Ministro degli Esteri nel governo Berlusconi e figlio di un ministro degli Esteri: Gaetano Martino, la cui firma appare sui trattati europei del 1957. Atlantista convinto, tanto che nel 2004 gli fu offerto l’incarico di segretario generale della Nato (da lui rifiutato, come aveva fatto suo padre). Vicino ai conservatori e ai libertari statunitensi («devo essere conservatore per conservare le libertà che abbiamo»), Antonio Martino si rifiuta di riconoscere il democratico Joe Biden come leader del mondo occidentale che si contrappone a Vladimir Putin. «Considero Biden peggiore del suo maestro Barack Obama. Costui era stato sinora il peggiore presidente nella storia degli Stati Uniti, Biden è riuscito a superarlo». Quali errori ha commesso? «Ha ritirato gli ultimi soldati americani dall’Afghanistan, regalandolo ai talebani e aprendo così alla Cina la strada che porta al Mediterraneo. Ha stravolto le disposizioni per il controllo del confine meridionale degli Stati Uniti, col risultato che i crimini e l’afflusso degli immigrati illegali sono esplosi. Quindi ha tolto le truppe americane dalle vicinanze del confine tra Russia e Ucraina, praticamente invitando Putin a invadere l’Ucraina. L’ultimo dei suoi capolavori». Secondo molti osservatori il primo grande errore di Washington fu non sciogliere l’Alleanza atlantica dopo il crollo del Muro e la dissoluzione dell’Urss, quando il suo obiettivo era stato raggiunto. «La Nato era un’alleanza difensiva, ossia di tipo esclusivo, creata per escludere il Paese o il gruppo di Paesi dai quali ci si difende: in questo caso, ovviamente, l’Unione sovietica e il Patto di Varsavia. Caduti questi e svanito il rischio di una guerra tra i due blocchi, l’alleanza difensiva ha perso senso. È rimasto, però, il problema della sicurezza mondiale». La Nato sarebbe dovuta diventare un’alleanza perla sicurezza, quindi. «Sì. E mentre le alleanze difensive sono esclusive, quelle per la sicurezza sono inclusive: quanti più Paesi aderiscono all’organizzazione, tanto più essa è efficiente». La vecchia idea, sua e di Silvio Berlusconi, di includere la Russia nella Nato. Nessun ripensamento, alla luce di quanto accaduto in Ucraina? «Nessuno. Oggi criticare Putin è giusto e doveroso, ma la storia è molto più complessa. Putin avrebbe potuto essere prezioso e la sua Russia sarebbe stata utilissima se inserita in un’organizzazione per la sicurezza. Gli accordi di Pratica di Mare del 2002, con cui Berlusconi voleva avvicinare la Russia nella Nato, erano una cosa saggia». È chiaro che qualcosa non ha funzionato. «La Nato non è riuscita a trasformarsi e Mosca ha continuato a percepirla come la vecchia alleanza difensiva, creata contro l’Urss e “riconvertitasi” contro la Federazione russa. E poi, purtroppo, i rapporti tra la Russia e la Cina sono Il presidente degli Usa, Joe Biden migliorati. L’importanza delle divisioni tra i due giganti dell’ex comunismo si è attenuata, mentre sono sorte tensioni nuove tra la Russia e l’Occidente». Occidente che si compone degli Stati Uniti governati da Biden, del quale ha detto, e dell’Unione europea. Sulla quale il suo giudizio non è mai stato tenero. «Ancora meno lo è adesso. È un’insensata organizzazione di Paesi che si comportano in modo demenziale. Malgrado tutte le sue arie di superiorità, Ursula von der Leyen è incapace e inadeguata. Non rappresenta nulla: l’Unione europea non ha una politica estera né può averla, perché non dispone di un proprio esercito e non è un’entità statale». Lei ha conosciuto Putin. Che idea si è fatto dell’uomo? «Lo conobbi da vicino nel novembre del 2003, quando ero ministro della Difesa. Lui era in visita a Roma e lo accompagnai all’Altare della Patria. Non parla inglese né francese, solo il tedesco, che aveva imparato perché era stato agente del Kgb nella Germania di Erich Honecker. Non sono un ammiratore della sua politica, volta soprattutto a soddisfare le passioni della popolazione russa, però ho notato in lui qualità interessanti». Quali? «Innanzitutto è un russo astemio, quindi una mosca bianca. Mangia poco, fa sport e arti marziali, ha un fisico atletico che mantiene in forma. È sempre perfettamente in controllo delle sue azioni e dei suoi sentimenti. Un personaggio per certi versi da ammirare, e quindi da temere. Perché queste sue qualità positive, se messe a disposizione di una persona che non ha buone intenzioni, possono essere terribilmente pericolose. Fosse un ubriacone, sarebbe meno temibile». Come spiega la sua decisione di invadere l’Ucraina? «Ci ho pensato e onestamente non riesco a spiegarmela. Non ci sono motivi economici: l’Ucraina non ha ricchezze che possano interessare Mosca, le cui risorse naturali sono enormi. La Federazione russa non ha bisogno di ulteriori pezzi di territorio, perché è sterminata e copre undici fusi orari diversi: come si fa a governare una superficie simile, così diversificata dal punto di vista linguistico, religioso, etnico? Per fortuna di Putin, buona parte è inabitata e non crea problemi. Ma la Russia, più che di espandersi, avrebbe bisogno di contrarsi». Resta il fatto che oggi i soldati di Putin sono in Ucraina e le uniche sanzioni credibili passano per la rinuncia al gas russo, che rappresenta il 43% del metano importato dall’Italia. «Quanto avvenuto conferma la grande saggezza dei padri fondatori dell’Europa, che nel 1957, nei trattati di Roma, crearono, oltre al mercato comune europeo, l’Euratom. Ritenevano l’indipendenza energetica indispensabile affinché l’Europa potesse avere una propria politica estera. In caso contrario, dicevano, sarebbe stata sempre politicamente vincolata al fabbisogno di energia». Come poi è accaduto. «Gli anti-nuclearisti sono degli imbecilli, hanno privato l’Europa della fonte energetica più economica, pulita e sicura. Il nucleare è l’unica fonte con cui un Paese privo di petrolio può approvvigionarsi di energia». Così oggi noi italiani abbiamo un dilemma economico e soprattutto politico: possiamo permetterci di rinunciare al gas russo? «No, non ce lo possiamo permettere. Abbiamo bisogno del metano russo, è essenziale per l’Italia, come lo sono le importazioni di petrolio. La nostra economia vive grazie a quel gas. Come possiamo mettere sanzioni su ciò che ci serve per vivere?». Tiriamo le somme. Se Biden è quello che descrive lei, la Ue e la von der Leyen sono quello che sono, l’esercito europeo non esiste e le uniche sanzioni credibili sono quelle che non possiamo adottare, come se ne esce? Ammesso che se ne possa uscire… «Questo è il problema. Il comportamento di Putin è deplorevole e va condannato, ma non siamo in grado nemmeno di esprimere una condanna credibile, perché ci siamo messi nella impossibilità di farlo. Non possiamo fare quello che vorremmo e dovremmo fare, e la colpa è nostra. Che senso ha esprimere condanne e minacciare sanzioni, se non si può fare nulla di concreto per cambiare il corso degli eventi? Abbiamo le mani legate».
fonte :Libero.it