La Lega Anti Vivisezione ha pubblicato un documento con sei punti programmatici che devono guidare la costruzione di una nuova normalità. Secondo la Lav l’uomo, con le deforestazioni e gli abusi sugli animali e le specie selvatiche, ha creato e favorito questa situazione e il Coronavirus non deve essere considerato un episodio isolato. Da qui si deve ripartire per andare avanti, ma non come prima.
Serve un cambiamento per non tornare a quella normale normalità che ci ha portato ad avere bisogno di un cambiamento. Il gioco di parole riassume il senso del manifesto creato dalla Lega Anti Vivisezione e diffuso oggi, quando tutti quanti stiamo lentamente riprendendo in mano le nostre vite, dopo essere rimasti a lungo in ostaggio del virus. Secondo la Lav, il responsabile dell’emergenza Coronavirus è l’uomo, con lo sfruttamento degli animali, “i pipistrelli catturati e uccisi per finire sul banco di un mercato”.
Il destino dell’essere umano e delle “sue” pandemie è strettamente legato al mondo degli animali che, si legge nel manifesto, “sono sempre più braccati e commerciati per i più diversi motivi, dalla cucina agli spettacoli, dai laboratori alla prigionia nelle case”: la deforestazione selvaggia avrebbe ridotto i loro spazi facilitando così il contatto tra noi e i virus come Sars-Cov-2. E siccome, scrive la Lav, il principale pericolo che rischiamo di portarci dietro da questa emergenza è quello di considerare il Coronavirus come un episodio isolato, serve dunque agire subito e in fretta per non tornare a come eravamo prima.
I punti del manifesto
Il manifesto della Lega Anti Vivisezione si costituisce di sei punti programmatici. Sei pilastri su cui dovremo cominciare fin da subito a ripensare le nostre vite per garantire a noi, al nostro Pianeta e agli animali con cui lo condividiamo un futuro migliore. Come fare? Ecco che cosa suggerisce la Lav:
- Attenzione alla tavola. Nel senso che secondo la Lav è importare preferire i cibi vegetali perché carne, latte e uova comportano il taglio di foreste, inquinano e causano sofferenza;
- Le aziende, a partire da quelle dell’alimentazione e dell’abbigliamento, devono essere rifondate sulla base di criteri di reale sostenibilità e responsabilità sociale;
- Stop ai mercati, le fiere, l’uccisione o la caccia e l’uso degli animali selvatici ed esotici “per farne cibo, spettacoli, pelli e pellicce”;
- Un’economia più pensata, spostando i finanziamenti pubblici dagli allevamenti alla produzione di alimenti vegetali;
- Investimenti per una sperimentazione con metodi sostitutivi all’uso degli animali;
- Tutelare gli animali domestici, favorire l’adozione di cani e gatti e l’accesso ai farmaci veterinari