Quante volte chi è cristiano ha pensato alla cattiveria del mondo e in particolare alla deriva atea o musulmana di questa nostra società? Credo tante. Certo la Chiesa cattolica, con i suoi comportamenti poco religiosi e molto economici, con tutti gli scandali a cui abbiamo assistito, non aiuta. Eppure tutto questo sfacelo era stato previsto e ancora una volta un monito a cambiare in meglio ci giunge da Fatima, starà a noi ascoltarlo o meno. Quello che è certo è che la figura del nostro papa Benedetto XVI continua a brillare di luce propria.
Ieri è stato presentato il libro di Antonio Socci di cui pubblichiamo una anticipazione molto molto interesante.
La profezia di Fatima su questo nostro tempo è eloquente e fa riflettere. Ma forse c’è ancora di più che è rimasto nell’ombra e che è davvero inquietante.
C’è un “dettaglio” che emerge dopo tanti anni (…). È noto che Giacinta e Francesco morirono poco dopo le apparizioni per la febbre spagnola che divampò in tutta Europa. (…) Giacinta fu particolarmente legata alla figura di un papa, evidentemente un papa futuro rispetto agli anni della sua vita.
Nella terza memoria scritta da Lucia – in data 31 agosto 1941 – si trova riportata una visione della piccola Giacinta (oggi canonizzata dalla Chiesa) che fa pensare a Benedetto XVI. Ma nella documentazione sulle apparizioni di Fatima è contenuta anche una frase della Madonna che Giacinta riferisce a chi la interroga (…).
Una frase breve, ma terribile, pronunciata dalla Vergine durante l’apparizione del 13 ottobre 1917, quella in cui si verifica il “miracolo del sole” (uno spaventoso vorticare del sole nel cielo) davanti a 70.000 persone, compresi diversi giornalisti. (…)
Ne sono venuto a conoscenza quando un amico padovano, pellegrino a Fatima, me l’ha segnalata girandomi il testo di un corso sui messaggi della Madonna tenuto nel 2017 al santuario portoghese. Il suo titolo: “Curso sobre a Mensagem de Fátima ‘O triunfo do amor nos dramas da História’ ”.(…)
Nella parte finale, quella della documentazione storica, si riportano tutte le apparizioni e al capitolo sull’apparizione del 13 ottobre 1917, alla pagina 40, si legge testualmente: “E assumendo un aspetto più triste, [la Madonna disse]: ‘Non offendano più Nostro Signore che è già molto offeso! Se il popolo si emenderà, finirà la guerra, se non si emenderà, finirà il mondo’”.
Non avevo mai letto questa espressione così dirompente nei testi ufficiali che si trovano in libreria. Infatti, nelle “Memorie di suor Lucia” (…) l’apparizione del 13 ottobre 1917 si trova raccontata due volte, ma quella frase non c’è. Egualmente negli altri libri o nelle interviste o nelle lettere di suor Lucia.
Chi, dunque, aveva riferito quelle parole della Madonna? E quando? Dov’è la fonte? Sono parole attendibili?
In nota c’è, fra l’altro, un rimando all’“interrogatorio del Dr. Formigão, in ‘Documentação Crítica de Fátima, I, p. 142’”. Ovvero quei volumi (…), che raccolgono gli interrogatori ai veggenti e gli altri documenti relativi alle apparizioni.
(…) Da una ricerca non esaustiva sui volumi I e III della serie “Documentação Crítica de Fátima”, volumi che coprono l’anno 1917 (…): nell’interrogatorio del 19 ottobre 1917, tenuto da padre Manuel Nunes Formigão a casa Marto, quelle parole (che non vengono riferite da Lucia) si trovano testualmente e sono pronunciate da Giacinta, nella sua ottava risposta.
Nello stesso giorno anche padre José Ferreira de Lacerda interroga i bambini. E il resoconto è un documento in cui risulta che alla ventiduesima domanda (“O que disse N. Senhora?”), Giacinta risponde di nuovo con quel concetto: “Se la gente non si emenderà, finirà il mondo” (…).
Fra i documenti raccolti in quei volumi si trova infine una lettera di padre Manuel Pereira da Silva che era presente a quell’apparizione del 13 ottobre 1917 a Cova da Iria e riferisce al suo amico padre António Pereira de Almeida – da testimone oculare e auricolare – che ha sentito i bambini parlare di “fine del mondo” se l’umanità “non fa penitenza e non cambia vita”.
