Mons. Georg Ratzinger (96 anni) è mancato qualche giorno fa a Ratisbona, dopo che il fratello Benedetto XVI (93 anni) ha preso un aereo per raggiungerlo e salutarlo per l’ultima volta. I due fratelli, molto legati, sono rimasti insieme tre giorni. Il Santo Padre si è fatto accompagnare in sedia a rotelle al cimitero per salutare i suoi genitori e la sorella, morti da tanti anni.
Molti di noi hanno pensato, con una stretta al cuore, che quello sarebbe stato l’ultimo viaggio per Benedetto. Il Papa appariva molto smagrito, parlava con un filo di voce, ma era lucidissimo e visibilmente contento di aver potuto rivedere la sua terra.
Il Pontefice, il grande teologo si prepara al lungo viaggio e, molto umilmente, saluta tutto ciò che gli è caro: il fratello, i suoi genitori, la sorella, la città dove ha vissuto e insegnato prima di essere chiamato a Roma. Al cuore non si comanda.
Quando Ratzinger fu proclamato Papa, comperai il libro che racconta la sua vita, ricordo di averlo letto in un attimo, era bello come una poesia. Quell’uomo, investito di tanta responsabilità, aveva un animo semplice e buono: il racconto della sua infanzia, della sua famiglia e poi dei suoi studi mi aveva davvero commosso. Sarebbe stato un Papa straordinario, senza il carisma travolgente di Giovanni Paolo II, senza la bonarietà palese di Giovanni XXIII, ma un grande Papa, schivo, profondo e deciso a tutelare il Cattolicesimo dal relativismo dilagante.
Papa Ratzinger l’ha fatto, ha combattuto contro una Unione Europea senza anima, ha risposto colpo su colpo agli attacchi delle potenze mondiali, dei signori che avevano programmato l’invasione islamica e non solo quella. Erano in molti a volerlo scalzare dal soglio di Pietro e sono riusciti a farlo. I nomi sono importanti, uno su tutti il presidente Obama. La verità la sapremo in futuro, forse la sapranno i nostri figli.
Ritorniamo a George Ratzinger e ai suoi dolci ricordi, lui era il fratello maggiore in una famiglia semplice e racconta del fratellino più piccolo, il più timido, quello che amava i gatti e suonava il piano, quello che è diventato Papa…..
“Qual è il primo ricordo del “fratellino”?
E’ difficile rispondere e ricordare. Della nascita ricordo poco,eravamo piccoli e anche al battesimo non ero presente perché è stato battezzato subito, e noi fratelli più grandi non siamo andati perchè era tanto freddo. Poi nella vita quotidiana è arrivato questo bambino tanto piccolo e sinceramente non sapevo molto che fare con questo bimbo così piccolo.
Poi quando siamo un po’ cresciuti eravamo i due maschi e abbiamo giocato molto insieme e fatto tante cose insieme. Cero all’inizio ero legato più con mia sorella perché eravamo i due figli maggiori, in casa, però con gli anni si è costruito un contatto più intenso con il fratello piccolo. Noi due costruivamo insieme il presepe, e poi tra i giochi più frequenti c’erano giochi spirituali, noi lo chiamiamo il “gioco del parroco” e lo facevamo noi due, nostra sorella non partecipava. Si celebrava la messa e avevamo delle casule fatte dalla sarta della mamma proprio per noi. E uno volta a turno eravamo il ministrante o il chierichetto.
Poi il seminario, e la passione per la liturgia, la musica, lo studio…
E’ stato uno sviluppo continuo. Fin da piccoli abbiamo vissuto con un amore per la liturgia e questo è proseguito via via nel seminario, ma non si è aggiunta la musica fuori della liturgia. E’ stato un tutt’uno.
Dopo la prima messa?
