di Cesare Sacchetti
Per comprendere quello che sta accadendo negli Stati Uniti relativamente alle elezioni dello scorso anno occorre andare a scovare le cronache dei media americani non allineati al regime dei cosiddetti organi mainstream.
Quanto infatti sta avendo luogo in queste settimane è qualcosa che non ha precedenti negli Stati Uniti. Stanno emergendo sempre di più le prove di una massiccia e vasta frode elettorale perpetrata in modo particolare negli Stati chiave americani da sempre decisivi per le sorti delle elezioni.
Erano già state presentate lo scorso novembre e dicembre diverse prove di un enorme broglio ma quasi tutte le corti federali e la stessa Suprema corte USA si sono rifiutate persino di prenderle in considerazione.
La differenza principale tra allora e adesso è che si stanno finalmente facendo le verifiche del caso sulle schede elettorali.
Quasi nessuno in Italia, e probabilmente nel mondo se si leggono i media ufficiali, ha la più pallida idea di dove sia Maricopa e di cosa stia succedendo in questa cittadina dell’Arizona.
È qui che si è messo in moto un meccanismo che potrebbe cambiare la storia degli Stati Uniti e quella del mondo intero.
Lo scorso 31 marzo il Senato dell’Arizona ha infatti deciso di affidare l’appalto per un riconteggio e una revisione delle schede elettorali nella contea di Maricopa, che è la quarta per grandezza negli Stati Uniti, alla società Cyber-Ninja specializzata in perizie informatiche.
La reazione del sistema è stata di puro panico. I democratici hanno cercato immediatamente di bloccare il riconteggio cercando di fare ricorso davanti ad un giudice locale che ha però chiesto ai ricorrenti di depositare un milione di dollari come cauzione. I democratici si sono rifiutati e il riconteggio è andato avanti.
Per comprendere quanto sia seria la perizia sulle schede elettorali in corso in Alabama, è certamente utile leggere la cronaca del quotidiano americano “The Gateway Pundit” che ha descritto come il riconteggio e la verifica dell’autenticità delle schede sia estremamente seria e accurata.
Le schede vengono passate sotto una luce ultravioletta per verificare la presenza di una filigrana speciale che ne attesta la autenticità o meno. Quando questo blog lo scorso novembre parlò di questa tecnologia, molti, anche tra i sostenitori di Trump, gridarono alla “notizia falsa” senza nemmeno sapere che è già da qualche tempo che esiste questo metodo di verifica delle schede, menzionato persino sul sito della CYSA, l’agenzia per la sicurezza informatica degli USA.
Ora sta accadendo veramente, sotto gli occhi di tutti. E il sistema non riportando quanto accade a Maricopa si sta semplicemente comportando come uno struzzo che mette la testa sotto la sabbia, nella vana speranza che ignorare quanto accade in superficie possa cambiare in qualche modo le cose.
Per usare la terminologia cara al regime mondialista contro il regime stesso, si potrebbe dire che queste persone soffrano di sindrome “negazionista”.
Nel frattempo, il conteggio procede e sono già emerse notevoli illegalità. Sono state trovate migliaia di schede duplicate che sono dei doppioni che sostituiscono le schede originali qualora queste si rivelino inutilizzabili o danneggiate.
Per poter essere valida la scheda duplicata deve avere lo stesso codice a sei cifre della scheda originale, altrimenti la scheda duplicata si deve considerare a tutti gli effetti “fantasma” o più semplicemente falsa.
Maricopa, ad ogni modo, ha messo in moto l’effetto domino. Non appena è iniziato il riconteggio in questo Stato, dall’altra parte degli Stati Uniti, in Michigan, sul lato orientale, un coraggioso avvocato locale Matthew DePerno che assiste un cliente che ha fatto ricorso contro la frode sta presentando massicce prove del broglio.
La situazione non è molto differente da quella dell’Arizona. Ci sono migliaia di schede illegali fantasma inserite nello scrutinio finale e queste schede casualmente hanno determinato la “vittoria” del candidato dei democratici Joe Biden.
In particolar modo, è emerso come i voti siano stati spostati tutti in un determinato momento e nella stessa quantità e questa circostanza da sola denota l’impossibilità della mano umana nello spostamento dei voti che sono stati assegnati a Biden attraverso un algoritmo.
Biden quindi non è il legittimo presidente degli Stati Uniti e quanto sta accadendo ora nei vari stati americani sta confermando quanto era emerso già a novembre.
In America, c’è stata una massiccia operazione perpetrata sia all’interno degli Stati Uniti sia fuori dai suoi confini nazionali che ha portato alla instaurazione eversiva di un presidente impostore.
