Happy Chorus Delebio a Lanzo

L’Happy Chorus Delebio è approdato a Lanzo di Intelvi dove si è esibito con grande successo al Palalanzo. Il repertorio presentato nel concerto era stato accuratamente scelto per l’occasione ed  era  composto quasi esclusivamente da spirituals tradizionali che hanno emozionato e coinvolto il pubblico presente

L’esibizione si è protratta per circa due ore e si è conclusa con la bellissima  “Oh happy day”(Edwin Hawkins), un augurio rivolto a tutto il pubblico per un buon 2019.

Un nuovo appuntamento con l’Happy Chorus potrebbe essere confermato per la prossima estate, sia la Proloco di Lanzo Scaria, sia Agest hanno avanzato la proposta, ci auguriamo che possa essere accolta dai bravissimi coristi.

Chi è L’Happy Chorus Delebio

Il Coro ha una storia di passione, di impegno e di meritati successi, nasce alla fine degli anni novanta per volontà di un gruppo di amici. Nel 1998, sotto la guida del Maestro Cesare Dell’Oca, inizia la sua attività musicale contando su circa trenta elementi che nel corso degli anni aumentano fino ad arrivare ai cinquanta attuali. Il coro è suddiviso nelle quattro canoniche voci femminili e maschili (soprani – contralti – tenori e bassi), amanti di questo genere così impegnativo e coinvolgente, coadiuvati alla tastiera dal Maestro Franco Begnis.

Il repertorio si è arricchito negli anni e comprende le work-songs, gli spirituals tradizionali e i gospel moderni. La bravura di tutti i componenti il coro ha fatto si che spesso si esibisca in concerti sia in Italia che all’estero preferibilmente nelle chiese, ma anche in teatri, come nel caso del concerto che hanno tenuto a Lanzo.

Chi volesse contattare il Maestro Cesare Dell’Oca e il suo coro vada sulla pagina Facebook.

La storia dei Gospel

La storia di questo genere msicale è complessa e articolata, e si sviluppa attraverso un paio di secoli di mutamenti sia sociali che culturali.

Ci si riferisce al Gospel per comprendere una serie di generi diversi che nascono tutti dalla stessa radice afro-americana: dagli schiavi strappati alle loro terre e costretti a vivere e lavorare in un mondo che era loro ostile.

Persone letteralmente spogliate da ogni diritto di essere umano che riversavano nel canto e nella preghiera a Dio tutto il dolore per le umiliazioni subite e allo stesso tempo la speranza che un giorno tutto quel dolore cessasse. Cantavano per darsi il ritmo nelle dure e interminabili giornate di lavoro nei campi, cantavano per poter comunicare con i propri fratelli in un linguaggio in codice per pianificare tentativi di fuga, o adunanze.

Cantavano per farsi forza e mantenere la loro dignità di esseri umani che gli schiavisti bianchi facevano di tutto per cancellare. Vedevano in Gesù un amico, un alleato, un’entità alla quale aggrapparsi con tutte le loro forze per credere che un giorno, presto o tardi, quella condizione al limite delle possibilità umane sarebbe finalmente cessata, dando loro la tanto sospirata libertà.

Per approfondire la storia del Gospel 

 

 

 

 

Di the milaner

foglio informativo indipendente del giornale

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