Prima premessa. Il nostro paradiso privato, alias agriturismo, si trova in un luogo che ai più forse potrebbe non piacere, dato l’isolamento in cui è situato, la distanza da centri abitati, servizi, centri commerciali, ospedali, polizia, carabinieri, uffici comunali, rotture di balle di qualsiasi genere….la strada finisce nel piazzale del parcheggio e un tratturo continua per alcune centinaia di metri per poi entrare nel bosco. Quindi chi vuole venire a passare qualche giorno in nostra compagnia, deve sapere cosa l’aspetta ed in effetti all’atto della prenotazione noi ci dilunghiamo nelle spiegazioni per evitare di avere qui degli ospiti scontenti. Ma logicamente l’animo umano è vario e difficilmente, nel corso di una telefonata si riesce a penetrarlo a fondo…
Fu così che una bella mattina di giugno, capitarono qui due giovani sposini, non in luna di miele ma recentemente uniti nel sacro vincolo. Avevano visto il sito web e si erano innamorati del nostro posto. La sera durante la cena mi avevano fatto un sacco di domande sulle varie escursioni possibili nei dintorni ed io mi ero reso disponibile in spiegazioni e dettagli sui vari sentieri. Li avevo visti entusiasti e avevano iniziato a prendersi appunti sulle varie possibilità che gli avevo elencato. Dovevano solo scegliere e sarebbero partiti in spedizione dalla mattina alla sera portandosi appresso qualcosa da mangiucchiare e acqua da bere.
Seconda premessa. In quel periodo viveva insieme a noi Maestrale, Mistral per gli amici, uno splendido esemplare di Riesenschnauzer, che aveva delle caratteristiche molto particolari.
Nel nostro agriturismo si mangiava tutta produzione nostra, sia per quanto riguardava le verdure che le carni. Quindi avevamo un nutrito numero di animali da cortile e tra questi un bel gruppetto di “anatre mute” o “anatre muschiate”cosiddette perchè non emettono un vero e proprio suono ma un sibilo gutturale con annesso soffio. Animali belli e potenti, i maschi che hanno una grossa protuberanza colorata sopra la testa, arrivano anche ai 5/6 kg di peso e….volano. Per evitare che in poco tempo si disperdessero nella natura, gli tagliavamo le remiganti di un’ala cosicchè sbilanciati non riuscivano a decollare. Ma le penne col tempo ricrescono..e noi non si aveva il tempo di controllare tutto lo zoo regolarmente. Per cui ogni tanto c’era qualche esemplare che spiccava il volo e cercava di riacquistare la libertà planando nei campi sottostanti dove c’era anche un piccolo laghetto. Bene, Mistral era di vedetta e si accorgeva quando qualche pennuto, dopo aver scaldato i motori, sbattendo le ali vorticosamente, decollava. ( non chiedetemi come facesse a capirlo). Quindi veniva trafelato a chiamarmi e…via si partiva alla ricerca. In realtà Mistral correva guardando per aria, verso l’alto e io arrancavo dietro di lui. Individuava immancabilmente il luogo dell’atterraggio e in men che non si dica, acciuffava il fuggitivo/a e me lo portava tutto trionfante. Non gli faceva alcun male ma chiaramente gli animali erano terrorizzati. Glieli sfilavo dalle fauci, me li infilavo dentro il giaccone e li riportavo a casa provvedendo a riaccorciare le penne.
Dunque quella mattina, mentre verso le 6,30 stavamo prendendo un caffè e facendo colazione prima di iniziare la giornata, i due ragazzi, vestiti di tutto punto, zainetti in spalla, borracce termiche e scarponcini da trekking, accompagnati al cancello da Mistral, uscirono per una spedizione che secondo quanto convenuto la sera precedente durante la cena, li avrebbe portati a percorrere una decina di km in forma di anello, cioè sarebbero scesi a quota 500mt ( l’agriturismo era a 650 mt. )percorrendo dei sentieri che avevano individuato su una cartina dell’ IGM, fare un giro lungo il fiume in fondo alla valle e risalire dal lato opposto per ritrovarsi nuovamente al punto di partenza. Li avevo prevenuti del fatto che lungo il percorso che avevano scelto, probabilmente non avrebbero incontrato anima viva se non qualche cinghiale o cervo e quindi di attenersi strettamente alle indicazioni che avevo dato loro e che si erano segnati su un taccuino. I dintorni del nostro posto, sono molto selvaggi e poco battuti se non da qualche cacciatore oppure da chi taglia la legna come mestiere, ma in giugno la caccia è chiusa cosi come il taglio della legna.
