Le campagne elettorali si fanno anche così: si scaraventa fuori dai rispettivi contesti ogni parte di sapere. E questo va fatto in funzione del diritto di voto che diventa dovere di farsi votare. Insomma, le parole di Alessandro Di Battista hanno una funzione logica, e nessun’altra: dopo mille predecessori, è arrivato anche il suo turno nell’attacco totale al gioco d’azzardo.
L’esponente del Movimento 5 Stelle ha dichiarato durante la trasmissione ‘Che Tempo che fa’, che i pentastellati – ove mai dovessero finire al Governo centrale – sono già pronti ad abolire totalmente il gambling. Come? Sì, avete capito bene. Per “Dibba” non è possibile continuare a registrare storie di cittadini che spendono il loro – già esiguo – stipendio nelle slot machine: sperare di vincere soldi per pagare le bollette a fine mese è solo un vuoto a perdere. Anzi: pure dannoso, se si considerano i casi di ludopatia in aumento.
In Italia, difatti, la maggioranza della popolazione ha un conto in sospeso con la dea bendata, e pure un altro con il titolare dei bar o sale in cui passano troppo tempo: la perdita annuale media è stimata intorno ai 490 dollari. Cifre che valgono la settima piazza nella classifica mondiale sulle perdite in gioco d’azzardo. E che sono assurde, considerando i numeri.
Un tema, a quanto pare, caro anche a Di Battista. Che a Fazio racconta di come vorrebbe eliminare totalmente il gioco d’azzardo: “Toglierlo del tutto”, ribadisce. In che modo? Aumentando le tasse sullo stesso gioco, come una sorta di “tassa sulla disperazione”: dunque, giocare non sarà più un piacere ma un enorme spreco di soldi e di tempo. Parole pesanti, quelle del futuro leader dei Cinque Stelle: che sul gambling hanno sempre avuto un occhio di riguardo, soprattutto dopo le recenti classifiche che hanno portato l’Italia tra i paesi più attivi nell’azzardo online e mobile. Ergo: un fenomeno sempre in forte ascesa, difficilissimo da estirpare.
“Il problema è tutto nei conflitti d’interesse”, ha poi proseguito il parlamentare, mai stuzzicato e volutamente sceso in campo per dire la sua su questo settore troppo spesso sottovalutato, anche ingiustamente. Per lui, in ogni caso, ci sarebbero diverse società di gioco che hanno una concessione statale. Queste avrebbero finanziato alcune fondazioni che a loro volta sarebbero coinvolte nel sostenimento dei partiti politici del paese. Un circolo vizioso, insomma. Come tante altre storie all’italiana. Ma esempi, Di Battista, non ne fa: “Ce ne sono tanti, però se non si spezza questa catena non risolveremo mai i problemi del Paese”. Questione urgente, non urgentissima. Comunque, sollevata soltanto dal M5S: gli unici a proporre una tassazione più alta sul gioco d’azzardo, soldi che finirebbero per finanziare il reddito di cittadinanza.
Tra Fazio e Di Battista, poi, arriva un siparietto con dei piccoli tratti anche comici. “Perché non toglierlo del tutto?”, chiede il conduttore, riportando la nascita dell’azzardo a stagioni recentissime e ignorandone la storia, completamente. Per il volto RAI, il gambling sarebbe emerso dall’illegalità: come se non ci fosse una sorta di regolamentazione che determina il possibile e l’impossibile in questo mondo.
Ah, la risposta alla domanda è sicuramente una: no, non è possibile eliminare totalmente il gioco d’azzardo. A perderci sarebbe soprattutto lo Stato…