Se Milano – la città nella quale il Pd ha dato manifestazione di esistenza in vita – vuole giocare il ruolo di roccaforte della sinistra, in ogni suo atto politico e amministrativo dobbiamo trovare segni di questa “vocazione”. Se non li troviamo, o non riusciamo a leggerli o non ve ne sono, la speranza di giocare questo ruolo non c’è.Non trovarli o non riuscire a leggerli può essere un fatto di comunicazione che, come abbiamo visto nell’ultima tornata elettorale è fondamentale come strumento strategico che porti alla partecipazione e alla condivisione: il risultato non cambia.
L’ultimo atto amministrativo di peso è stato la presentazione in Consiglio Comunale del Documento Unico di Programmazione (DUP) e del Bilancio di previsione, presentazione e discussione che si sono svolte dai primi di marzo e impegnando alcune riunioni di Consiglio.
Che cosa sia un bilancio di previsione è intuibile o noto a tutti, cosa invece sia un DUP non è facile spiegare, così come non è facile spiegare come anche questo atto amministrativo – obbligatorio – sia un atto redatto in base ad una legislazione sugli enti locali nata malissimo e drammaticamente invecchiata rispetto alla realtà del Paese e agli strumenti oggi disponibili per l’analisi dei fatti e dei mutamenti.
Il Documento Unico di Programmazione contiene la descrizione biennale del programma di mandato di Sindaco e Giunta – la Sezione strategica – e il programma delle relative azioni da svolgere – la Sezione operativa. Dunque nell’insieme dovremmo considerarlo un documento “politico”.
La prima osservazione è di costume consigliare: anche se tradizionalmente la firma in calce è quella dell’assessore al bilancio, in un passato non così remoto a illustrare questi documenti era il sindaco che invece in questa recente occasione era presente solo al momento della votazione e, per certi versi, non l’ha avallato e sostenuto anche se nel Documento, per la parte iniziale, sono ripresi alcuni temi presenti nel suo programma elettorale.
La presentazione è stata lasciata all’assessore al bilancio Tasca il cui breve intervento in Consiglio non è certo stato politico, dichiarando in sostanza che le cifre non già impegnate in bilancio sono circa 400 milioni e quindi dell’utilizzo di queste si parla e si discute; una cifra minima rispetto al totale di bilancio: circa 5,5 miliardi.
Venendo al documento, 300 pagine, la parte più interessante ai fini politici è la prima, intitolata Linee programmatiche di mandato, Piano Generale di Sviluppo, missioni e obbiettivi strategici, (pagine 7 – 25) dove si enunciano i principi, i valori e le occasioni per rendere concreta la visione della città: 7 valori e 10 occasioni. Tra i valori per la sinistra alcune vistose omissioni – come la riduzione delle disuguaglianze –, per le occasioni una curiosa omissione sull’apertura dei Navigli. Forse un ripensamento.
Ma come procedere? Il documento declina 14 tematiche generali che a loro volta si declinano in 254 tra linee di intervento, direttrici di azione e obbiettivi specifici. La confusione regna sovrana, siamo di fronte a qualcosa di incomprensibile dove non esiste gerarchia, non esiste criterio di priorità, la “visione” della città si frantuma in pulviscolo inutile e indecifrabile.
Alla fine della prima parte c’è una tabella che per ogni “missione” – termine che compare per la prima volta – indica sinteticamente gli obbiettivi e che è difficile mettere in relazione con la parte precedente del documento.
Quanto segue a queste tabelle sono finalmente le 19 “missioni” che non coincidono con le 14 tematiche indicate nella prima parte e che, a cura dei singoli uffici, ci raccontano quel che hanno fatto, quel che resta da completare e ancora da fare: 280 pagine.
Il tutto con 400 milioni?
Questo documento ci dovrebbe servire per capire dove sta andando il Comune? Dovremmo valutare se è confrontabile col Bilancio? Dubito che tutti i consiglieri se lo siano letto, nonostante la sua importanza e, soprattutto, se vi si siano riconosciuti quelli della maggioranza (di sinistra) che sostiene il Sindaco e, per suo tramite, la Giunta.
Mi sono chiesto io che cosa ci sia di sinistra: difficile ricerca perché, se anche vi sono interventi considerati di sinistra – assistenza, casa, periferie – non essendo indicato alcun ordine di priorità né plausibile collegamento negli stanziamenti di bilancio, la domanda resta senza risposta.
Un’ultima curiosità. Ma a chi serve questo documento? Un semplice oneroso obbligo di legge? E se nei fatti gran parte di quello che vi è scritto fosse disatteso? Vi è chi controlla? Qualche sanzione per l’inadempimento?
Il nostro è proprio un Paese di cose inutili e complicate. La semplificazione non è una missione della sinistra? Cercare di avvicinare lo Stato ai cittadini?