Cento miliardi di euro per potenziare l’esercito tedesco. L’aveva annunciato il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz il 27 febbraio, tre giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Putin. Ieri il parlamento tedesco ha approvato lo stanziamento cambiando il dettato della Costituzione. Una svolta storica per la Germania, ma è solo un tassello del mosaico. Berlino aumenterà la spesa annuale per la difesa al 2 per cento del prodotto interno lordo. Lo chiede la Nato a guida americana, l’Europa si adegua. Non è detto che i cittadini siano favorevoli al riarmo. Secondo un sondaggio di Deutsche Welle, il canale di notizie di proprietà dello Stato, circa 2 tedeschi su 3 sono contrari all’invio di altre armi; gli elettori preferirebbero la via diplomatica o il deterrente delle sanzioni. Sul Fatto di domani racconteremo come buona parte della spesa sulle armi finirà nelle casse delle multinazionali americane. La Commissione Ue, infatti, ha ribadito come circa il 60% della spesa militare è destinato alle importazioni. In Europa, le industrie della difesa non sono ancora pronte a soddisfare la crescente richiesta di tecnologie militari. Illustreremo, Stato per Stato, quali sono le armi nell’arsenale del Vecchio Continente.