Lo scrive il New York Time
“Li porteremo a casa. Questo è quello che dobbiamo fare con i nostri partner che si sono presi la responsabilità” promette Zelensky, che poi puntualizza: “I negoziati con la Russia sono possibili, è stata rispettata la condizione posta e le vite dei difensori di Mariupol sono state preservate”. Dal Cremlino è arrivata la risposta: Mosca si dice possibilista sullo scambio dei militari con l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk, arrestato dagli ucraini. Ma la Russia non nasconde la soddisfazione per la liberazione dell’acciaieria Azvostal, mentre la città martire è nelle mani del suo esercito. Dopo una lunghissima resistenza il battaglione Azov ha lasciato quindi i cunicoli dell’impianto industriale (accompagnato da un video che documenta l’ultimo giorno di resistenza) è nelle mani dei filorussi. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata e troverete un approfondimento sul discusso gruppo di militari ucraini con la croce uncinata al braccio: dalla rivoluzione di piazza Maidan, alla strage di filorussi a Odessa nel 2014, fino alla strisciante guerriglia condotta nel Donbass a discapito delle minoranze di lingua russa. Ma leggerete anche un’analisi di Salvatore Cannavò sullo stato della guerra. Analisi che parte dall’editoriale del New York Times che fa chiarezza sulle forze in campo: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, in cui Kiev riconquista tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e i combattimenti della Russia siano stati sorprendentemente sciatti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.