa è successo” ? Cristina era uscita in veranda e non capiva perchè i clienti se ne fossero andati ancora prima di aver servito il dessert. Era rimasta solo la coppia dei ragazzi che anche loro testimoni involontari di quanto accaduto stentavano a credere a quanto avevano visto e sentito. ” Penso che se ne andranno domattina e forse sarà un bene anche se ci lasceranno tre camere vuote per il ponte”. Brevemente cercai di spiegarle come erano andate le cose…” Me lo sentivo, non mi erano piaciuti sin dall’inizio ma mai avrei creduto che si potesse arrivare a questi livelli….sai che c’è? Cambiamo le regole d’ingaggio! ( perché di una guerra si trattava) D’ora in poi solo bambini al di sopra dei 12 anni e tanto peggio se perderemo dei clienti ma ne va della nostra salute psicofisica!”
Fabrizio De Robertis