Il golpe contro Trump ha avuto due versanti: uno domestico, l’altro internazionale
Il broglio ha avuto infatti due applicazioni. La prima è stata quella interna che si è appena vista nella quale sono state create dal nulla migliaia di schede false per spostare l’asse della bilancia verso Joe Biden.
A questo punto però prima di proseguire, è utile ritornare un istante alla notte del 3 novembre. Probabilmente molti lettori ricordano quanto accaduto in quel momento quando tutti gli scrutatori smisero di contare simultaneamente negli Stati chiave.
Il sistema si rese conto di una semplice eventualità. Trump stava vincendo ugualmente nonostante ovunque negli Stati stessero spuntando migliaia di scheda false per riportare in vantaggio Biden.
Non era sufficiente. Occorreva un broglio ancora più vasto. È a questo punto che entra in gioco il lato internazionale del golpe.
Occorre ricordare che nei vari Stati americani il server che ha gestito il conteggio elettronico è di proprietà della società canadese Dominion.
Dominion è una società legata profondamente agli uomini più vicini al partito democratico, quali lo speculatore finanziario George Soros e la fondazione dei coniugi Clinton.
È accaduto qualcosa senza precedenti in questa elezione. Questa società ha gestito tutto il processo di gestione elettorale sostituendosi ai rappresentati elettorali dei vari Stati che non hanno mai avuto accesso persino alle password dei modem.
Le elezioni sono state quindi sotto certi aspetti privatizzate. Il broglio però per poter avere definitivamente successo aveva bisogno non solo di creare delle schede false per Biden, ma doveva spostare una massiccia quantità di voti da Biden a Trump.
Qui entra in gioco l’Italia, che avrebbe avuto un ruolo semplicemente decisivo nel consentire la riuscita dell’operazione.
In sintesi, secondo fonti vicine all’Italiagate, il governo Conte avrebbe autorizzato il broglio attraverso la partecipazione della società Leonardo, partecipata dal ministero dell’Economia con il 30% delle azioni.
Lo spostamento dei voti sarebbe stato coordinato nell’ambasciata USA di via Veneto a Roma dal generale Graziano e da un altro uomo del dipartimento di Stato USA, tale Stephan Serafini.
A gestire l’operazione tecnica dello spostamento di voti sarebbe stato invece un hacker professionista, Arturo D’Elia, che vanta un esteso curriculum di collaborazioni come specialista informatico per la NATO e per la procura di Napoli.
Come Trump ha evitato una guerra civile e ingannato il sistema
Ora quello che molti legittimamente si stanno chiedendo è perché, se Trump era perfettamente informato di quanto era accaduto, non è intervenuto in prima battuta per dichiarare una sorta di stato emergenziale e dichiarare le elezioni come illegali in quanto frutto di una estesa operazione sovversiva perpetrata contro il presidente degli Stati Uniti.
In altre parole, perché il famoso Kraken, la metafora del mostro mitologico menzionata spesso dall’avvocato vicino a Trump, Sidney Powell, non è stato rilasciato immediatamente.
A questo punto, si provi a immaginare cosa avrebbe portato una dichiarazione ufficiale di Trump di indizione della legge marziale negli Stati Uniti o piuttosto della legge contro le insurrezioni.
Sotto il profilo strettamente costituzionale, Trump aveva tutto il diritto di ricorrere a simili misure poiché era in corso un vero e proprio attentato alla sovranità degli Stati Uniti volto a rovesciare il legittimo comandante in capo tramite un golpe.
Sotto il profilo pratico però, tali decisioni avrebbero portato ad una nuova guerra civile ancora più devastante e sanguinosa di quella che occorsa nel 1860 sotto la presidenza Lincoln.
Gli Stati a guida democratica, quali la California e New York, avrebbero invocato la secessione e l’ONU, l’istituzione vicina alla famiglia Rockefeller che nell’idea del mondialismo sarà la base del futuro governo mondiale, avrebbe condannato l’atto di Trump e spinto per un intervento militare delle potenze straniere contro il presidente.
Sarebbe stata una situazione esplosiva, senza precedenti. Il capolavoro di Trump invece è stato fare ciò che era necessario fare senza però arrivare mai allo scontro frontale con la cabala mondialista.
Trump avrebbe fatto sua la massima di Sun Tzu che raccomandava qualora il nemico sia troppo forte in un determinato momento della guerra, di evaderlo e di ricorrere invece all’inganno, sopra il quale è fondata tutta l’arte della guerra.
E l’inganno nei confronti del sistema sembra essere riuscito perfettamente.
A Washington, si è instaurata una amministrazione fantoccio che appare completamente priva dei poteri assegnati al comandante in capo.
Ad oggi, Joe Biden, il fantoccio che avrebbe dovuto trascinare gli Stati Uniti verso il Grande Reset e verso uno scontro armato contro la Russia, l’altra grande nemesi del mondialismo, ha completamente fallito gli obbiettivi che avrebbe dovuto raggiungere.