Saranno state le 16,30 quando squillò il telefono ” Siamo noi, ci siamo persi”! Riconobbi la voce del ragazzo, una via di mezzo tra lo spaventato e il disinvolto…” Dove siete? Datemi qualche indicazione così magari vi posso guidare per ritrovare la retta via” cercai di sdrammatizzare. ” Non lo sappiamo, abbiamo seguito la strada che avevamo visto sulla mappa ma poi ad un certo punto c’erano tre alternative e forse abbiamo preso quella sbagliata” ” Mhhh.. Ma scusa non avete seguito le mie indicazioni una volta usciti dal cancello?” ” Si ma poi era così selvaggio che abbiamo preferito seguire la mappa con il sentiero tracciato e mi sa che abbiamo fatto confusione”
” Ok, cerca di descrivermi quello che vedi intorno a te, sei in mezzo al bosco, lungo un sentiero, in una radura, senti in lontananza il rumore di una strada? ” No c’è il silenzio più assoluto e di fronte a noi una ripida salita su tre lati, come se fosse un vicolo cieco. Potremmo solo tornare indietro ma l’abbiamo già fatto due volte prima di telefonare e siamo sempre ritornati al punto di partenza, cioè qui.” Dentro di me pensavo, adesso come cavolo faccio a rintracciarli… ” Ascolta devi darmi qualche informazione in più affinchè io possa capire dove siete finiti e venirvi ad aiutare. Per esempio, che tipo di bosco è quello che avete attorno, sono querce, latifoglie in genere oppure siete in una pineta?….pronto! pronto! Accidenti non ti sento più. Pronto! Prontooooo! Accidenti! Criisti! Cristiii! ” Cristina che stava cucinando indaffaratissima arrivò di corsa preoccupata perchè mi aveva sentito gridare. ” Cosa succede, perchè strilli?” ” Se so persi, e mo’ come famo a trovarli?” Quando mi preoccupo mi esce fuori in romanesco…. ” Se non li troviamo prima di sera rischiamo di dover chiamare il soccorso alpino! Poi magari si fanno pure male e allora pensa che casino!” In quel mentre Mistral che stava sonnecchiando sotto il tavolo, emerse scodinzolando guardandomi fisso negli occhi. ” Si ho capito che vuoi dire,ma questi due non sono anatre, non volano e chissà dove sono finiti”!” Aspetta, diamogli fiducia, non ha sbagliato mai Fabri! Mistral ha sicuramente capito la situazione perché avverte nell’aria lo stress. Portiamolo in camera dove ci sono i loro vestiti, i loro odori, vediamo se ci sono delle scarpe, serviranno a fargli trovare una pista. ” Ciò detto, dopo una rapida ricognizione nella camera dei due giovani esploratori, Mistral ed io ci buttammo, tartufo a terra, sulle loro tracce.
La strada scendeva ripida verso il bosco dietro casa. Mistral, libero da guinzaglio, mi precedeva di pochi metri. Improvvisamente girò sulla destra ed entrò in mezzo ai ginepri ed alle ginestre dirigendosi verso una valletta parallela alla strada. Inciampando e procedendo con grande difficoltà dopo un paio di centinaia di metri mi ritrovai da solo in una piccola radura. Mistral era scomparso. Tutto intorno un fitto sottobosco mi impediva di procedere. “Mistral, Mistraaal dove sei finito?” Uno scuotimento di un ginepro ed il cagnone apparve guardandomi fisso negli occhi quasi a dirmi” lento, sei lento, stammi dietro sennò questi non li ritroviamo”! “Ok, ciccio hai ragione, portami fuori da questa forra…”Dopo una decina di minuti arrancando a mo’ di cinghiali in mezzo alla vegetazione, sbucammo su un sentiero dove ai lati avevano tagliato il bosco. Il sentiero proseguiva ripido verso il basso e dopo alcune centinaia di metri deviava bruscamente a sinistra. Sulla destra un altro tratturo quasi completamente chiuso dalla vegetazione. Pensai, no no Mistral ti prego non a destra! E invece il pelosone, si girò rapidamenre a guardarmi e sparì nel fitto sottobosco. Non ebbi altra scelta che seguirlo sgraffiandomi le gambe e le braccia sui ginepri che rigogliosi ricoprivano il sentiero. A volte a quattro zampe anch’io, piegato in due per passare sotto rami bassi, improvvisamente sbucammo in una radura insospettabile in quel luogo così fitto. C’erano all’intorno degli alberi di ginepro alti anche 6/8 metri, sicuramente centenari e più avanti il terreno era umido e tracimava una sorgente in mezzo all’erba folta. Mi guardai attorno perché Mistral era sparito un’altra volta. Stavo per chiamarlo, quando mi giunse chiaro il suo abbaio in lontananza. Corsi in quella direzione e dopo un paio di minuti lo raggiunsi trafelato. Il terreno in quel luogo, scavato negli anni, forse nei secoli, dalle forti piogge, presentava come dei canaloni paralleli in successione, quindi per procedere bisognava scendere e poi risalire. Mistral era fermo in cima ad uno di questi e guardava verso il basso dimenando la coda. Cominciai a chiamare a gran voce sperando che i ragazzi, se vicini, mi sentissero. ” Siamo quiiii siamo quiii!” finalmente risposero! Mistral si precipitò verso il fondo di uno di questi canaloni che erano tutti ingombri di tronchi e massi che rendevano il passaggio molto complicato. I due poveretti erano finiti in una conca piena di detriti e di foglie secche. La ragazza si era storta una caviglia nella discesa e quindi non erano più stati in grado di muoversi. In quella zona il telefono non prendeva, e quindi stavano trepidanti in attesa dei soccorsi…. Li rincuorai e cominciammo a salire per ritornare su verso la sommità del calanco. Fu una tradotta perché la ragazza aveva una caviglia dolente e lui era disfatto dal caldo e dallo stress. Io non ero affatto fresco come una rosa però non potevo permettermi di mostrarlo quindi li precedevo raccontando quanto era stato bravo il mio cagnone a trovarli e cercavo di tirargli su il morale. Arrivammo a destinazione verso le 21…giusto in tempo perché potessero farsi una doccia e venire a cena. Gli altri ospiti mi chiesero cosa fosse successo ai due ragazzi, e Mistral che era accucciato vicino all’ingresso, si girò verso di noi, si alzò scodinzolando, mi venne vicino, guardò l’altra coppia e appoggiando il suo testone sulle mie gambe mi guardò fisso negli occhi. ” Non se ne parla, per oggi basta così, non ci saranno altre anatre che si alzeranno in volo! Forse un’ altro giorno!”
Fabrizio De Robertis