“NON FU PER COLPA DI PINOCHET”
La vita è un filo sottile, che viene reciso da guerre, malattie o dal naturale ciclo di fioritura umano. In alcune terre quel filo viene demolito da terremoti che risalgono dalla terra fino a scuotere lo spirito.
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Il romanzo di @ginalancelott è principalmente ambientato in un luogo dove sono proprio le scosse telluriche del suolo e dell’animo a segnare l’esistenza delle persone: il Cile. Nel leggerlo il senso di smarrimento dovuto a questa situazione precaria e volubile, si assapora piano piano con la violenza di una carezza, fino all’ultima pagina.
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La storia della famiglia di Carla, della fuga in Argentina, dello scambio di persone con sacrificio annesso, la lotta per far funzionare un amore avvelenato da figure materne mostrano la vena pestifera e passionale della vita, un tunnel nel quale un turbinio di emozioni, fatti e paure si rimestano senza che Carla perda di vista il suo obiettivo: trovare una felicità ben piantata.
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Mi è piaciuta moltissimo la figura del padre Omar, che diventa la rappresentazione umana del dilemma del bene e del male: si tratta di un agente del governo, che ovviamente si macchia di orrori indicibili, ma che pure non cessa mai di aiutare il prossimo, di fare del bene e di imprimere nella memoria altrui un ricordo che per più parti è dolce.
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Cosa c’è di bello in questo libro? Certamente questo aspetto, che prende la forma della domanda primigenia: chi può essere giudice del bene e del male, considerando che tutti hanno questa pulsione e che tutti la mostrano in vita? Poi, devo dire la storia: non voglio fare spoiler ma lo scambio di persona cui accenavo segna la storia in modo indelebile, che quando si scopre la testa fa boom.
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Anche dal punto di vista della scrittura, è un’opera molto ben eseguita: il petit bemol però sono gli accenti, ho trovato moltitermini senza; niente di grave of course.
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Si tratta di un testo che vi consiglio di leggere, accompagnato dalla visione dell “Acrobata” che si trova su @raiplay_official e che dà alla dimensione Cile una rotonda complessità.
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P.S. La figura del padre, un eroe tragico, mi ha fatto pensare a questa domanda: come si traccia il confine tra il bene e il male? Any suggestion?
Gabriele Missaglia