Le tensioni con la Russia non solo si stanno alzando, ma piuttosto stanno diminuendo. Al di là dei roboanti insulti di Biden rivolti a Putin, il presidente (?) USA non ha fatto nessun atto sostanziale che danneggi veramente la Russia.
È stato negato il sostegno militare all’Ucraina che da settimane sta cercando di provocare apertamente la Russia, e al tempo stesso è emerso come Biden sia apparentemente intenzionato a togliere le sanzioni sulla costruzione del gasdotto russo Nord Stream 2 in quella che di fatto sarebbe una enorme apertura per normalizzare i rapporti con Mosca.
Ci si chiede a questo punto chi sia veramente a comandare Joe Biden e chi abbia davvero la guida degli Stati Uniti.
La mossa di Trump, o meglio il capolavoro, secondo diverse fonti vicine al presidente, potrebbe essere stata questa.
Firmare l’atto contro le insurrezioni prima della sua uscita di scena temporanea della Casa Bianca e consegnare il potere temporaneamente ai militari che non riconoscono l’attuale presidente.
Tutto questo senza fare alcun annuncio ufficiale.
Trump in questo modo avrebbe depotenziato l’amministrazione Biden riducendola al ruolo di una presidenza fantoccio, priva di effettiva legittimità e controllata da poteri, quali quelli delle forze armate americane, che sono ancora fedeli a Trump.
Questa situazione ricorda molto da vicino una profezia, che in queste settimane sta spopolando tra i sostenitori di Trump, fatta da Kim Clement, un cantante e pastore sudafricano che predisse l’avvento di Trump alla Casa Bianca anni prima della sua candidatura.
La profezia in questione riguarda una sorta di diarchia che in un certo momento della storia avrebbe governato gli Stati Uniti.
Per diarchia si intende due presidenti che governano nello stesso momento storico e nello stesso Paese. Una situazione che sembra coincidere perfettamente con quanto sta accadendo ora in America, con Trump, possibile comandante in capo occulto, e Joe Biden, presidente virtuale che non sembra essere effettivamente in carica.
Questa diarchia è comunque destinata a finire in un determinato momento e Clement incredibilmente nelle sue profezie parla proprio del ruolo dell’Italia nel mettere fine a questa situazione.
Il pastore sudafricano si riferiva forse all’Italiagate e al ruolo di questo scandalo nel far venire alla luce il golpe internazionale contro Trump?
È certamente difficile dirlo, ma quanto accaduto fino ad ora sarebbe stata solo una ritirata strategica di Trump. Ora viene la seconda parte del piano.
Trump sta preparando il terreno per nuove elezioni prima del 2024
Per poter avere elezioni regolari, è necessario rimuovere prima una delle cause primarie che hanno consentito il broglio su vasta scala nei vari Stati, ovvero le leggi elettorali che hanno consentito di conteggiare schede illegali e di far votare elettori che non ne avevano diritto, quali gli immigrati clandestini.
In quasi metà degli Stati americani, le regole sono state già cambiate in questo senso. Trump sta quindi abilmente preparando il terreno di una nuova elezione che si terrà con ogni probabilità prima del 2024 e lo sta facendo riducendo consistentemente la probabilità di brogli elettorali.
Lo stesso presidente nella sua ultima intervista rilasciata a Chanel Rion, giornalista di One America News, lo ha detto chiaramente. “Qualcosa deve essere fatto prima del 2022”, mentre in una precedente intervista rilasciata a Joe Pagliarulo, ha detto che Biden di fatto non potrà continuare a governare perché i riconteggi dimostreranno inevitabilmente che ha perso.
Le apparizioni di Trump e le sue dichiarazioni contro la frode elettorale del 2020 stanno aumentando esponenzialmente di pari passo con l’emergere dei brogli nei vari Stati.
Gli uomini vicini al presidente hanno allo stesso tempo fatto sapere che i suoi oceanici raduni riprenderanno a giugno e che il suo social sarà invece pronto per il 4 luglio.
Tutte queste mosse di Trump fanno presagire la preparazione di una campagna elettorale che si terrà ben prima del 2024.
Mike Lindell, l’imprenditore di My Pillow, ha parlato di un possibile ritorno del Presidente già ad agosto.
È difficile dire se Trump sarà di nuovo presidente per quel mese, ma si può certamente arrivare alla conclusione che Trump si sta già muovendo per tornare in una data che precederà non di poco le presidenziali del 2024.
L’accuratezza della tempistica è ardua, se non impossibile, perché ci si trova in una situazione senza precedenti.
