La lotta al traffico dei migranti è stata al centro dei colloqui, ai quali hanno partecipato anche il segretario generale dell’Interpol e i ministri di Niger e Burkina Faso
La lotta al traffico degli esseri umani è stato uno dei temi centrali del G7 Interno di ieri e oggi a Parigi, e alla fine i rappresentanti di Francia, Italia, Germania, Regno Unito, Canada e Stati Uniti hanno approvato un documento inserito negli “Impegni di Parigi” con cui sono definite alcune misure da adottare, di concerto con i Paesi di provenienza dei migranti, specie l’area del Sahel, per contrastare il fenomeno.
Alle riunioni hanno preso parte anche il commissario europeo per le migrazioni e il coordinatore europeo per la lotta al terrorismo, figure istituzionali che di diritto fanno parte del G7, mentre in qualità di invitati c’erano il segretario generale dell’Interpol e i ministri dell’Interno del Niger e della Sicurezza pubblica del Burkina Faso, l’uno in rappresentanza del Paese che aveva la presidenza di turno del cosiddetto G5 Sahel e l’altro in rappresentanza del Paese che attualmente presiede questo organismo.
Un business da 7 miliardi di dollari
È stato definito che il traffico dei migranti fa perno su reti di piccoli e grandi dimensioni e che ci sono organizzazioni criminali che alimentano la filiera dell’immigrazione clandestina attraverso la fornitura di documenti di identità falsi, il trasferimento e il lavoro nero. Reti transnazionali che approfittano delle difficili situazioni locali in cui si trovano i futuri migranti, specie donne e bambini. Un traffico che nel solo 2016 secondo l’agenzia Onu contro la droga e il crimine ha generato un business di 7 miliardi di terrorismo, figure istituzionali che di diritto fanno parte del G7, mentre in qualità di invitati c’erano il segretario generale dell’Interpol e i ministri dell’Interno del Niger e della Sicurezza pubblica del Burkina Faso, l’uno in rappresentanza del Paese che aveva la presidenza di turno del cosiddetto G5 Sahel e l’altro in rappresentanza del Paese che attualmente presiede questo organismo.
Un business da 7 miliardi di dollari
È stato definito che il traffico dei migranti fa perno su reti di piccoli e grandi dimensioni e che ci sono organizzazioni criminali che alimentano la filiera dell’immigrazione clandestina attraverso la fornitura di documenti di identità falsi, il trasferimento e il lavoro nero. Reti transnazionali che approfittano delle difficili situazioni locali in cui si trovano i futuri migranti, specie donne e bambini. Un traffico che nel solo 2016 secondo l’agenzia Onu contro la droga e il crimine ha generato un business di 7 miliardi di dollari. Reti che “prosperano grazie a disequilibri economici, politici e sociali esistenti tra i Paesi in situazioni di conflitto e quelli invece sviluppati e stabili, compresi quelli del G7”.
E oggi il traffico di esseri umani resta una problematica di primissimo livello, soverchia la sovranità dei singoli Stati, specie africani, attraverso cui si sviluppa, genera conflitti, violenza e morti. Di qui la necessità per il G7 di intensificare i propri sforzi per smantellare questo traffico. E così a Parigi è stato deciso un pacchetto di misure, tra cui il sostegno al rafforzamento del quadro legislativo dei Paesi d’origine e di transito dei migranti, promuovendo la ratifica e l’attuazione effettiva della Convenzione dell’Onu contro la criminalità transnazionale organizzata e il Protocollo contro il traffico di esseri umani per via terrestre, marittima e aerea, come pure del Protocollo per la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani, specie donne e bambini, e l’attuazione del suo meccanismo d’applicazione adottato in occasione della 9^ Conferenza delle Parti nella Convenzione dell’ottobre scorso.
Deciso anche di sostenere il rafforzamento degli strumenti operativi nazionali, attraverso la cooperazione di polizia e giudiziaria; il sostegno alla cooperazione operativa nei Paesi di origine e di transito e di destinazione attraverso la cooperazione di forze dell’ordine e magistratura. Il G7 intende sostenere la costituzione di team investigativi duraturi e specializzati, dedicati a identificare e perseguire i componenti delle reti di trafficanti.
E ancora: consolidare il processo di collaborazione con le forze di polizia e la magistratura locale, ricorrendo alle banche dati dell’Interpol; appoggiare il rafforzamento delle banche dati dell’Interpol; appoggiare il rafforzamento delle forze militari e di polizia interna a quei Paesi attraverso l’addestramento e la fornitura di dotazioni tecniche e di materiali; appoggiare il rafforzamento dei dispositivi nazionali di controllo delle frontiere, associandole al ricorso a forze militari e della sicurezza interna per identificare le direttrici dell’immigrazione irregolare e permettere l’intercettazione dei mezzi utilizzati dai trafficanti.
Gli “Impegni di Parigi”
Gli “Impegni di Parigi” prevedono anche il rafforzamento delle capacità di intervento in mare della Guardia costiera dei Paesi interessati, specie la Libia, fornendo quindi materiale e addestramento. Poi, rinforzare la cooperazione giudiziaria internazionale con i Paesi d’origine e di transito dei migranti per definire meccanismi di assistenza giudiziaria “coerenti” con l’obiettivo di smantellare questi reti, ed anzi consolidare strutture giudiziarie regionali specializzate nel contrasto a questo specifico crimine.
Un aspetto importante è poi quello classico del ‘segui il denaro’, ovvero l’analisi finanziaria sui flussi di risorse che il traffico illegale di migranti genera, individuando in particolare quei flussi che vanno ad alimentare il terrorismo. Non meno importante è anche la sorveglianza, “nei limiti della legislazione nazionale”, dei mezzi di comunicazione e delle tecnologie utilizzate dai trafficanti, così da poterne ricavare indicazioni utili alla identificazione dell’intera filiera di persone che alimenta e controlla il traffico.
Previste campagne di informazione e sensibilizzazione presso i potenziali migranti sui rischi legati all’immigrazione clandestina; garantire il rispetto dei diritti dell’uomo e sostegno alle attività dell’Unhcr e dell’organizzazione mondiali per le migrazioni (OIM) nei Paesi di transito; facilitare l’accesso all’asilo per quanti necessitano di protezione internazionale; sostenere i programmi di rientro volontario assistito e di reinserimento nelle comunità d’origine per
assistito e di reinserimento nelle comunità d’origine per quanti non rientrano nella protezione internazionale.
Definire e attuare una politica di rientro efficace, nel rispetto degli standard previsti dal protocollo in materia di diritti del’uomo. Infine, promuovere, grazie a una mobilitazione di risorse finanziarie internazionali, prospettive economiche di sviluppo nelle regioni di partenza dei migranti, sostenendo lo sviluppo delle popolazioni locali attraverso il miglioramento dell’accesso ai servizi di base e alla creazione di opportunità di lavoro, specie per i giovani.
Dal G7 parigino l’appello infine al gruppo Lione-Roma di adottare quanto necessario per la realizzazione delle misure decise in occasione del vertice di Toronto sul traffico di esseri umani, e in particolare quelle relative alle regole nazionali stabilite in materia di rientri.
FONTEhttps://www.agi.it/