Della ferroviache attraversa l’Europa orientale e l’Asia settentrionale, che collega le regioni industriali e la capitale russa, alle regioni centrali della Siberia e a quelle delle regioni orientali (l’Estremo oriente russo) si è parlato a lungo in Alta Valle Intelvi – Lanzo con una conferenza di Enzo Pifferi con l’ausilio di immagini dell’epoca.
100 anni della Transiberiana. Ediz. illustrata
by Enzo Pifferi – Kamolgion Babaev – Guido Gerosa
pubblicato da Pifferi
Ci si domanderà per quale motivo la Valle d’Intelvi dimostri tutto questo interesse per la ferrovia russa, è presto detto: Flaminio Pagani, imprenditore di Cerano, in società con Rocco De Santis di Rocca di Mezzo, gestiva l’impresa di appalti ferroviari per la quale lavorarono in Russia e nell’estremo Oriente decine di tecnici e operai italiani, molti dei quali provenivano proprio dalla Valle d’Intelvi e rappresentavano una manovalanza qualificata per la lavorazione della pietra.
Facciamo ora il punto sulla ferrovia: la sua lunghezza di 9.288 km ne fa la ferrovia più lunga nel mondo ed è divisa in un 19,1% europeo e un 80,9% asiatico. Fu per la prima volta presentata con grande sfarzo all’Esposizione universale di Parigi del 1900, con il nome di Train Transibérien. e le è stato dedicato un uovo Fabergè: l’uovo della Transiberiana. Si può chiamare, più precisamente, Transiberiana solo la parte centro-orientale della ferrovia, da Čeljabinsk (al sud degli Urali) a Vladivostok; quest’ultima parte fu costruita tra il 1891 e il 1916.
Il problema principale dei trasporti in Siberia era l’attraversamento dei fiumi che, scorrendo da sud a nord, impedivano un percorso agevole nella direzione da ovest a est.
I trasporti a trazione animale erano molto lenti, e i viaggi da Mosca a Vladivostok duravano 3-4 mesi. Il problema fu esaminato per molti anni, le proposte concrete di costruire una linea ferroviaria in Siberia giunsero negli anni 80 del XIX secolo. Ma solamente dal 1823 fu considerato il progetto della linea passante.
Negozianti, industriali e militari delle province orientali appoggiavano il progetto, chiedendo ognuno di posarla attraverso la propria città. Ma c’erano anche opinioni avverse a questo tipo di costruzione, sulla base della considerazione che la messa in opera sarebbe stata troppo costosa, che la ferrovia non era necessaria in Siberia e che per molti anni avrebbe funzionato in grande perdita.
L’inaugurazione ufficiale dei lavori avvenne il 31 maggio 1891: la cerimonia si tenne vicino a Vladivostok, alla presenza dello zarevic Nicola, il futuro imperatore Nicola II, che simbolicamente trasportò la prima carriola di terra. I lavori, tuttavia, erano già stati avviati nei primi giorni di marzo 1891, quando era iniziata la costruzione del tratto Miass – Čeljabinsk. La posa delle rotaie di tutta la Gran Via Siberiana terminò dieci anni dopo, il 3 novembre 1901, quando i costruttori della ferrovia cinese-orientale incontrarono quelli della Transiberiana.
La velocità dei lavori aveva avuto l’impressionante media di 740 km l’anno. La forza lavoro impiegata all’apice della costruzione arrivò a contare circa novantamila uomini, molti dei quali condannati ai lavori forzati. In migliaia morirono per le terribili condizioni di lavoro.Il regolare collegamento del traffico ferroviario tra l’allora capitale dell’impero (San Pietroburgo) e i porti del Pacifico (Vladivostok e Dalnij) fu garantito il 14 luglio 1903 quando la Gran Via Siberiana fu messa in funzione su tutta la sua estensione. L’unica interruzione del percorso avveniva sul lago Bajkal dove i treni attraversavano su uno speciale traghetto oppure deviando il percorso.
La fine della costruzione della tratta tra San Pietroburgo e Vladivostok avvenne dopo l’inizio del traffico sulla Ferrovia Circolare a sud del lago Bajkal il 29 ottobre 1905. Il completamento della linea su tutto il territorio dell’impero russo avvenne il 18 ottobre 1916 quando fu messo in funzione il ponte sull’Amur vicino a Chabarovsk. La costruzione dell’imponente opera venne effettivamente completata il 5 ottobre 1916.
Il prof. Adalberto Piazzoli, ha fornito al pubblico esaurienti cenni storici sulla fine dello Zar Nicola II e della sua famiglia avvenuta anch’essa 100 anni or sono, come sapete la famiglia venne trucidata. Dopo l’eccidio ci furono diverse versioni su chi si fosse salvato: la nota Anastasia e la meno “famosa” Olga Romanov.
E con Olga Romanov torniano sul lago di Como, la presunta figlia dello zar aveva preso casa a Menaggio con il nome di Marga Boodts, tanto è vero che tutti la conoscevano come la”Zarina di Menaggio”. Morì nel 1976.
Sarà proprio così, la madre Russia assicura che tutti i Romanov morirono, ma a noi piace pensare che qualcuno di loro si sia salvato.