Si è di fatto in un territorio inesplorato e tutto è possibile nel mezzo di questa battaglia tra i figli della luce e quelli delle tenebre.
I Rothschild hanno capito la strategia di Trump e sono pronti a tutto
Nel lato delle tenebre, si sono al tempo stesso accorti immediatamente dell’efficacia della strategia di Trump ed è intervenuta a questo riguardo direttamente la famiglia Rothschild.
Questo evento già di per sé è estremamente raro. La famiglia Rothschild dall’inizio della sua dinastia che risale alla fine del’700 ama agire nell’ombra.
I Rothschild hanno costruito il loro immenso impero finanziario nel corso dei secoli seguendo una regola ferrea. Finanziare i due lati impegnati in battaglia per poi poter controllare entrambi.
Soprattutto, come affermava uno dei membri della famiglia Nathan, è fondamentale controllare il potere di emissione delle monete degli Stati. Se si controlla la moneta, si controlla lo Stato stesso.
Ora però i Rothschild hanno fatto una eccezione alla loro regola perché la situazione è alquanto grave evidentemente.
Lynn de Rothschild, moglie del banchiere Evelyn de Rothschild, già proprietario dell’Economist, una rivista piuttosto importante per le comunicazioni simboliche della cabala globalista, ha convocato lo scorso 10 aprile in un vertice straordinario cento amministratori delegati delle grandi corporation americane in rappresentanza di tutto l’establishment economico e finanziario degli Stati Uniti.
All’incontro tenutosi su Zoom, la piattaforma per le videoconferenze di Google, c’erano nomi del calibro di Mary Barra, amministratore delegato di General Motors e James Murdoch, figlio del noto magnate Rupert.
L’evento è sembrato essere una ripetizione di quanto accaduto lo scorso anno, quando tutto il gotha economico degli Stati Uniti si è coordinato per poter eseguire la frode che si è consumata lo scorso novembre.
La stessa rivista Time ha rivelato come tutto l’establishment americano abbia lavorato a stretto contatto per poter consentire il golpe elettorale contro Trump.
Gli ispiratori e mandanti di questo golpe sono proprio loro. La famiglia Rothschild.
Nell’incontro su Zoom dello scorso aprile, i Rothschild hanno trasmesso i loro nuovi ordini ai grandi esponenti di Wall Street e dell’industria americana. Occorre impedire che le leggi elettorali vengano riformate in senso “restrittivo” perché questo significa una vittoria praticamente certa di Trump.
Questo dunque non è altro che l’ennesimo capitolo di una lunga guerra in corso tra questa famiglia che vuole dominare il mondo attraverso l’instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale e Donald Trump e il gruppo di patrioti militari che lo sostiene sin dall’inizio di questa battaglia.
Lo si può chiamare Q se si vuole, ma questo non ha alcuna importanza. Sono questi i campi che si stanno fronteggiando per la salvezza dell’America e per quella del mondo intero.
Per la prima volta dopo molti decenni, gli Stati Uniti sono sfuggiti alla logica delle pedine controllate dai Rothschild.
Per la prima volta dopo molti anni, c’è un Presidente che non vuole sacrificare e distruggere il suo Paese sull’altare di una tirannia dominata dalla massoneria e da questa famiglia di banchieri che pretende di sostituirsi a Dio.
Il mondialismo ha una idea fissa in mente. Per poter trascinare l’umanità e il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale occorrono gli Stati Uniti. Non è possibile arrivare ad un governo mondiale senza la partecipazione della prima superpotenza mondiale.
È questa l’ossessione dei Rothschild che hanno dichiarato guerra agli Stati Uniti sin dall’inizio della sua esistenza per poter avere il controllo del “nuovo mondo”.
Nell’idea della massoneria e della cabala mondialista, è la nuova Atlantide in qualche modo ad aver il ruolo di guida nell’edificazione della nuova Torre di Babele.
È uno scontro che travalica i confini prettamente materiali per approdare nel campo spirituale che aiuta a comprendere davvero cosa sta accadendo nel mondo.
C’è un passo della Bibbia che aiuta a capire veramente il momento storico che si sta vivendo ed è quello degli Efesini.
“La nostra lotta non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le autorità, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le [forze] spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti. “
Mentre sembra avvicinarsi il redde rationem, sembra che si intraveda della luce alla fine del tunnel. L’altra parte lo ha compreso perfettamente ed è pronta a tutto pur di evitare il suo fallimento. Il mondialismo è come un animale ferito. È pronto a qualsiasi azione estrema prima di spirare definitivamente.
Chi ha comunque compreso la natura di questo scontro, non ha comunque nulla da temere. In ogni caso, la luce vincerà. Il male che sta opprimendo il mondo verrà spazzato via.
Il tempo delle forze del male sta per giungere al termine.
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