Ormai sono cento anni dalla fine della I Guerra Mondiale e di loro, di quei ragazzi reclutati in ogni regione d’italia per combattere una guerra senza magari saperne la ragione, non c’è più traccia, se non nella memoria dei loro parenti o su qualche lapide commemorativa in qualche piccolo paese della nostra bella Italia.
I morti sono stati tanti, ognuno i noi ha perso bisnonni e prozii giovanissimi caduti in battaglia, ed è a tutti loro che in un giorno come questo occorre rivolgere un pensiero affettuoso condividendo il rimpianto dei loro cari: chissà che uomini sarebbero diventati se quella maledetta guerra non ci fosse stata?
Seicentomila morti sono moltissimi e non giustifica certo una guerra, non la giustificano mai.
Ieri sera in Valle d’Intelvi, nel teatro Palalanzo, si è svolta una bellissima commemorazione promossa dalla Proloco e da Agest per questi eroi inconsapevoli, morti senza colpa in 3 anni di guerra cruenta. Erano presenti gli Alpini con il loro cappello inconfondibile, i loro stendardi e la loro gloriosa bandiera, hanno preso posto sul lato destro del teatro mentre sul palcoscenico il Corpo Musicale di Lanzo suonava L’Inno Nazionale ( Canzone degli Italiani) e tutto il pubblico era in piedi.
Subito dopo il Prof. Adalberto Piazzoli (lanzese doc) e docente all’università di Pavia ha intrattenuto il pubblico con un relazione sulle cause e sugli effetti della I Guerra Mondiale, era una riflessione necessaria che credo sia servita a tutti.
Il pezzo forte della serata è stato il documentario del regista storico veronese Mauro Vittorio Quattrina dal titolo “Scrivimi a lungo, scrivimi tante cose”.
E’ stato davvero commovente scoprire che tanti militari erano analfabeti e che era stata perfino allestita una scuola elementare per consentire loro di scrivere a casa, era gente semplice che lavorava nei campi e che conosceva solo il proprio dialetto che ora si trovava a contatto con altri giovani di regioni diverse con dialetti diversi…. era difficile perfino comunicare tra italiani.
Scrivevano tantissimo i nostri militari, raccontavano della loro vita in trincea, delle loro paure, della crudeltà di alcuni superiori, ma volevano anche avere notizie dalla famiglia, chiedevano di poter avere calze di lana per sopperire al freddo e magari qualche ricetta di mamma per assaporare, anche solo con la fantasia, il sapore di casa.
Al termine del documentario è stata ringraziata la CRI sempre accanto ai militari in battaglia e tutte le persone che sono intervenute. E’ stata letta una bellissima poesia di Aldo Franchi e credete, in quel teatro ci siamo sentiti tutti orgogliosamente italiani, non tanto per la vittoria, ma per la vicinanza e l’affetto che provavamo tutti verso quei ragazzi, morti per noi e per una patria alla quale, di questi tempi,dimenticiamo spesso di appartenere.
FOTO DA UN EVENTO
Manuela Valletti