Il primario di Epatogastroenterologia del Bambino Gesù, Maggiore: “La causa più probabile sembrerebbe essere un fattore infettivo-virale”
Le epatiti acute che da gennaio hanno colpito decine di bambini in Europa “sono ancora un mistero”. Sconosciuta la causa, indecifrabile la diffusione. E per questo, in Italia, “la società di epatologia ha avviato una survey”, spiega all’AGI Giuseppe Maggiore, primario di Epatogastroenterologia e Nutrizione dell’ospedale Bambino Gesù. Solo due giorni fa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Ecdc, ha registrato nuovi casi di epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna. Numeri che si vanno a sommare agli oltre 70 già documentati nel Regno Unito.
In Italia si è parlato di 4 casi, ma Maggiore frena: “Il quadro è molto aspecifico ed è necessario restare cauti, usare le pinze”. Cosa sta succedendo dunque? E quali sono i campanelli di allarme? “Il quadro clinico di una epatite pediatrica acuta non è nuovo, ma in genere i casi sono molto, molto rari”.
A far scattare l’allerta sono stati infatti alcuni elementi particolari che accomunano i casi: “I numeri, prima di tutto, che sono 5-6 volte superiori alle attese”, dice Maggiore. Poi c’è la fascia di età colpita “che va dai 3 ai 7 anni. Mentre l’epatite acuta che siamo abituati a trattare non ha un target di riferimento”, continua l’esperto del Bambino Gesù. Infine, “la gravità dell’episodio. “I bambini ai quali è stato diagnosticato da questo tipo di epatite vanno incontro a danni al fegato molto importanti, al punto che in alcuni casi hanno bisogno di trapianto”. Nessuno di loro, precisa l’epatologo, “aveva fattori di rischio”.
Per Maggiore è innegabile che “siamo all’inizio di qualcosa”, ma l’origine resta sconosciuta. “La causa più probabile sembrerebbe essere un fattore infettivo-virale. Ma tutti i virus epatotropi conosciuti sono risultati negativi. Quindi potremmo essere di fronte a un virus nuovo, ma è tutto da verificare”.
Gli scienziati si sono interrogati anche su un possibile fattore di tossicità, ma l’estensione geografica del fenomeno rende l’ipotesi estremamente difficile.
Escluso quasi del tutto un legame con il Covid “sia perchè è improbabile assistere a un fenomeno simile dopo due anni di pandemia, sia perchè i danni epatici provocati finora dal coronavirus sono sempre stati contenuti”. “Nessuna speculazione” infine “sul vaccino: la fascia colpita è proprio quella che non è vaccinata o è solo parzialmente immunizzata”. Per l’esperto dunque: “Non resta che stare alla finestra e studiare l’evoluzione, semmai ci sarà”.
Maggiore raccomanda alla comunità medica la massima attenzione riguardo i casi di epatite pediatrica. Quanto ai timori dei genitori, i sintomi sono molto riconoscibili: “L’epatite acuta si manifesta con febbre e disturbi gastrointestinali, ma soprattutto il bambino assume un colore giallo”, afferma Maggiore. Nei casi diagnosticati “ci sono state guarigioni spontanee, nelle quali gli epatociti si sono rigenerati. In altri casi invece il fegato non è riuscito a recuperare il danno e si è reso necessario un trapianto”, conclude Maggiore.