L’opinione di Edoardo Varini
Paolo Mieli per certi aspetti è fenomenale. Se leggi il suo fondo odierno lo capisci. Udite! Udite!
«Colpisce la stravagante eterogeneità delle iniziali sortite d’opposizione al governo presieduto dal professor Conte. Certo, siamo solo ai primi passi di questa esperienza ed è fisiologico che le prese di posizione antigovernative – sia a destra che a sinistra – pecchino talvolta di incoerenza e talaltra di mancanza d’ordine logico».
Voi capite? La quaestio è ribaltata. Voi ditemi che rilevanza può avere la coerenza delle obiezioni al governo. È un tema? Io è la prima volta che sento qualcosa di simile.
Be’ Paolo, però ti comprendo. Avrai le tue ragioni. Ma ti sei accorto che i vincitori hanno impiegato 80 giorni per qualcosa, il governo, che avrebbe potuto essere fatto in tre? E questo perché Salvini e Di Maio sanno di non poter agire all’unisono su nulla?
E sarà tutto uno straparlare frammisto a denunce di ostracismi da parte di Presidente della Repubblica, amministrazioni locali, burocrati europei e via elencando.
Abbiamo un ministro degli Interni che il giorno prima voleva scatenare la piazza contro il Colle. Ma va bene così. Ci sarà sempre un colpevole della loro inazione.
Ma sapete la cosa che mi scandalizza di più? L’ignavia di tutti coloro che hanno chiara la dimensione dell’imminente catastrofe e non fanno nulla. E stanno a guardare. E stanno ad attendere… che cosa?
Questo atteggiamento apparentemente è meno esecrabile del correre in soccorso ai vincitori, ma in realtà è ancora più colpevole. Ma lo sapete che forse Dante non aveva sbagliato a dire che costoro «mai non fur vivi»?