Sono in grado di fornire questi dati grazie a un amico olandese, come me dirigente della Associazione Coscioni, Johannes Agterberg, che da tempo vive in Italia ma continua a seguire le vicende del suo paese.
Nel 2017 le Commissioni hanno ricevuto 6.585 segnalazioni di eutanasia (1916:6091). Il 99,8% è stato valutato come “accurato” (2016: 99,9%). Nel 2017, 150.027 persone sono decedute in Olanda (1916: 148.973). Nel 4,4% dei decessi è stata applicata l’eutanasia (2016: 4,0%). La crescita è paragonabile a quella degli anni precedenti.
Dunque, in 15 anni le morti per eutanasia sono aumentate di poco ogni anno e restano ad oggi al di sotto del 5% del totale dei decessi: si può ben dire che in Olanda non c’è nessuna “china scivolosa”. Le persone che ottengono di morire grazie all’intervento attivo di un medico restano una minoranza molto esigua.
E questo per la serietà dei requisiti richiesti per poter fare “domanda di eutanasia” e per la severità con cui le commissioni regionali di controllo verificano l’esistenza dei requisiti richiesti dalla legge.
Alla “accuratezza” delle commissioni si sono aggiunte le “linee guida” della Magistratura, che suggerisce di verificare a fondo due punti: la ponderatezza e la volontarietà della richiesta di eutanasia; la sofferenza del paziente, che deve essere insopportabile e senza prospettive.
Quasi il 90% dei casi di eutanasia ha riguardato pazienti affetti da cancro senza prospettive di guarigione, disturbi del sistema nervoso (come Parkinson, SM, SLA), malattie cardiovascolari, malattie polmonari o una combinazione di questi. Il maggior numero di segnalazioni di eutanasia riguarda la fascia di età 70-80 anni – 2.002 segnalazioni (30,4%), seguita dalla fascia di età 80-90 anni, – 1.634 segnalazioni (24,8%) e 60-70 anni, con 1.405 segnalazioni (21,3%).
In 83 casi il paziente soffriva in un disturbo psichiatrico. In 293 casi la sofferenza insopportabile e la mancanza di prospettive erano provocate da un accumulo di malattie della vecchiaia, come la cecità, la sordità, l’osteoporosi, artrite, problemi di equilibrio e declino cognitivo.
Dunque, il secondo dato da tenere presente ai fini della futura legge sulla eutanasia, riguarda la possibilità di chiederla anche per varie forme di demenza, fra cui l’Alzheimer.
Si tratta di una scelta di grande rilevanza, che io ho auspicato per primo in Italia nel mio libro “Liberi di morire”, edito nel marzo del 2012 (suscitando, all’epoca, le perplessità anche di qualche amico radicale). Già oggi in Italia i malati di Alzheimer sono oltre 700mila e a essi vanno sommati i circa 300mila malati di altre forme di demenza senile (fa cui il Parkinson): numeri purtroppo destinati ad aumentare con il rapido invecchiamento della popolazione.
Ovviamente la conditio sine qua non è che la richiesta di eutanasia per Alzheimer venga formulata – ora per allora – da persone nel pieno della loro capacità di intendere e volere e nelle forme dovute di Dichiarazioni Anticipate di Trattamento. Per evitare che altri – magari per ragioni di interesse – scelgano al loro posto se morire o restare per anni nella orrenda condizione di “morti viventi”.
Demenza
In tre casi i pazienti si trovavano in uno stadio di demenza più o meno avanzato in cui la dichiarazione di volontà, fatta prima del verificarsi della degenerazione cognitiva, ha avuto un ruolo importante nell’accertare la volontà del paziente. Per altre 166 segnalazioni l’inizio della manifestazione della demenza era la causa della sofferenza.
Disturbi psichiatrici e accumulo di disturbi della vecchiaia
In 83 casi il paziente soffriva in un disturbo psichiatrico. In 293 casi la sofferenza insopportabile e la mancanza di prospettive erano provocate da un accumulo di malattie della vecchiaia, come la cecità, la sordità, l’osteoporosi, artrite, problemi di equilibrio e declino cognitivo. Questi disturbi, spesso degenerativi, occorrono di solito nella vecchiaia.
Accuratezza
Il presidente del coordinamento delle Commissioni Regionali Eutanasia sostiene che “Nonostante l’aumento del numero delle segnalazioni, la conclusione è che la pratica dell’eutanasia nei Paesi Bassi è applicata in modo molto cauto. I medici rispettano scrupolosamente la legge”.
Il Code of Practice (Codice delle Norme), l’insieme di direttive per medici, farmacisti e collaboratori sanitari è stato aggiornato e sarà pubblicato fra breve insieme con il Rapporto Annuale delle commissioni.
7 marzo 2018
Traduzione Johannes Agterberg
Commento
Dai casi giudicati dalle Commissioni “non accurati”, quattro sono stati segnalati alla Procura. Si tratta di casi sempre complessi.
- Nel primo caso il medico ha applicato l’eutanasia di una donna di 67 anni in uno stato di demenza avanzato basandosi sulla sua dichiarazione di volontà (testamento biologico). La donna aveva redatto detta dichiarazione anni fa. La Commissione giudicava che era insufficientemente chiaro se la donna aveva ancora detto desiderio al momento dell’applicazione dell’eutanasia. Inoltre non era certa l’insopportabilità delle sofferenze;
- Nel secondo caso si trattava di una donna di 80 anni con diversi problemi di salute. Secondo la Commissione il medico non aveva sufficientemente accertato se esistessero altri trattamenti che avrebbero potuto migliorare la condizione del paziente:
- Il terzo caso riguardava un settantenne sofferente di un tumore che era entrato in coma. Il medico curante ha applicato l’eutanasia in assenza di una dichiarazione scritta di volontà. N.B. Secondo la legge è anche prevista la dichiarazione orale.
- Nel quarto caso il medico curante accettava troppo presto il desiderio di morie di una donna di ottant’anni che soffriva di enfisema polmonare. Il medico aveva proposto di aumentare la quantità di ossigeno e di farla trasferire in un appartamento a pianterreno per permetterla di uscire da casa più facilmente. La donna ha rifiutato dette soluzioni.
Da considerare che nel rapporto sulla valutazione della legge pubblicato in 2017, i redattori avevano consigliato di fare giudicare dalla giustizia casi complessi con lo scopo di aumentare la chiarezza dell’interpretazione della legge.
A mio avviso le Commissioni hanno fatto proprio questa raccomandazione, chiedendo un parere dagli enti giudicanti. Non si tratta quindi del pendio scivoloso ma di una maggiore cautela delle Commissioni di Controllo.
Anche il Pubblico Ministero aveva attualizzato in 2017 le linee guida per eutanasia e assistenza al suicidio. E’ stato indicato più chiaramente che dedicherà più attenzione ai due criteri di accuratezza:
- La ponderatezza e la volontarietà della richiesta di eutanasia;
- Se la sofferenza del paziente sia insopportabile e senza prospettive.
Secondo il Procuratore Generale Rinus Otte non è però la causa che il numero di casi “non accurati” è salito. E nemmeno è certo che seguirà un procedimento penale. Abbiamo costatato che i medici operano in buona fede, esistono norme chiare di comportamento professionale, il medico ha una relazione empatica con il paziente e forma il suo giudizio. Ma deve essere chiaro che questo processo è svolto entro i confini della legge attuale.
Johannes Agterberg