© Ashley Landis / POOL / AFP- Mike Pompeo
Appello di Pompeo contro la “tirannia” della Cina. Pechino chiude un consolato Usa
AGI – La risposta di Pechino all’appello di Mike Pompeo “al mondo libero” affinché trionfi contro “la nuova tirannia” incarnata dalla Cina non si è fatta attendere: il regime ha deciso di chiudere il consolato Usa a Chengdu dopo che Washington aveva fatto chiudere quello cinese a Houston, descritto come una “centrale di spionaggio”.
L’ordine di Pechino è “una risposta legittima e necessaria alle azioni ingiustificate degli Stati Uniti”, si legge in una nota diffusa dal Ministero degli Esteri, “Gli Usa hanno gravemente violato il diritto internazionale e le norme di base delle relazioni internazionali” e hanno “danneggiato gravemente” le relazioni sino-americane.
Nella nota, la Cina incolpa gli Stati Uniti del deterioramento dei rapporti bilaterali. “L’attuale situazione nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti non è quello che la Cina vuole vedere e gli Stati Uniti sono responsabili di tutto questo. Ancora una volta”, conclude la diplomazia di Pechino, “sollecitiamo gli Stati Uniti a ritirare la loro decisione sbagliata e a creare le condizioni necessarie per riportare in carreggiata le relazioni bilaterali”.
Le parole di Pompeo, scrive la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, in un messaggio su Twitter, “suggeriscono che voglia presentarsi come il John Foster Dulles del ventunesimo secolo lanciando una nuova crociata contro la Cina in un mondo globalizzato”. Dulles, figura di picco dell’anti-comunismo americano e segretario di Stato durante la presidenza di Dwight Eisenhower. A lui è intitolato l’aeroporto di Washington.
“Quello che sta facendo è inutile come una formica che cerca di scuotere un albero”, ha sottolineato la portavoce. La portavoce ha fatto poi appello “a tutte le persone che amano la pace nel mondo” per farsi avanti contro Pompeo e “impedirgli di fare maggiori danni al mondo”.
“La Cina attuale è sempre più autoritaria nell’interno del Paese, e più aggressiva nella sua ostilità nei confronti della libertà altrove” aveva detto Pompeo parlando alla biblioteca presidenziale Richard Nixon in California.
Intanto l’Fbi è a caccia della ricercatrice cinese che ritiene si sia nascosta nel consolato a San Francisco: la donna vorrebbe evitare l’arresto perché accusata di un visto falso e di nascondere che in realtà è legata all’esercito. Ma fa parte, secondo gli inquirenti americani, di un programma cinese per infiltrare in Usa scienziati sotto mentite spoglie.
E’ l’ultimo tassello della grave crisi commerciale, politica e diplomatica che si è aperta tra i governi di Stati Uniti e Cina. E segue di poche ore l’ordine dell’amministrazione Trump di chiudere il consolato cinese nella città di Houston, in Texas, una vicenda accompagnata da pesanti accuse alla Cina di spionaggio. Pechino ha risposto minacciando “ritorsioni” che non si sono ancora materializzate.
Secondo i documenti depositati presso il tribunale della California, il 20 giugno l’FBI ha interrogato Tang Juan, ricercatrice di biologia presso l’Università della California, e l’ha accusata, sei giorni dopo, di aver commesso una frode nelle procedure per il visto. Gli inquirenti ritengono che la donna abbia dichiarato il falso sostenendo di non aver mai prestato servizio nelle forze armate del suo Paese.
E invece hanno scoperto le foto della scienziata in uniforme e verificato che ha lavorato presso l’università di medicina militare dell’aeronautica cinese. Nell’interrogatorio la donna ha sostenuto che indossare l’uniforme militare è obbligatorio per frequentare l’università. Ma da una perquisizione nel suo appartamento, compiuta lo stesso giorno dell’interrogatorio, sarebbero state trovate ulteriori prove della sua affiliazione all’Esercito popolare di liberazione.
Dopo l’interrogatorio, Tang si è resa irreperibile e ora sembra sia nascosta nel consolato cinese a San Francisco. Nelle carte giudiziarie si menzionano anche altri due ricercatori cinesi, che avrebbero lavorato in altrettante università californiane, San Francisco e Duke: anche loro sono sospettati di aver fornito false informazioni sulle loro generalità, ma nei loro confronti per ora non ci sono ancora mosse imputazioni giudiziarie.
Gli Usa però adesso sostengono che le vicende non sono casi isolati: sembrano invece “far parte di un programma condotto dalla Cina – e in particolare dall’Università di medicina militare e dalle istituzioni associate – per inviare scienziati militari negli Stati Uniti con false generalità o dichiarazioni false sulla loro vera occupazione”.
Prima della chiusura del consolato cinese a Houston, gli Stati Uniti avevano già sanzionato undici aziende cinesi per gli abusi alla minoranza musulmana nella regione dello Xinjiang, e avevano denunciato due “hacker” cinesi che avrebbero tentato di rubare dati del vaccino per il Covid-19 e segreti della tecnologia militare.
Pechino parla di calunnie e persecuzione politica ai danni di studenti e ricercatori. Ma il presidente Donald Trump ha una rielezione davanti e mostrarsi duro con la Cina è anche un modo per aumentare la sua credibilità in termini di sicurezza nazionale.