Direttore Dello Spallanzani Zittisce i terroristi della pandemia
Anche se ieri, domenica 4 luglio, il Covid-19 ha fatto registrare il più basso numero di decessi (attribuiti al virus senza accertamenti autoptici come ormai di norma) è già scontro tra i cosiddetti esperti della pandemia sull’allarme per la Variante Delta del Sars-Cov-2.
“Se come pare la variante Delta (ex variante indiana) ha un R0 tra 8 e 10 bisogna che la politica prenda seriamente e velocemente in considerazione l’obbligo vaccinale per tutti o si rischia grosso. Il virus non è più quello che abbiamo conosciuto, è diventato molto più pericoloso”. Lo scrive in un tweet Roberto Burioni virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
LA temuta VARIANTE DELTA: un’altra operazione psicologica di proporzioni epiche
Nei giorni scorsi, Walter Ricciardi, il consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ipotizzato la possibilità di un nuovo lockdown in autunno, già nel mese di ottobre. “Sta creando problemi dalla Gran Bretagna alla Colombia, non dobbiamo compiere gli stessi errori del passato quando il virus è stato sottovalutato”, ha detto in un’intervista a Radio Capital.
VARIANTE DELTA CON SINTOMATOLOGIA MOLTO SCARSA
Ma da uno dei più importanti istituti specialistici d’Italia arriva invece un invito a non fare troppi allarmismi. La variante Delta “è una delle tante varianti e non è più preoccupante rispetto alle altre”. Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani rassicura a proposito della pericolosità di questa mutazione del Sars-Cov-2 e precisa in un’intervista ad Adnkronos.
“Aggiungiamo che c’è una sintomatologia molto scarsa e questo ci dice che non dobbiamo preoccuparci delle varianti. Il virus muterà sempre ed è già cambiato, non può essere questo l’elemento dirimente rispetto alla strategia che viene rafforzata: vaccinare vaste aree di popolazione”, ha chiosato Vaia palesando un enorme contraddizione.
Se questa Variante Delta, che sarebbe all’origine di quasi un quinto dei contagi ha una così bassa sintomatologia perché la campagna di immunizzazione deve essere massiva? «Secondo l’ultima indagine del ministero della Salute e dell’Iss, l’ex variante indiana sarebbe stata individuata nel 22,7 per cento dei pazienti attualmente positivi al Covid e sarebbe diffusa già in 16 regioni italiane, con una forbice che va dallo zero al 70,6 per cento» riferisce Alessandra Beningnetti su Sputnik Italia riferendosi a chi è stato contagiato ma nella stragrande maggioranza dei casi è asintomatico: ovvero non malato.
Secondo i dati di domenica riportati da Il Post: «in Italia sono stati rilevati 808 casi positivi da coronavirus e 12 morti a causa della COVID-19. Attualmente i ricoverati sono 1.561 (37 in meno di ieri), di cui 197 nei reparti di terapia intensiva (7 in meno di ieri) e 1.364 negli altri reparti (30 in meno di ieri). Sono stati analizzati 64.290 tamponi molecolari e 77.350 test rapidi antigenici. La percentuale di tamponi molecolari positivi è stata dell’1,17 per cento, mentre quella dei test antigenici dello 0,07 per cento. Nella giornata di sabato i contagi registrati erano stati 929 e i morti 22».
COVID O INFLUENZA? IL GIALLO IRRISOLTO DEI TAMPONI
Proprio il professor Vaia nell’autunno scorso aveva fatto una rilevazione clamorosa, ovviamente ignorata nella sua portata dai media di mainstream. Aveva infatti dichiarato che nel giro di qualche giorno sarebbe arrivato allo Spallanzani un test molecolare più sofisticato che avrebbe permesso di distinguere la presenza del virus Sars-Cov-2 da quella dell’agente patogeno della normale influenza.
Ciò palesò la circostanza che, secondo quanto sostenuto da autorevoli virologi tra cui il professor Giorgio Palù, il tampone PCR potesse far emergere “falsi positivi” tra gli asintomatici proprio come accreditato da ben tre ricerche scientifiche internazionali tra cui una firmata anche dal celebre accademico francese Didier Raoult, contestato sostenitore della terapia con l’idrossiclorichina. Il quadro generale, mai mutato, aveva infatti rilevato una percentuale di asintomatici pari al 95 % accertati con tamponi ritenuti inaffidabili al 97 % come sostenuto persino dalla Corte d’Appello di Lisbona. Ciò confermò anche l‘ipotesi di un giornalista scientifico internazionale sul fatto che da quanto era iniziato il tracciamento per il Covid erano completamente spariti i casi di influenza stagionale registrati dai grafici dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
Vaia, oggi, dice invece un’altra cosa importante dal significato ancipite: «Il dato da sottolineare sono 37 su 106 tamponi positivi, sottoposti a sequenziamento, e di queste il 5 per cento sono vaccinati in seconda dose” dice a margine della prima giornata dei richiami del vaccino Pfizer allo Spallanzani. “Noi ci aspettiamo un’efficacia del vaccino del 92-93 per cento e siamo al 95 per cento, significa che siamo ad un’efficacia molto alta”.
Come abbiamo visto nella precedente inchiesta i contagi tra vaccinati, però, sono assai elevati proprio tra coloro a cui è stata somministrata la terapia genica Pfizer, tra cui si contano 479 casi fatali su 745 registrati per tutti i vaccini. Ma, nei dati Eudravigilance, di ben 3.876 infettati sintomatici dopo il vaccino resta ignoto il decorso patologico: non si sa se siano morti o guariti
M.Bellini