(…) Non è chiaro perché la piccola Giacinta riferisce di aver sentito quelle parole e Lucia no. Tuttavia, è vero che ci sono ancora tante pagine inedite di Lucia che potrebbero contenere queste parole e molto altro.
Del resto, diverse volte – nel corso degli anni successivi – suor Lucia prospetterà qualcosa di simile al contenuto della frase che Giacinta attribuì alla Madonna. Per esempio, nel clamoroso colloquio del 26 dicembre 1957 con il padre Agostino Fuentes, a quel tempo postulatore della causa di beatificazione di Francesco e Giacinta.
Lì troviamo espressioni molto inquietanti. Tra le quali, per esempio: “La punizione del Cielo è imminente” e “molte volte la Santissima Vergine ha detto, ai miei cugini Francesco e Giacinta e a me, che molte nazioni scompariranno dalla faccia della Terra”. Oppure: “Padre, la Santissima Vergine non mi ha detto esplicitamente che siamo giunti alla fine dei tempi, ma ci sono tre ragioni che mi spingono a crederlo”.
E ancora: “Padre, la mia missione non è quella di indicare al mondo il castigo materiale che certamente lo attende, se non si converte per tempo alla preghiera e alla penitenza. No! La mia missione è di ricordare a ciascuno di noi il pericolo di perdere le nostre anime immortali, se ci ostineremo nel peccato”. (…) Le cose che dice Lucia non prospettano un futuro molto migliore.
La frase riferita da Giacinta impressiona perché nel 1917 tre pastorelli di un remoto villaggio portoghese non potevano immaginare che di lì a pochi anni sarebbero state davvero “inventate” e realizzate armi atomiche effettivamente capaci di scrivere la parola “fine” sul mondo e sulla storia dell’umanità.
I pastorelli non potevano saperlo. Invece Colei che parlava loro e che pronunciò quelle parole sapeva.
Che – in questa epoca – sia diventato purtroppo realistico parlare di “fine del mondo” o quantomeno considerare questa tragedia apocalittica nel novero delle possibilità concrete, lo dice la ragione stessa e lo conferma la cronaca.
Tanto che già un grande papa come Paolo VI, negli anni Settanta, ne parlava seriamente con l’amico Jean Guitton: “C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: ‘Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?’. […] Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi, e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo”.
Per tornare alla “profezia” riferita da Giacinta bisogna poi considerare che si tratta di rivelazioni private e che questa è una profezia condizionata, cioè indica ciò che può accadere se l’umanità non si pente e non cambia vita. È davvero arduo affermare che questa cosa si sia verificata. Parrebbe l’esatto contrario: si è presa la strada opposta.
Tuttavia, a Fatima si insiste molto sulla Russia, sulla consacrazione e la conversione della Russia. Suor Lucia diceva, in quel dialogo del 1957, che “la Russia sarà lo strumento scelto da Dio per punire il mondo intero, se prima non otterremo la conversione di quella disgraziata nazione”.
E in questo caso bisogna riconoscere che qualcosa di grandioso è davvero accaduto: non solo il crollo (incruento) del comunismo, del regime dell’ateismo ideologico che aveva tentato di cancellare Dio e la fede dal mondo, ma addirittura un cambiamento così radicale per cui oggi la Russia è uno dei grandi Paesi dove la religione cristiana è più importante nella vita sociale e non è osteggiata e combattuta come in Europa occidentale.
Ecco che qui si vede la grandezza del disegno di Benedetto XVI: in un momento storico folle, in cui l’Occidente, sempre più scristianizzato, ha assurdamente respinto e aggredito la Russia (questa Russia finalmente libera e tornata cristiana) e ha cercato di emarginarla, riconsegnandola all’isolamento asiatico o all’abbraccio della Cina comunista, il dialogo che il papa aveva intrapreso con la Chiesa ortodossa russa puntava a realizzare il sogno di Giovanni Paolo II: un’Europa di popoli uniti dalle loro radici cristiane dall’Atlantico agli Urali.
Quello piantato da Benedetto XVI – e oggi innaffiato dalla sua potente preghiera – è un seme evangelico che davvero potrà far germogliare qualcosa di meraviglioso. Non solo per la cristianità, ma per tutta l’Europa e per il mondo intero. Per scongiurare una folle fine della storia.