In quattro righe degli Atti degli Apostoli che fanno riferimento ai libri di Isaia (8,12 e 18,16 citati anche da San Paolo nella Lettera ai Romani 9,33), c’è già una risposta al mistero della storia dell’umanità civile, fondata sulla tradizione giudaica e perfezionata dal messaggio evangelico cristiano. Da queste parole tracima dirompente un messaggio spirituale che da una parte esalta il Popolo Ebreo, prescelto dal Dio Rivelato, fattosi uomo e risorto dalla morte nella Pasqua, dall’altra avverte gli stessi discendenti “disubbidienti” sul rischio d’inciampo nella pietra di Sion (Gerusalemme).
Questa premessa biblica è necessaria per ribadire la virtù elettiva degli Ebrei, sovente perseguitati proprio a causa di questa divina predilezione, ma al tempo stesso per evidenziare il pericolo che, come fecero i Farisei e i Sadducei del Sinedrio, un manipolo di politici ammantati di sacertà sostengano di essere gli unici depositari della Verità arrogandosi pure il diritto di uccidere (nel nome di una malintesa interpretazione dell’Antico Testamento che persino lo vieta nei quinto dei 10 Comandamenti) chi, come allora, non la pensava come loro: ovvero il profeta Gesù di Nazareth, divenuto presto Cristo e Messia per tutti gli Israeliti convertitisi al Cristianesimo. Ma rimasto invece una spada nel cuore del dubbio per gli Ebrei negazionisti dell’apparizione messianica.
fonte DATABASE ITALIA