La soprintendente Ranaldi: “Milano? Ha un grande patrimonio: Leonardo, Raffaello e Giotto”
La metropoli vede crescere il numero di visitatori e consolidare la sua reputazione di città turistica«Bologna. Trieste, Ravenna, Venezia….e nel 2015 sono arrivata a Milano. Era marzo, pochi mesi dopo partiva l’avventura di Expo. Il momento era propizio di un risveglio, di una Milano vivace, frizzante, di un nuovo “risorgimento”, nell’offerta e nella cultura. Venendo qui mi proponevo che diventasse anch’essa una città d’arte». Conversazione con Antonella Ranaldi, 57 anni, romana di nascita,soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano sulla direzione da prendere, sull’ulteriore cambio di passo da imprimere alla metropoli meneghina che vede crescere il numero dei visitatori e consolidare la sua reputazione di città turistica. Ci accoglie nel suo studio, un ufficio al piano nobile di Palazzo Litta, circondata da quadri, progetti che servono a far ancora più bella Milano.
Ha imparato ad amare questa città come tutti i «non milanesi» (vale anche per la cronista che vi scrive) che qui arrivano per lavoro e poi ci lasciano il cuore.
«Milano è una città laboriosa…fino a qualche tempo fa la si immaginava un po’ noiosetta, senza granché da vedere e beni da tutelare. Invece no! Milano è una città tutta da scoprire, positiva, energetica e ricca di capolavori nascosti. I milanesi lo sanno? Forse non abbastanza. Qui ho trovato un terreno fertile per il mio lavoro. Conservare, tutelare, ma anche scoprire e ricercare temi che raccontino l’identità di Milano, svelarne il patrimonio, dei beni archeologici e artistici, per restituirli alla città».
Non ne abbiamo una miniera…
«Invece no, questo è il punto. Milano è proiettata verso il futuro, nel produrre cultura contemporanea e mettere in moto risorse. Guardare al suo passato è ciò che le manca. Acquisire consapevolezza del suo patrimonio, dei tesori che qui sono custoditi. I progetti che ho intrapreso vanno in questa direzione. Penso ai meravigliosi mosaici tardo antichi in Sant’Aquilino, agli affreschi scoperti in Arcivescovado che ci parlano del passaggio di Giotto a Milano, sino al genio di Leonardo…un patrimonio proprio che la città deve imparare a riconoscere».
Ancora un esempio…
«C’è anche una Milano romana che è percepita in modo distratto. C’è la Milano paleocristiana di Ambrogio. Proprio di recente abbiamo fatto una scoperta molto importante, la chiesa di San Dionigi, una delle quattro basiliche che le fonti medioevali attribuiscono ad Ambrogio. Dopo i tentativi passati, ora abbiamo individuato, negli scavi appena iniziati vicino ai bastioni di Porta Venezia, le strutture murarie della chiesa».
Altri capolavori?
«Il cartone preparatorio di Raffaello della Scuola di Atene, ora in restauro. È il disegno che servì per l’affresco in Vaticano. Fu realizzato dal grande maestro Urbinate nel 1510 ed entrò all’Ambrosiana grazie al mecenatismo del cardinal Federico Borromeo nel 1610. L’Accademia fondata dal cardinal Borromeo si trova dove una volta era il Foro della Milano romana. Questi tesori, questi luoghi raccontano storie che è nostro compito comunicare. Nelle soffitte dell’Arcivescovado la Rai ha ripreso con tecnologie avanzate 4k i brani di affreschi che il pubblico non può vedere, perché inaccessibili. Ci parlano della Milano Viscontea che accolse Giotto e subito dopo Petrarca. Questo progetto di recupero, studio, comunicazione è stato possibile mettendo insieme gli specialisti come Serena Romano, Intesa Sanpaolo per i finanziamenti, la Cattolica, la Soprintendenza, gli esperti nella comunicazione come Federica Olivares. Le moderne tecnologie aiutano, purchè sia un racconto avvincente, appassionante e in grado di avvicinare il pubblico».
Pare il momento giusto per Milano lanciare gli Stati generali della Cultura…
«Sì, il momento è propizio. Milano ha le sue carte da giocare. La cultura è progettualità, può accendere energie».
Altre idee nel cassetto?
«Tanti progetti sono partiti, il “Colosseo verde” come è stato chiamato, cioè un giardino dove era l’Anfiteatro di Milano, spero sia completato in tre anni. I lavori in Palazzo Citterio stanno per terminare. Un altro progetto attende per il 2019 per i Cinquecento anni della morte di Leonardo da Vinci. Leonardo ritrasse la città in un suo celebre disegno del Codice Atlantico conservato all’Ambrosiana. Tratteggia la città sinteticamente, un grande vuoto con i Navigli intorno, a cui teneva molto, il Castello, il nuovo quartiere fuori porta Vercellina, dove in Santa Maria delle Grazie dipingerà il Cenacolo. Al centro della città, una piazza che coincide con l’antico Foro e con l’Ambrosiana. In questa visione della città, il vuoto della piazza, la sua platea è da ricomporre pensando oggi che invece la piazza davanti alla chiesa del Santo Sepolcro è invasa dalle macchine».