Per tre anni siamo stati separati perché nel 1947 Joseph è andato a Monaco e nel 1950 ci siamo ritrovati a Frisinga. Dopo l’ordinazione dal novembre del 1951 ad ottobre 1952 stavamo in parrocchie confinanti e c’era in mezzo solo un parco a Monaco. Io avevo la chiesa di San Ludwig e Joseph al Preziossismo Sangue.
E’ vero che soprattutto Joseph ha accettato di diventare professore a Bonn anche in vista della utilità della famiglia. Nel 1955 i nostri genitori si sono trasferiti da lui a Frisinga e nel 1956 si è aggiunta anche nostra sorella, e così quando io ero libero ho sempre raggiunto la famiglia a Frisinga. Il fratellino era il riferimento per tutti, non era un problema per noi tutti.
E quando è divenuto vescovo e cardinale?
Prima siamo stati separati mentre Joseph era a Bonn, a Münster e Tubinga. Poi alla fine ci siamo ritrovati a Ratisbona, io a dirigere i Domspatzen e mio fratello all’università. E’ stato un periodo molto bello ed intenso, noi tre fratelli eravamo riuniti. Certo con la nomina e il trasferimento a Monaco, ma la distanza non era tanta, era piuttosto la mancanza di tempo che ci teneva lontani perché Joseph era impegnato come vescovo e cardinale.
E il trasferimento a Roma?
In effetti è stata un po’ come una perdita quando si sono trasferiti a Roma, anche perché sapevo che era una grande responsabilità per mio fratello e sapevo che avremmo avuto pochi contatti.
Tre volte l’anno io andavo a Roma, soprattutto l’estate, e a Natale i miei fratelli venivano da me, nella sua casa a Pentling e ci teneva molto, quella era proprio casa sua. Ma soprattutto c’erano degli appuntamenti fissi per vedersi, come per l’Ascensione, quando mio fratello veniva per il ritiro spirituale e poi rimaneva qualche giorno a Pentling. Ad agosto andavamo in vacanza insieme, a Bad Hofgastein, a Bressanone, a Linz.
Nel periodo in cui eravate lontani c’è un episodio particolare che Joseph raccontava?
Il momento sempre più bello era l’arrivo del cardinale che tornava nel suo paese. Atterrava a Monaco, lo andava a prendere il sig. Künel, e quando ero ancora direttore del Coro, veniva per una cena solenne. Questo segnava l’inizio delle vacanze ed era molto bello. e poi dopo che sono andato in pensione questa cena si svolgeva nella Lutzgasse, dove vivo tuttora. Era un vero rito di accoglienza anche se non c’era una esibizione del coro. E si faceva sempre una cena di cose scelte che gli piacevano particolarmente.
Qualche ricordo del passato?
Maria nostra sorella completava il trio. Da quando non c’è non c’è più questo trio. Naturalmente la sua presenza richiamava anche la presenza dei nostri genitori. Anche se mancavano lei è sempre stata la persona che ci faceva pensare a loro.
E quando ha saputo la notizia che il fratello è diventato Papa?
Durante il conclave non ho mai pensato che mio fratello potesse diventare papa. Anche altri me lo hanno chiesto, ma io ero sempre convinto che non fosse possibile perché era troppo anziano ormai. Mi ricordavo di papa Giovanni XXIII che era anche un anno più giovane, e poi il collegio dei cardinali si era assottigliato. Papa Pio XII non aveva fatto più cardinali, e quindi c’era anche una scelta ristretta. Ma nel 2005 non era più così, per cui lui non se lo aspettava proprio.
Poi quando è arrivata la notizia la primissima reazione è stata di tristezza, perché ero consapevole del fatto che come papa sarebbe stato trasportato fuori dalla sua vita privata e personale. Ma non sapevo invece che si può mantenere un rapporto molto personale con il papa e incontralo come faccio adesso, con tutti i privilegi che ho ricevuto per arrivare e ripartire. Ho tutte le agevolazioni per incontrare comunque il papa come fratello.